Nella tradizione della commedia originariamente detta “all’italiana”, “delle maschere” o, ancora, “improvvisa” (solo successivamente venne definita “dell’arte”), la figura del “miles gloriosus”, tratta dal teatro classico, conobbe una nuova fortuna e un ulteriore sviluppo, caratterizzato dall’influenza che le figure di soldati mercenari e capitani di ventura esercitavano nell’immaginario collettivo del Medioevo.
Il teatro costruito su canovacci d’azione, dai quali si sviluppava l’improvvisazione e la fantasia dell’attore, stabilì ruoli scenici riuniti in tipi fondamentali immutabili e divisi tra quelli di carattere letterario, detti “gli innamorati”, e quelli a carattere comico, detti “maschere”. Tra queste ultime, e quindi con i vecchi (successivamente Pantalone e Dottore) e i servi (Arlecchino e Brighella), la figura del Capitano, personaggio dai nomi e dagli atteggiamenti grotteschi e fanfaroni, rievoca il Miles gloriosus di Plauto con le sembianze di Matamoros, Spaventa e Bellerofonte, caricature spietate dei militari spagnoli invasori, percepiti come rozzi e millantatori.
L’unità audiovisiva ripercorre l’evoluzione di questo archetipo teatrale in epoca medievale e la sua naturale trasformazione, nel Seicento, nel personaggio di Scaramouche.
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