-
INTRODUZIONE AL NOVECENTO (I^ parte) L'ETA' GIOLITTIANA
di Gabriella Dell'Unto
Il Novecento è secolo piuttosto complesso caratterizzato da una serie di mutamenti che investono non solo la storia, ma anche la società e la cultura. Per le sue molteplici sfaccettature risulta difficile comprenderlo immediatamente. L'obiettivo di questa lezione è quello di offrire agli studenti una possibilità di "lettura" del secolo, attraverso la presentazione di alcuni momenti cruciali (I^ parte)
-
Quarto stato
-
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_quarto_stato#Descrizione
-
GIOVANNI GIOLITTI: DAL NUOVO RE ALLA BELLE ÉPOQUE. L`ITALIA SI AFFACCIA AL NOVECENTO
L’unità audiovisiva, avvalendosi di materiale d’archivio, ripercorre i momenti salienti dell’epoca giolittiana, inaugurata nel novembre1903, quando l’ormai anziano Zanardelli indicò in Giovanni Giolitti il suo successore, e prolungatasi fino al 1914, anno dell’entrata in guerra dell’Italia.
In questi anni, in cui Giovanni Giolitti governò in modo quasi ininterrotto, con le sole eccezioni dei governi Sonnino (1906 e 1909 – 1910) e Luttazzi (1910 – 1911), l’Italia ottenne una certa solidità politica ed economica, prestigio e fiducia internazionale. Tra le innovazioni apportate da Giolitti in campo economico si ricorda la conversione della rendita, attraverso la quale si riducevano gli interessi dei titoli di stato senza che venisse meno la fiducia dei risparmiatori e la nuova configurazione giuridica delle camere del lavoro, abilitate a discutere da pari a pari con le rappresentanze degli imprenditori. In campo sociale, Giolitti affrontò i primi scioperi, e in particolare quello del 1904, organizzato dagli esponenti dei sindacati, in modo fermo ma sostanzialmente moderato. Grazie al successo della sua politica nell’affrontare le rivendicazioni dei braccianti, Giolitti poté sostenere che la lotta operaia era un danno per il socialismo e che la forza eversiva dovesse essere incanalata a sostegno delle strutture istituzionali.
La stabilità ottenuta dai governi giolittiani fece presto parlare della “insostituibilità” dello statista nella politica italiana. Fu lo stesso Giolitti a infondere nell’opinione pubblica tale convinzione, spesso strumentalizzando gli avversari e neutralizzando l’avversione di parlamentari meridionalisti come Gaetano Salvemini, che lo definì “il ministro della malavita”.
-
L`ETÀ GIOLITTIANA. L`ITALIA SI AFFACCIA AL NOVECENTO
L’audiovisivo, avvalendosi di materiale d’archivio, muove dalla ricostruzione dell’insieme di trasformazioni subite dall’Italia nel primo mezzo secolo di vita unitaria. L’avvento dell’energia elettrica e del motore a scoppio avevano favorito lo sviluppo industriale, sostenuto da una politica doganale che, tuttavia, non aveva giovato all’agricoltura, accentuando così il divario esistente tra il nord e il sud dell’Italia. In generale, l’aumento della ricchezza non era stato pari all’incremento demografico inducendo, nel 1901, mezzo milione di lavoratori a lasciare l’Italia.
Le riforme politiche ed economiche che questa realtà suggerì sono legate al nome di Giovanni Giolitti, passato alla storia come il più grande statista italiano dopo Cavour. Nato nel 1841 a Mondovì (Cuneo), Giolitti iniziò la sua brillante carriera politica nel 1882 come deputato di Cuneo. Nel 1889 entrò nel governo Crispi come ministro del tesoro e nel 1892 fu per la prima volta presidente del consiglio. Costretto alle dimissioni perché coinvolto nello scandalo della Banca di Roma, rientrò nella scena politica nel 1901 come ministro degli interni del governo Zanardelli. Dal 1903, salvo qualche breve interruzione, fu capo dell’esecutivo fino alla vigilia della Grande Guerra.
