I Caravaggio di Scipione Borghese

I Caravaggio di Scipione Borghese

Sei opere alla Galleria Borghese di Roma

I Caravaggio di Scipione Borghese

Anna Coliva, ex direttrice della Galleria Borghese di Roma, introduce la figura di Caravaggio attraverso sei dei dodici dipinti conservati nella ricca collezione e posseduti, in origine, dal cardinale Scipione, noto estimatore del giovane e promettente artista lombardo

I Borghese erano una nobile famiglia senese che, dalla fine del Cinquecento, si stabilirono a Roma per prendere possesso di un vasto terreno, dove, nel 1600, Scipione fece erigere il “Casino Nobile”, sede attuale della Galleria, con la ferma volontà di realizzare uno scrigno architettonico per la sua collezione d'arte. 


Gian Lorenzo Bernini, Busto di Scipione Borghese, 1632, Galleria Borghese, Roma

Scipione Borghese (1577-1633) ricoprirà un ruolo centrale nella Roma Barocca, soprattutto a seguito dell’elezione al soglio pontificio dello zio Camillo che, nel 1605, diventava Paolo V. 
Scipione, "il Cardinal nepote", sacrificò ogni ambizione per il possesso delle arti, arrivando a rinunciare al patrimonio pur di ottenere le collezioni già proprietà della famiglia. Il cardinale, inoltre, va ricordato perché capace di dare il via ad un processo di innovazione importantissimo nella storia del collezionismo; con le sue scelte dettate da un occhio esperto, Scipione non era più solo mecenate, ma diventava di fatto un vero collezionista.

Il "Cardinal nepote", non usò mai gli artisti per rafforzare l'immagine di potere ma al contrario, buona parte delle opere che commissionava o acquistava, dovevano incuriosirlo ed attrarlo per puro godimento personale

Da qui, la modernità di Scipione Borghese, grande e coraggioso collezionista di arte contemporanea e Caravaggio, fu tra gli artisti che più tenne d’occhio sin dall'esordi. 
Tra i molti artisti presenti sulla scena romana, Scipione seppe individuare le qualità pittoriche innovative e rivoluzionarie del giovane lombardo, qualità che solo uno spiccato istinto, unito ad un occhio allenato di estimatore, potevano cogliere 


Caravaggio, Giovane con canestra di frutta, dett., 1593-'94, olio su tela, 74×78cm, Galleria Borghese, Roma

Caravaggio si fece conoscere a Roma attraverso "quadri da stanza", realizzati per collezionisti come i Borghese o Del Monte (Claudio Strinati racconta Caravaggio), più interessati alla qualità pittorica, che al soggetto stesso e il repertorio di Caravaggio, offriva ritratti di mezze figure, nature morte, concerti, scene di strada e giochi di carte.

Nei primi anni romani, l'artista esprime quel forte afflato di verità tipico della pittura lombarda: i ritratti naturali di Giovan Battista Moroni, il pathos religioso del Moretto, le luci drammatiche del Savoldo, quelle naturali di Lotto

Giovane con canestra di frutta (1593-'94) e Autoritratto in veste di Bacco, o Bacchino malato (1593-'94), sono dipinti provenienti dal gruppo di opere confiscate al Cavalier d'Arpino, nel 1607, dopo la pretestuosa incarcerazione per possesso illegale di armi da fuoco. Per essere rilasciato infatti, il pittore fu costretto a cedere la propria quadreria alla Camera Apostolica, donata in seguito da Paolo V al nipote Scipione Borghese. Quest'ultimo, probabile autore della pianificata sottrazione, una anno prima riusciva ad ottenere la Madonna dei Palafrenieri (1606), pala rimossa dall’altare in San Pietro per motivi "di decoro".

