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LEZIONI DI DESIGN
di Piero Belli
Interviste a noti designer di fama internazionale
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RICHARD SAPPER: HI - TECH. LEZIONI DI DESIGN
Entrato nel vocabolario dello stile grazie ad un libro best-seller della giornalista del New York Times Suzanne Slezin, l`hi-tech può essere considerato uno dei fenomeni senza tempo della storia del design: dalla torre Eiffel al Centre Pompidou di Parigi, dalle poltrone di Giuseppe Terragni per la Casa del fascio all`Abitacolo di Bruno Munari. Oggetti che si rifanno alla tecnologia del loro tempo per esprimere la propria contemporaneità. Nell`arredamento, hi-tech può essere considerato il recupero di oggetti e materiali provenienti dal mondo industriale, che trovano una nuova collocazione nello spazio domestico. Nato nei Paesi anglosassoni, il fenomeno arriva in Italia negli anni Sessanta. Figura fondamentale di questa corrente è Richard Sapper. Dalla sua formazione di ingegnere deriva l`interesse e la conoscenza profonda dei processi di fabbricazione. Anche altri autori, come Gae Aulenti e Denis Santachiara, lavorano sul tema della tecnologia avanzata sviluppando nuovi oggetti di grande sofisticazione tecnica e di indubbia suggestione visiva. In studio, Ugo Gregoretti ospita Richard Sapper, con cui traccia le linee fondamentali dell`hi-tech in Italia. Vengono mostrati e illustrati alcuni oggetti di Sapper: il computer "Leap Frog" (1992), il computer del futuro indossabile (1999), in cui tutti i componenti possono essere istallati addosso alla persona, la bicicletta pieghevole "Zoombike" (1995). Testimonianze di Jean Nouvel, architetto, e Ernesto Gismondi, imprenditore e designer, che parla della produzione della lampada "Tizio" di R. Sapper, completano l`unità.
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Gio Ponti. Lezioni di design
Giovanni Ponti, detto Giò (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979), è stato un architetto, designer e saggista italiano, tra i maggiori del XX secolo.
Una ricca ricostruzione storica introduce la figura di Gio Ponti (1897-1979). Architetto e designer, comincia la sua collaborazione con l`industria già prima della guerra, per proseguirla poi con esiti felicissimi.
Nel 1928 fonda la rivista "Domus", importante strumento di diffusione della cultura architettonica e figurativa. A Milano, progetta il grattacielo Pirelli (1956) e collabora come progettista e protagonista a innumerevoli mostre per la Triennale. Nel campo dell`arredamento, produce una serie di mobili e oggetti di gusto classico, senza rinunciare a una vena innovativa e ironica.
Ospite in studio di Ugo Gregoretti è la figlia di Gio Ponti, Lisa Ponti, artista. Ella parla del concetto di "casa italiana": bella, versatile, che si adatti continuamente al cambiamento degli stili di vita. Esigenza di Gio Ponti era quella di creare spazi grandi, laddove lo spazio domestico era ormai ridotto, attraverso effetti ottici e scenografici. Altro concetto spiegato è quello della "finestra arredata", ossia una parete di vetro interrotta da elementi di arredamento che riempiano il vuoto. Il rigore formale di Ponti è espresso molto bene nei suoi mobili, visibili in studio: la poltrona "poco sedile" (1971), la sedia "superleggera" (1955). Testimonianza del giornalista Marco Romanelli.
La scheda tecnica conclusiva spiega le fasi di lavorazione delle ceramiche disegnate da Gio Ponti negli anni Venti, ancora oggi in produzione per la manifattura toscana di Doccia.
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CARLO MOLLINO. LEZIONI DI DESIGN
L`unità è dedicata a Carlo Mollino, caso straordinario di designer non legato all`industria. Fotografo, grafico, ingegnere, scenografo, grande sportivo, crea, a partire dagli anni Quaranta, architetture e mobili innovativi ma non adattabili ad una produzione di serie. I mobili progettati contengono numerose innovazioni sulle tecniche e sui materiali, che vengono sviluppate nel pezzo unico. Per Mollino, l`ambiente è una scenografia dell`esistenza e risente molto di suggestioni surrealiste. Ospite in studio di Ugo Gregoretti è Giovanni Baino, storico del design. L`esperto descrive il personaggio e ricorda come sia stato rivalutato dopo la morte. I suoi mobili sono esposti ora al Moma (Museum of Modern Art) di New York e al Victoria & Albert Museum di Londra. Sono stati poi riprodotti in serie almeno alcuni dei prototipi più interessanti da lui disegnati.