La sua politica interna fu contrassegnata dallo sforzo di far rientrare il conflitto con le classi operaie, la cui influenza sulla vita politica gli appariva oramai come un fatto ineluttabile, all’interno delle istituzioni. Nel 1912 venne sancito il suffragio universale maschile.
La politica estera, inizialmente cauta a livello coloniale, sfociò, nel 1911, nella guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, che, con il Trattato di Losanna (1912), divenne una colonia italiana. Due anni dopo l’Europa intera verrà trascinata nel primo conflitto mondiale.
Nell’ Italia del dopoguerra, attraversata da crisi economica, disoccupazione e problemi di ordine pubblico, Giolitti, tornato per breve tempo al potere, dovette regis
-
Agricoltura: l`emigrazione e il Mezzogiorno. L`Italia si affaccia al Novecento
Nel primo decennio del XX secolo, i flussi migratori verso il continente americano coinvolsero principalmente i contadini dell’Italia centrale e meridionale, provenienti da una miriade di piccoli paesi in cui si era formata un’economia chiusa e a carattere familiare, con ben poche prospettive di sviluppo.
Nei paesi d’origine, la minore presenza di manodopera determinò un aumento dei salari, e le rimesse degli emigrati migliorarono le condizioni di vita di chi rimaneva.
In parlamento vennero approvati progetti importanti per l’economia nazionale: la costruzione del canale Cavour, ancora oggi spina dorsale della distribuzione idrica del Vercellese, la bonifica delle lagune ferraresi, del Polesine e della Maremma.
Ma se riguardarono in misura imponente il nord della penisola, gli interventi strutturali di rilievo interessarono solo modestamente le zone del centro e del sud. Giustino Fortunato, deputato della destra e quindi senatore, fu il primo a porre all’attenzione del Parlamento quella che si cominciò a definire “la questione meridionale”, e ad evidenziare l’effettiva sussistenza di due Italie.
Alcune rare immagini del 1902 mostrano il viaggio nelle regioni del Mezzogiorno di Zanardelli, con il quale l’ormai ottantenne presidente del consiglio si fece artefice della prima presa di contatto dello stato unitario con la difficile situazione nelle regioni meridionali.
-
SCIENZA E CULTURA: IL RAPPORTO ALL`INIZIO DEL NOVECENTO. STORIA DELLA SCIENZA
Il ciclo di unità audiovisive dal titolo comune Storia della scienza, tratte dal progetto di Rai Educational Pulsar, propongono il racconto, in ordine cronologico, delle radicali trasformazioni introdotte dalla scienza e dalla tecnologia nel corso del Novecento. Lo scopo è quello di fornire agli insegnanti un supporto didattico che, oltre a sintetizzare i concetti basilari, ponga l`accento su un aspetto spesso trascurato di libri di testo: la dimensione storica e culturale che ha favorito il progresso scientifico Sulla scorta di immagini di vita quotidiana di inizio Novecento, la voce fuori campo si sofferma sulla profonda trasformazione demografica europea: dalla diminuzione della mortalità infantile alla crescita della vita media. L`unità comprende un`intervista al filosofo Remo Bodei sulla critica al progresso tecnologico da parte degli intellettuali dei primi anni del XX secolo. Bodei sottolinea come la cultura del tempo fosse divisa tra il considerare la scienza e la tecnologia eccezionali opportunità per il miglioramento della vita oppure una terribile minaccia all`integrità dell`uomo. In particolare, in filosofi e romanzieri, la paura nei confronti della scienza si identifica con quella generata dall`idea che la vita umana venga ridotta a una serie di abitudini meccaniche, con la conseguente rinuncia allo slancio vitale; unica soluzione può essere, quindi, il ricorso alla cultura dell`interiorità. Le immagini conclusive del filmato si soffermano su alcuni esempi delle maggiori correnti pittoriche del Novecento: Espressionismo, Cubismo, Astrattismo.