Casa Sapiens: "Sacro fiume"
Quinta puntata
Quali sono i fiumi più inquinati del mondo? E qual è lo stato dei fiumi e dei laghi italiani? Come proteggerli dagli assalti dei Sapiens? Questi sono solo alcuni degli interrogativi sui quali si concentrerà la quinta puntata di “Casa Sapiens”, intitolata Sacro fiume.
Il fiume Gange prende il suo nome da Ganga, una delle divinità del pantheon induista: è il fiume dei bagni purificatori. Ma il Gange è anche uno di fiumi più inquinati al mondo in cui confluiscono montagne di rifiuti plastici, reti da pesca e fibre tessili, e in cui, ancora, per ragioni religiose, vengono gettati animali morti e ceneri di cadaveri bruciati. È nella lista dei dieci fiumi più inquinati al mondo, quelli che trasportano in mare il 95% dei 4 milioni di tonnellate di plastica che complessivamente attraversano i fiumi del pianeta.
Anche in Italia la bellezza di alcuni dei suoi fiumi e laghi può trarre in inganno: molti sono infatti pieni di microplastiche, particelle che misurano meno di 5 millimetri. Le acque del lago di Como e del lago Maggiore, per esempio, registrano una quantità elevata di particelle per chilometro quadrato (rispettivamente 157 e 123 mila).
Ma la salute dei fiumi è minacciata anche da altri interventi dei Sapiens. Non è mai una buona idea ingaggiare un combattimento contro un fiume, per esempio costruendo nei luoghi dove scorreva. Perché quello che abbiamo rubato a un fiume, questo prima o poi se lo riprende.
Più volte nella storia, e con esiti drammatici, la città di Genova ha pagato il prezzo di questa sconsiderata aggressione all’ambiente. Fiumi tombati, come il Bisagno che ha lasciato il posto ad una grande piazza, a un certo punto si riprendono lo spazio. Il 7 ottobre del 1970 in sole 24 ore più di 900 millimetri d’acqua si sono riversati nella città, la stessa quantità che cade ogni anno sull’intera Penisola. Con un bilancio terribile: 43 vittime, 8 dispersi e 2 mila sfollati. Poi la storia di questa relazione pericolosa di Genova con le alluvioni si è ripetuta altre due volte: a novembre del 2011 e a ottobre del 2014.
Anche il Tagliamento, uno dei fiumi meglio conservati per cui il Wwf ha proposto il riconoscimento dell’Unesco, è sotto attacco. Contro il progetto di costruirvi opere dalla dubbia utilità ma che ne danneggerebbero sicuramente l’ecosistema si sono già scagliati numerosi scienziati che hanno firmato una petizione contraria. Fa ben sperare, nell’attesa che l’esempio venga seguito da altre, una sentenza del 2017 della Corte Suprema di uno Stato dell’India settentrionale che ha riconosciuto al Gange lo stato di persona giuridica. Da proteggere e con gli stessi diritti di un essere umano.
Eppure, continuiamo a considerare i fiumi dei meri corsi d’acqua come se non ci fosse una relazione tra loro e il territorio, come se non fossero organi pulsanti e vivi. Al pari, del resto, dell’intero pianeta.
In onda il 18 aprile 2025 alle 21.00 su Rai Scuola
Guarda tutte le puntate di Casa Sapiens su Rai Play
Il fiume Gange prende il suo nome da Ganga, una delle divinità del pantheon induista: è il fiume dei bagni purificatori. Ma il Gange è anche uno di fiumi più inquinati al mondo in cui confluiscono montagne di rifiuti plastici, reti da pesca e fibre tessili, e in cui, ancora, per ragioni religiose, vengono gettati animali morti e ceneri di cadaveri bruciati. È nella lista dei dieci fiumi più inquinati al mondo, quelli che trasportano in mare il 95% dei 4 milioni di tonnellate di plastica che complessivamente attraversano i fiumi del pianeta.
Anche in Italia la bellezza di alcuni dei suoi fiumi e laghi può trarre in inganno: molti sono infatti pieni di microplastiche, particelle che misurano meno di 5 millimetri. Le acque del lago di Como e del lago Maggiore, per esempio, registrano una quantità elevata di particelle per chilometro quadrato (rispettivamente 157 e 123 mila).
Ma la salute dei fiumi è minacciata anche da altri interventi dei Sapiens. Non è mai una buona idea ingaggiare un combattimento contro un fiume, per esempio costruendo nei luoghi dove scorreva. Perché quello che abbiamo rubato a un fiume, questo prima o poi se lo riprende.
Più volte nella storia, e con esiti drammatici, la città di Genova ha pagato il prezzo di questa sconsiderata aggressione all’ambiente. Fiumi tombati, come il Bisagno che ha lasciato il posto ad una grande piazza, a un certo punto si riprendono lo spazio. Il 7 ottobre del 1970 in sole 24 ore più di 900 millimetri d’acqua si sono riversati nella città, la stessa quantità che cade ogni anno sull’intera Penisola. Con un bilancio terribile: 43 vittime, 8 dispersi e 2 mila sfollati. Poi la storia di questa relazione pericolosa di Genova con le alluvioni si è ripetuta altre due volte: a novembre del 2011 e a ottobre del 2014.
Anche il Tagliamento, uno dei fiumi meglio conservati per cui il Wwf ha proposto il riconoscimento dell’Unesco, è sotto attacco. Contro il progetto di costruirvi opere dalla dubbia utilità ma che ne danneggerebbero sicuramente l’ecosistema si sono già scagliati numerosi scienziati che hanno firmato una petizione contraria. Fa ben sperare, nell’attesa che l’esempio venga seguito da altre, una sentenza del 2017 della Corte Suprema di uno Stato dell’India settentrionale che ha riconosciuto al Gange lo stato di persona giuridica. Da proteggere e con gli stessi diritti di un essere umano.
Eppure, continuiamo a considerare i fiumi dei meri corsi d’acqua come se non ci fosse una relazione tra loro e il territorio, come se non fossero organi pulsanti e vivi. Al pari, del resto, dell’intero pianeta.
In onda il 18 aprile 2025 alle 21.00 su Rai Scuola
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