In studio sono visibili e illustrati alcuni mobili di Mollino: il tavolo "Arabesco" (1950), la cui sagoma ricorda un corpo femminile, il tavolo "Reale" (1949), di derivazione aeronautica, come pure la lampada "Cadma" (1947), che richiama la forma di un`elica, e la poltrona "Gilda" (1947), di gusto hi-tech ante litteram. La testimonianza di Rossella Colombari, gallerista e collezionista di mobili originali di Mollino, completa la trattazione dell`argomento.
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Enzo Mari. Lezioni di design
Per Enzo Mari "progettare è un atto di guerra, non un gioco". Critico feroce dell`immagine idilliaca e rassicurante dell`italian design, secondo cui progetto, metodo di produzione e mercato si conciliano nel superiore interesse dell`utente, modello che, comunque, comincia ad entrare in crisi negli anni Settanta, Mari è considerato da molti la coscienza del design italiano.
Ha ricevuto ben quattro Compassi d`oro, espone alla Galleria d`arte Moderna di Roma, al Moma e allo Stedeliyk Museum di Amsterdam. La sua vena, polemica ed ironica al tempo stesso, non ha mai ceduto alle lusinghe del successo commerciale, affermando che la pulsione al progetto è uno dei bisogni fondamentali dell`uomo.
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MEMPHIS. LEZIONI DI DESIGN
La scheda storica iniziale inquadra e spiega ciò che è stato il fenomeno Memphis. Agli inizi degli anni Ottanta, Ettore Sottsass avvia un`operazione di immagine per il design italiano e si mette alla testa di un movimento denominato Memphis.La prima mostra, con opere di designer provenienti da tutto il mondo, viene inaugurata a Milano nel settembre del 1981 e riscuote un successo strepitoso, soprattutto presso i media. Le immagini mostrano alcuni degli oggetti esposti, realizzati in materiali come il laminato plastico, dai colori zuccherosi, dalle forme spesso gratuite. La natura effimera di Memphis ricorda quella delle avanguardie storiche come il futurismo, anche senza produrre alcun manifesto. In realtà, si trattava di una provocazione stilistica senza alcun fine funzionale o strategico se non quello di dare nuova linfa al design. Memphis concluderà la sua esperienza come gruppo organizzato nel 1988. In studio, Ugo Gregoretti ospita Barbara Radice, art director di Memphis, che racconta perché il movimento venne chiamato in questo modo (da una canzone di Bob Dylan). L`audiovisivo illustra inoltre alcuni mobili-simbolo, come la libreria "Carlton" (1981) di E. Sottsass e il portafrutta in argento "Murmansk" (1982), sempre di Sottsass. Dopo le testimonianze di Ernesto Gismondi, produttore designer, e Aldo Cibic, designer, che spiegano alcune caratteristiche del movimento, l`unità didattica si conclude con una scheda inerente alla produzione del sistema di arredamento "Bertrand" (1987) di Massimo Iosa Ghini.
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PHILIPPE STARCK. LEZIONI DI DESIGN
L`unità è dedicata a Philippe Starck, designer e architetto francese. Tra i designer più in voga del momento, per originalità e fecondità, egli spazia a trecentosessanta gradi nel mondo della progettazione, collaborando con le più prestigiose firme del mondo dell`arredamento, del complemento d’arredo e dei veicoli.
Luca Sacchetti, Enrico Baleri, Giulio Castelli, Franco Bolelli, nomi tutti gravitanti nell’orizzonte del design, offrono la loro preziosa testimonianza parlando di Starck. In studio Ugo Gregoretti ospita Gillo Dorfles, storico del design, che spiega perché Starck è considerato un mito. Gregoretti propone una lunga intervista con Starck, il quale parla di sé, del suo lavoro, della sua visione globale dell`uomo e del progetto.
