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William Blake. La visione e l'infinito

Una docufiction di Daniela Delfini e Davide Emmer

Prodotta nel 2023 per Rai Cultura, la docufiction “William Blake. La visione e l'infinito”, scritta da Daniela Delfini e girata da David Emmer, ricostruisce la parabola umana e creativa del grande artista inglese vissuto tra Sette e Ottocento.
Una brillante ricostruzione in costume, recitata assai bene e in lingua inglese è stata inframmezzata da interventi di storici ed esperti che conducono in maniera chiara e concisa un racconto appassionante sulla vita e la produzione creativa di Blake. Questa scrittura molto agile ha permesso alla docufiction, di due ore circa, la fruizione in episodi a tema (di mezz’ora circa l’uno e di pillole più brevi), su momenti specifici della complessa produzione dell’artista. 

Oggi annoverato tra i pionieri del Romanticismo, Blake è stato un uomo di grandi passioni e repentini cambiamenti, un artista capace di condurre un’esistenza da libero intellettuale, fuori ed oltre il comune sentire del suo tempo e dei suoi contemporanei 

William Blake, è stato un artista moderno perché, anzitutto, libero dai vincoli di una committenza che non lo capiva; da autodidatta è stato poeta, filosofo, editore dei suoi libri, grande disegnatore e incisore e infine, il precorritore di una contemporaneità giunta fino ai nostri giorni. 

L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa”
William Blake

Nato a Soho nel cuore di Londra, dove visse e operò tutta la vita, William Blake (1757–1827), secondo di sei figli, proveniva da una famiglia della media borghesia. Precoce fin dall’infanzia, Blake si dedicò con passione ed assiduità alla lettura e al disegno, doti che i genitori non esitarono ad incoraggiare. Non soddisfatto dall’educazione ufficiale, il ragazzo venne istruito in parte dalla madre; frequentò per breve tempo la Royal Academy (1779), ma presto fuggi dall’istituzione pubblica che considerava Arte i soli ritratti o paesaggi. 

L’arte greca è una forma matematica, l’arte gotica una forma viva”
William Blake

Vissuto in epoca Neoclassica, fin da giovane Blake si dedicò a temi tratti dalle sue visioni dimostrando un inusuale interesse per l’arte gotica e medievale, anche da un punto di vista tecnico nel recupero di prassi di bottega. Nei i suoi primi disegni, troviamo le Tombe di Westminster riprodotte per la Società degli Antiquari.

Introverso e isolato, Blake dovette rinunciare al tradizionale Grand Tour, il viaggio studio in Italia

Tuttavia, Blake conobbe i maestri rinascimentale e in particolare il suo amato Michelangelo, attraverso l’incontro con Johann Heinrich Füssli (1741-1825) nel 1787 (Füssli, sogni, incubi e tenebre di uno spirito inquieto). Molto più giovane dell’artista svizzero, ma come lui disposto ad addentrarsi nel mondo perturbante dell’onirico, il reciproco rapporto di stima e amicizia si incrinerà per divergenze di vedute macroscopiche. Blake non aveva nessuna fede illuminista, anelava ad un passato mitico, all’immaginario medioevale alimentato dalla cultura letteraria inglese di fine Settecento e inizio Ottocento (The creation of Frankenstein).  

La particolarità dell’arte di Blake fu quella di creare un rapporto indissolubile tra le sue immagini e i suoi testi scritti

Una peculiarità questa prettamente romantica che non stupisce se si pensa che il movimento ottocentesco nasce in ambito letterario e che, in questo secolo, saranno proprio gli uomini di lettere a porsi da sodali, o antagonisti, degli artisti. Il “Faust” (1808) di Goethe, gli “Inni alla notte” (1800) di Novalis, fino alle fiabe dei fratelli Grimm, descrivono un passato intriso di spiritualità, turbamenti d’animo e rigore morale, sentimenti nuovi che forgeranno un’intera generazione di artisti, giovani romantici proiettati nel passato di Shakespeare, Milton e Dante.

Blake, autore di testi profetici, intrisi di profonda religiosità, spese parte della sua vita ad illustrare le sue visioni

Irrispettoso verso ogni norma precostituita, la fascinazione per la religione divenne per Blake motivo per elaborare una sua visione indipendente da precetti cattolici o anglicani. Il suo immaginario era popolato di demoni, diavoli, esseri grotteschi ed orripilanti di un universo allucinato, distante dalla Ragione Illuminista e dai concetti predefiniti di Bene e Male. Ne scaturì l’opera eccentrica di un “viaggiatore della mente”, come lui stesso si definiva, purtroppo un incompreso nell’Inghilterra puritana che considerava la sua produzione “un’accozzaglia di assurdità”, frutto delle “folli esternazioni di una mente alterata”.

