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D'Annunzio
di Anastasia Donato
L'esteta raffinato
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Franca Minnucci: il carteggio tra la Duse e D’Annunzio
"Vedo il sole”, scrisse Eleonora Duse nel primo biglietto per Gabriele d’Annunzio, e parlava di lui, che definirà il loro incontro “un incantesimo solare”.
Senza saperlo, ma forse lui sì, il loro amore inaugurò il divismo moderno e alimentò le cronache mondane per anni. I detrattori hanno sostenuto che non fu un vero amore. La questione è più complessa. Il loro, semmai, fu un incontro di reciproco interesse. Il connubio artistico con la più celebrata attrice del tempo avrebbe permesso a Gabriele di avvicinare il pubblico ai suoi miti e alla sua poesia. A lei premeva rinnovare il suo repertorio e legare la propria arte a testi che fossero “suoi” e soltanto suoi. E per di più cadde fulminata dal grande seduttore che, pur amandola, finì per stancarsene, come sempre. Fu un grande amore? Sì, e questo libro – che ho visto crescere insieme agli studi di Franca Minnucci negli Archivi del Vittoriale degli Italiani – lo racconta con le stesse parole della grande attrice. Quasi tutte le lettere di lui sono andate distrutte, ma se ne salva una del 17 luglio 1904, poco dopo la fine della loro storia, che le riassume tutte: “Il bisogno imperioso della vita violenta – della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell’allegrezza – mi hanno tratto lontano. E tu – che talvolta ti sei commossa fino alle lacrime dinanzi a un mio movimento istintivo come ti commuovi dinanzi alla fame di un animale o dinanzi allo sforzo d’una pianta per superare un muro triste – tu puoi farmi onta di questo bisogno?”
La risposta gli giunse pochi giorni dopo: “Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua ‘vita carnale’, della tua sete di ‘vita gioiosa’. – Son sazia di queste parole! – Da anni ti ascolto dirle. Non ti posso seguire interamente, né interamente comprendere [...] Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?” (Giordano Bruno Guerri)
L’intervista alla curatrice, l’attrice Franca Minnucci, è stata realizzata durante il Biografilm Festival – Inter
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Elaborare una mappa concettuale su D'Annunzio dopo aver visionato i video
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SOCIETÀ E CULTURA: FERMENTI D`INIZIO SECOLO. L`ITALIA SI AFFACCIA AL NOVECENTO
Il Novecento in Europa si inaugurò come un’epoca colma di ideali e nella suprema illusione della pace tra i popoli. Nel 1907, la Conferenza dell’Aja istituì la Corte Internazionale d’Arbitrato, occasione durante la quale si dichiarò che la guerra come soluzione di vertenze tra nazioni era ormai uno strumento del passato. Le suggestive immagini di alcuni filmati inediti d’inizio secolo ben illustrano perché quegli anni, in cui l’ottimismo si rifletteva nella vita di ogni giorno, vennero definiti “la belle époque”.
Il cinematografo cominciò a riprendere i balli in crinoline e il bel canto, a farsi veicolo per le prime pubblicità di cosmetici e di case di moda. Documentò la cerimoniosità dei sovrani che si recavano vicendevolmente a farsi visita, assistevano insieme alle corse dei cavalli, oppure attraversavano sorridenti le città in carrozza. Si immortalarono grandi eventi, come la costruzione dell’Altare della Patria, eretto in onore di Vittorio Emanuele II in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia, festeggiata con entusiasmo e rinnovato consenso generale.
Le grandi possibilità espressive del cinema vennero esaltate dal primo vero film colossal: Cabiria (1914), con regia di Giovanni Pastrone e sceneggiatura di Gabriele D’Annunzio, il poeta che con i suoi versi spingeva i giovani verso un tumultuoso rinnovamento degli ideali.