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Alessandro Mendini e il Postmoderno. Lezioni di design
L`unità si apre con una scheda storica che inquadra il movimento Postmoderno, nato nella seconda metà degli anni Settanta come antitesi al razionalismo moderno. Il concetto è enunciato dal libro di Charles Jenks, The language of post modern architecture. Il Postmoderno si pone fuori dalle certezze del razionalismo moderno e si avvale di citazioni, rielaborazioni, deformazioni di motivi antichi. La rivoluzione della funzione simbolica del progetto diventa negli anni Ottanta uno dei motivi principali della riaffermazione del design italiano. Sono proprio gli ex designer dell`avanguardia radicale (Branzi, Deganello, De Lucchi, Mendini, Sottsass, ecc.) a fornire nuovi incentivi alla produzione industriale e alle vendite.
Il nuovo design italiano non si rifà alla citazione classicheggiante, come avviene nell`architettura americana, ma guarda alla tradizione moderna delle avanguardie, dal futurismo al Bauhaus. Fondamentale l`esperienza di gruppi come Alchimia e Memphis e di artisti che sposano in modo decisamente provocatorio la causa del kitsch.
In studio, Ugo Gregoretti ospita Alessandro Mendini, architetto e designer. Partendo dal suo libro La poltrona di Proust: architettura, arte, design e altro(1991), Mendini parla della sua visione di progetto, dallo spazio abitativo agli abiti che si indossano, e afferma che devono sempre adattarsi alle esigenze dell`uomo e al suo benessere. Dopo una testimonianza di Alberto Alessi, l`unità didattica si conclude con una scheda inerente alla produzione di oggetti di Cleto Munari.
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JOE COLOMBO: VITA E OPERE - PARTE PRIMA. LEZIONI DI DESIGN
L`unità si apre con una scheda biografica su Joe Colombo (1930-1971). Figlio di un piccolo industriale, formatosi nel campo artistico (il fratello Gianni è un importante esponente della tendenza astratta e cinetica), dopo una breve attività come architetto, dal 1960 si dedica esclusivamente al disegno industriale. La sua ricerca e sperimentazione tecnologica si applicano a tutti i settori della produzione. Le immagini mostrano alcuni degli oggetti da lui disegnati: poltrone, mobili, lampade, bagni, cucine, rivisti in chiave futuribile, anche attraverso l`uso dei nuovi materiali (plastica e derivati). Una forte carica ironica ne smussa il gusto quasi fantascientifico. Significative sono anche le unità abitative prefabbricate, come il "Blocco-notte" (letto+armadio+bagno) e il "Blocco giorno" (cucina+sala da pranzo), di cui un prototipo è stato esposto al Moma (Museum of Modern Art) di New York nel 1972, un anno dopo la sua prematura scomparsa. In studio, Ugo Gregoretti ospita Ignazia Favata, architetto, che ricorda alcuni aspetti della personalità di Joe Colombo: l`interesse per la meccanica e le automobili, la curiosità verso i nuovi materiali. Il tutto sorretto da un`idea utopica di fondo: progettare un ambiente globale che si adatti ai bisogni momentanei dell`uomo. In una testimonianza, Giulio Castelli, imprenditore e fondatore della Kartell, ricorda un aneddoto sulla prima lampada creata per lui da Colombo, modificando un posacenere di Gino Colombini.
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JOE COLOMBO: VITA E OPERE - PARTE SECONDA. LEZIONI DI DESIGN
L`unità si apre con alcune testimonianze sull`estro artistico di Joe Colombo (1930-1971). Attivista nel movimento nucleare con Baj e D`Angelo, trasferì poi la sua vena radicale e la sua creatività nel lavoro di designer. Il pittore Enrico Baj racconta di quando Bruno Munari persuase Colombo a dedicarsi al design, perché considerava finita la pittura. Anna Castelli Ferrieri, storica del design, ricorda i titoli di un giornale americano che diceva, scambiando i termini usuali (Colombo ha scoperto l`America), "L`America scopre Joe Colombo". In studio, Ugo Gregoretti e l`architetto Ignazia Favata, illustrano alcuni oggetti disegnati da Joe Colombo: la sedia "Universale" (1965), il bicchiere per fumatori "Smoke" (1964), il servizio di piatti per Alitalia "Linea 72" (1970), la famosa lampada "Acrilica", disegnata da Colombo nel 1962, medaglia d`oro alla XIII Triennale nel 1964. L`unità termina con una scheda tecnica sulla ditta Oluce, che produce ancora oggetti disegnati da Colombo. In particolare, la lampada "Colombo 281" in materiale metacrilato (PMMA), molto difficile da lavorare e quindi prodotta in pochi e costosi esemplari, che ormai fanno parte della storia del design.