Con le sue poesie tradotte in immagine, Blake realizzò una sorta di Testo Sacro, una Bibbia intrisa di mitologia greca che restituiva un proprio sistema di valori umani, sociali, politici, artistici e filosofici

La sua religiosità fu tutta interiore e tesa nella ricerca dell’originaria unità dell’uomo, cosa che divenne per lui una sorta di ossessione, non poco influenzato da “Paradiso perduto” (1667) di John Milton. Nel suo poema mistico “Milton: A Poem in Two Books” (1804-08), l’eroe seicentesco ritorna dal “Paradiso” e si unisce a Blake in un viaggio ideale per esplorare la relazione tra gli scrittori viventi e i loro predecessori, al fine di correggere i propri errori spirituali. Blake era convinto che a seguito del peccato originale l’uomo avesse perduto la sua unità fatta di ragione e immaginazione e per tanto, vivesse costantemente in uno stato di malessere e tensione profonda. 

L'esigenza di questa unità spirituale divenne espressiva e lo indusse a sperimentare un nuovo sistema di stampa a colori incidendo, contemporaneamente, testo e illustrazioni che poi colorava a mano 

Tra le sue opere, oltre alle raccolte di poesie (Poetical sketches, 1783; Songs of innocence, 1783; The marriage of Heaven and Hell, 1790-93; Songs of experience, 1794), spicca il poema mistico “Jerusalem” (1804-20), l'ultimo e più lungo di Blake realizzato a stampa miniata. Qui, l’artista rappresenta una ricapitolazione dei suoi molteplici interessi, che spaziano dalla mitologia, alla storia biblica, dai Druidi a Newton. Il poema, diviso capitoli rivolti ognuno a un pubblico diverso (ebrei, deisti, cristiani), si conclude con una visione della coscienza umana in un universo post-apocalittico.

William Blake, L’antico dei giorni, frontespizio di” Europe: a Prophecy, 1794, incisione colorata, 36X25,7cm., British Museum, Londra

I libri profetici di Blake (Vision of the daughters of Albion, 1793; America, 1793; Europe: a prophecy, 1794; The book of Urizen, 1794; The song of Los, 1795; The book of Ahania, 1795) raccolgono la sua ricca mitologia inventata, con la quale codificò le sue idee rivoluzionarie, politiche e spirituali come profezie di una nuova era di lotta tra la ragione e l'amore irrazionale, tra l'educazione e la morale. 

Blake compie un viaggio nell’inconscio e nella visione extrasensoriale che anticipa l’universo freudiano e le conquiste della pittura moderna 

In “Europe: a prophecy” (1794), sgomento per gli sviluppi della Rivoluzione francese, Blake percepisce l’istituzione giacobina del culto della Regione come l’avvento della tirannia di Urizen, una divinità malevola. Nel frontespizio dell’opera, “L’antico dei giorni”, mostra un austero vegliardo, personificazione della legge autoritaria, che domina un regno privo di fantasia e libertà personale. Inginocchiato su una mandorla infuocata e circondato dall’oscurità profonda, Urizen traccia il suo regno con un grande compasso dorato. 

Per Blake la sua arte era “solida”, “ben al di là di ciò che l’effimera natura mortale riesce a produrre”, perché la sua penna, i suoi pennelli, erano ispirati dal suo profondo sentire

Da un punto di vista stilistico, nelle sue opere in generale Blake si espresse con forme rigorose e colori energici infuocati, tali da riprodurre l’intensità delle sue visioni straordinariamente nitide e reali come nel sogno. Anche da un punto di vista tecnico si fece notare come outsider: restio all’uso dell’olio, che considerava un cedimento al formalismo e al piacere tattile, Blake preferiva l’acquerello utilizzato per gli schizzi e i bozzetti, più che per le opere finite. 
Nelle stampe miniate dei propri racconti, dette Illuminated printings, Blake mette a punto una tecnica dove conciliava la pratica dell’amanuense medioevale con le più innovative conquiste. L’artista dipingeva a tempera su cartone, poi trasferiva il disegno sulla carta mediante pressione e ritoccava il tutto con penna o pennello; in questo modo addolciva i tratti duri delle incisioni e otteneva risultati unici, diversi uno dall’altro. 

LE SEI PUNTATE SU RAIPLAY
Un giovane di belle speranze, episodio 1
L'amore in uno sguardo, episodio 2
Il salotto di Mrs Mathew, episodio 3
Vecchi e nuovi amici, episodio 4
Una canna spezzata dal vento, episodio 5
Un artista libero, episodio 6

FOTO DI COPERTINA  
William Blake, L’antico dei giorni, frontespizio di “Europe: a Prophecy”, 1794, incisione colorata, 36X25,7cm., British Museum, Londra