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Radioattività
di Andrea Bernacchia
radioattività
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INTRODUZIONE AL CONCETTO DI RADIOATTIVITÀ
Questa serie di unità audiovisive, realizzata da Rai Educational in coproduzione con l’UER (Unione Europea di Radiotelevisione), affronta i grandi argomenti delle scienze fisiche, chimiche, biologiche e matematiche con un linguaggio rigoroso e nello stesso tempo divulgativo.
Le radiazioni emesse da fonti radioattive sono invisibili, ma si possono facilmente rilevare con un contatore Geiger-Müller, che viene mostrato dalle immagini di questa unità. Ovunque ci troviamo, esiste sempre un basso livello di radioattività, detta radiazione di fondo o naturale. Questo perché tutti i materiali sono naturalmente radioattivi. Anche il cloruro di potassio, presente nel corpo umano, lo è in piccola percentuale.
L’unità spiega, con animazioni, il concetto di radioattività: si tratta di atomi con il nucleo instabile, che può quindi rompersi in qualsiasi momento, emettendo radiazioni. Il fenomeno venne scoperto nel 1896 da Henri Becquerel, che osservò come la radiazione invisibile di una roccia impressionasse una lastra fotografica. Le immagini riproducono l’esperimento. Anche la camera di Wilson o camera a nebbia, serve a rendere visibile la radiazione nucleare. L’unità ne spiega dettagliatamente il funzionamento.
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LE RADIAZIONI BETA, ALFA E GAMMA: DEFINIZIONE E COMPORTAMENTI
Questa serie di unità audiovisive, realizzata da Rai Educational in coproduzione con l’UER (Unione Europea di Radiotelevisione), affronta i grandi argomenti delle scienze fisiche, chimiche, biologiche e matematiche con un linguaggio rigoroso e nello stesso tempo divulgativo.
Le radiazioni nucleari sono invisibili, ma si possono facilmente rilevare con un tubo Geiger-Müller collegato a un contatore. Le immagini mostrano come avviene questa misurazione. Ci sono tre tipi di radiazioni: a, ß, ?. Ciascuna ha un potere di penetrazione differente. Nelle fonti ß, un neutrone del nucleo si divide in un protone e un elettrone, che schizza via ad alta velocità. Le radiazioni ß sono un flusso di elettroni ad alta energia e, poiché sono caricate negativamente, il loro percorso può essere deviato da un campo magnetico, per esempio una calamita. Nelle fonti a, il nucleo è composto da due protoni e due neutroni ed è quindi carico positivamente. Infine, le fonti ? (come, ad esempio, il Cesio 137), emettono raggi ad altissima energia e, essendo elettricamente neutre, non sono influenzate dai campi magnetici.
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USO DELLE SOSTANZE RADIOATTIVE IN MEDICINA
Questa serie di unità audiovisive, realizzata da Rai Educational in coproduzione con l’UER (Unione Europea di Radiotelevisione), affronta i grandi argomenti delle scienze fisiche, chimiche, biologiche e matematiche con un linguaggio rigoroso e nello stesso tempo divulgativo.
La medicina nucleare studia e utilizza materiale radioattivo per capire cosa avviene all’interno del corpo umano. Le immagini dell’unità mostrano come viene effettuato un esame ai reni su una giovane paziente. Prima viene iniettata per via endovenosa la sostanza radioattiva, detta tracciante, che andrà ad accumularsi nell’organo da analizzare (i reni). Quindi una macchina fotografica a raggi ? cattura le immagini degli organi studiati, rivelando una patologia in atto in uno dei due reni. Le sostanze radioattive diminuiscono le radiazioni nel tempo.
Viene quindi spiegato, con accurate animazioni grafiche, cos’è il tempo di dimezzamento, ossia il tempo entro il quale si disintegra la metà degli atomi dell’elemento.
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La fisica nucleare per i beni culturali
Fisica nucleare e beni culturali? Una strana coppia, si può pensare che non c’entrino niente! Ma non è così. Per determinare la composizione di materiali usati per produrre un’opera d’arte si possono usare ad esempio dei fasci di ioni prodotti da un acceleratore di particelle.
Come funziona? Si inviano sull’opera questi fasci, che “stuzzicano” gli atomi del materiale, e questi rispondono emettendo radiazioni di energia caratteristica di ogni tipo di atomo. E rivelando questa radiazione – con rivelatori da fisici nucleari - possiamo capire la composizione. Ne parliamo con Pier Andrea Mandò, Professore Ordinario di Fisica applicata all’Università di Firenze e Direttore della Sezione di Firenze dell’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.