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BRUNO MUNARI: GIOCO E TECNICA - PARTE PRIMA. LEZIONI DI DESIGN
L`unità si apre con una scheda dedicata a Bruno Munari (1907-1998), ricca di immagini del passato più o meno recente. Pittore, designer, operatore visuale, Munari porta nel disegno dell`oggetto l`idea della ricerca e della sperimentazione sulle forme, considerate non solo come soluzione funzionale, ma come espressione della cultura di un`epoca e di una società. I suoi oggetti contengono spesso un valore educativo. Sempre impegnato sul fronte della pedagogia, ha elaborato i "laboratori per l`infanzia", in cui il suo metodo diventa per il bambino strumento di conoscenza del mondo. Il suo pensiero può essere riassunto in questa massima: "se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco". In studio, Ugo Gregoretti ospita Beppe Finessi, architetto. Viene ricordato Munari, sia come progettista, sia come uomo di grande umanità e ironia. Si parla dei libri per l`infanzia da lui disegnati quando ancora non ne esistevano, del suo ritenere l`infanzia uno stato di grazia permanente, che non dovrebbe cessare neanche da adulti. Una testimonianza di Bruno Danese, collezionista ed editore di Munari, spiega il concetto di "arte moltiplicata": il valore di un`opera d`arte non solo nella sua unicità, ma anche nella sua ripetibilità infinita.
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VICO MAGISTRETTI E MARIO BELLINI: ARCHITETTI E DESIGNER ITALIANI. LEZIONI DI DESIGN
Tema dell`unità è l` age d`or del design italiano, ossia il periodo che dagli anni Cinquanta vede nascere, spesso per iniziativa di singoli imprenditori, quelli che diventeranno i più grandi nomi del design industriale e oggettistico del nostro Paese, poi divenuti famosi in tutto il mondo. Una esaustiva scheda storica traccia le linee principali di questo percorso, sottolineando come la nascita di nuove linee progettuali venisse dalle migliorate condizioni di vita della società italiana. Ugo Gregoretti ospita due protagonisti di questo eccezionale periodo: Vico Magistretti e Mario Bellini. Di entrambi viene proposta una piccola monografia, partendo dal luogo in cui lavorano e con la testimonianza di alcuni collaboratori, per continuare con un`intervista in studio con Gregoretti. Nello studio di Magistretti, situato proprio nel centro di Milano, si lavora ancora come una volta: non si usa il computer, ma tecnigrafo e squadre, adottando un criterio ancora artigianale dell`industrial design. Nello studio di architettura e industrial design di Mario Bellini, invece, si lavora su carta ma anche con le nuove tecnologie. Bellini parla dei suoi inizi alla Olivetti, per la quale progettò la famosa Divisum 18, un calcolatore portatile con tastiera in gomma che è stato il progenitore di tutte le tastiere elettroniche prodotte da allora.
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Adriano Olivetti e Ettore Sottsass. L`industria come modello etico
“A Ivrea c’erano intellettuali di tutto il mondo”. Così Renzo Zorzi ricorda la sua esperienza come responsabile delle edizioni Comunità presso la Olivetti, l’azienda attorno alla quale il suo titolare, l’illuminato Adriano Olivetti, riuscì a raccogliere professionisti di molti settori dando loro la possibilità di esprimere al meglio le loro capacità e la loro creatività.
In questa intervista realizzata per “Lezioni di design”, Ettore Sottsass racconta la sua esperienza presso l’azienda di Ivrea e ricorda la visione totalmente rivoluzionaria che Adriano Olivetti aveva del ruolo dell’imprenditore.
In particolare, Sottsass sottolinea il profondo senso etico e di responsabilità sociale e come “il design, per Adriano Olivetti” non fosse “soltanto una cipria da mettere sopra il prodotto per vendere di più, ma piuttosto il metaforizzare la responsabilità continua verso l’ambiente, verso la gente, verso il destino del prodotto nella società”.
Profonda è l’eredità lasciata da Olivetti. Non a caso, il Padiglione Italia della 13. Biennale di Architettura veneziana inizia il suo percorso espositivo con il ricordo del lavoro dell’imprenditore di Ivrea.
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Dedola e Innocenti: "Le conte de ma vie"
Presentazione del libro di Rossana Dedola e Roberto Innocenti, Le conte de ma vie, Gallimard 2015. Con Rossana Dedola, Roberto Innocenti e Giuseppe Pintus, presso Parigi, Centro culturale italiano.
Rossana Dedola: sono nata lo stesso giorno di Gabriele D’Annunzio, Gianni Agnelli e Jack Kerouac. Il mio nome, di origine persiana, significa “rilucente”, “splendente”; chissà, sarà forse anche per questo, nella mia vita cerco continuamente lo splendore delle cose, in ciò che leggo, negli incontri, nei viaggi. Ho scoperto il valore della critica letteraria quando ero al ginnasio e studiavo un po’ annoiata i Promessi sposi. Poi, grazie a un saggio di Francesco De Sanctis, che leggevo per conto mio senza che gli insegnanti ne sapessero nulla, mi accorsi improvvisamente che riuscivo a vedere la luce speciale di un tetto innevato descritto da Manzoni. Nacque così la mia passione per la critica letteraria, lo studio e la ricerca. Finita l’università vinsi il concorso per entrare come perfezionanda alla Scuola Normale di Pisa e vi rimasi come ricercatrice e docente. La Normale era il luogo ideale per approfondire gli studi di letteratura, di filologia, di storia, ma l’ambiente universitario era molto competitivo e io lo vivevo con ansia. In quegli anni decisi di sottopormi a un’analisi junghiana con un analista di Lucca, Giuseppe Maffei. Quello fu il mio primo incontro con la psicanalisi e con Jung, un incontro che segnò profondamente la mia vita. Alla Normale tra gli studenti stranieri che partecipavano alle mie lezioni, c’era anche una studentessa di Zurigo, Sabine Gisiger, oggi regista di successo di film documentari. Diventammo presto amiche e lo siamo ancora. Grazie a lei andai per la prima volta in Svizzera che – allora non potevo saperlo - sarebbe entrata a far parte della mia vita per tanti motivi, professionali e personali. A Zurigo decisi infatti di fare un dottorato in letteratura e di studiare il tedesco, ma anche di continuare il percorso iniziato con l’analisi
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WORKSHOP PROGETTUALE ARTE E DESIGN
Cantiere Toscana presenta:
Workshop progettuale ARTE E DESIGN:Nuovi concept per
l’allestimento degli spazi all’aperto
Promosso da:
Università degli studi di Firenze Dipartimento di Architettura DIDA
sede Design Campus Via S. Pertini 93, Calenzano
Responsabile scientifico: prof. Francesca Tosi
Coordinamento: arch. Alessandra Rinaldi
Tutor: dott. Alessia Brischetto, dott. Mattia Pistolesi
Il workshop è stato finalizzato alla definizione di soluzioni innovative per concept di allestimento di ambienti all’aperto.
Grazie alla collaborazione di Cantiere Toscana, il workshop si propone di definire e sperimentare nuovi approcci progettuali basati sul rapporto tra arte e design.
Ambiti di intervento:
1. Piazza Del Ghirlandaio, Calenzano (FI)
2. Area a verde (area antistante la biblioteca comunale di Calenzano), via Della Conoscenza, Calenzano (FI)
Hanno partecipato al workshop:
Ivan Vecchia, Marta Tosti, Domenico Federico, Margaret Nikol Kasynets, Gregor Andoni, Giorgia Marinelli, Filomena Damiano, Erjion Rruqja
Progetto realizzato nell'ambito di