Il Giovane con canestra, posa di tre quarti e regge un cesto colmo di foglie e frutti autunnali riprodotti con estrema verosimiglianza

Caravaggio indaga il dato naturale con una profonda capacità di mimesi, priva di compiacimenti estetizzanti, come aveva visto fare nella sua terra di origine con “l’umile pittura della realtà”. Diverse le interpretazioni dell'opera: dall'allegoria dell'Autunno, alla evocazione dei cinque sensi, in particolare al gusto, ma di sicuro, un'iconografia come questa avrà successo nell'epoca barocca per essere un'allegoria della Vanitas. Infatti, le imperfezioni delle foglie secche e macchiate, simboleggiano lo sfiorire della bellezza e la fugacità del tempo, allusioni alla morte. 
In seguito a recenti analisi della tela, è stata evidenziata la presenza di un disegno preparatorio sottostante, uno schizzo fatto direttamente sulla tela; ciò confermerebbe quanto riportato nelle fonti antiche, ossia che Caravaggio dipingeva direttamente sulla tela "dal vero".
Dopo Giovane con canestra, Canestra di frutta rappresenterà un vero omaggio alla tradizione lombarda della Natura morta (Fede Galizia, la pioniera); Caravaggio la eseguiva per il cardinale Federico Borromeo (Milano, Pinacoteca Ambrosiana).


Caravaggio, Canestra di frutta, 1595-1600 ca., olio su tela, 46×64cm, Pinacoteca Ambrosiana, Milano

Bacchino malato, ritratto estremamente realistico di un giovane con gli attributi del Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza, si rivolge allo spettatore in posa di tre quarti, mostrando fra le mani un rigoglioso grappolo d’uva bianca, in evidente contrasto con il suo incarnato ceruleo e insalubre.


Caravaggio, Il Bacchino malato, 1593-'94 olio su tela, 67×53cm, Galleria Borghese, Roma 

Nel 1927, il critico Roberto Longhi (Longhi e Caravaggio, artista moderno e 'popolare'), individuò nel soggetto un autoritratto dell’artista eseguito allo specchio, in seguito ad un ricovero, documentato presso l’Ospedale della Consolazione di Roma per circostanze non definite. Da allora, l'appellativo di Bacchino malato
L’opera fu eseguita a Roma, in casa di monsignor Pandolfo Pucci, presso cui l’artista soggiornò al suo arrivo nell’Urbe, come suggerito da alcune fonti dell'epoca (Giulio Mancini, 1617-1621).
Documentata, anche un'altra versione del Bacco (1595; Firenze, Galleria degli Uffizi), che Caravaggio eseguì su commissione di Francesco Maria del Monte, ancora un autoritratto allo specchio, come prova il calice impugnato con la mano sinistra.


Caravaggio, La Madonna dei palafrenieri, 1606, olio su tela, 292x211cm, Galleria Borghese, Roma

La Madonna dei Palafrenieri (1606), detta anche "della serpe", fu commissionata dall'Arciconfraternita per il proprio altare dedicato a Sant’Anna, nella basilica di San Pietro. La pala fu rimossa dopo pochi giorni per mancato "decoro". Nel clima di Controriforma, la scollatura della Vergine o anche la nudità di un bambino non più in fasce, rappresentati con tanta verità, non furono apprezzati. Certo è che l'opera fu invece graditissima al Cardinal Borghese che, per una cifra irrisoria, la prese quasi subito per la sua collezione. 

Caravaggio illustra il tema sacro dell’Immacolata Concezione: la Vergine, simbolo della Chiesa, schiaccia il serpente del Peccato aiutata dalla spinta del piede del Figlio. Accanto ai due, in disparte, Sant’Anna, personificazione della Grazia, guarda la scena con sdegno

Nelle pale d'altare, dunque nei grandi formati, Caravaggio iniziava un uso scenografico della luce, creata nella studio con torce direzionate verso corpi che emergono dal buio. 
Qui, a sinistra, una luce "vera", esterna alla tela, esalta i volumi della Vergine e del bambino, rendendo le immagini nella loro concretezza, mentre un altro fascio luminoso proveniente dall'alto, simboleggia la Grazia divina che cade su Sant'Anna. 


Caravaggio, Il Davide con la testa di Golia, 1609-'10, olio su tela,125×100cm, Galleria Borghese, Roma

David con la testa di Golia (1609-10), risale al secondo soggiorno napoletano (Caravaggio: Il Martirio di Sant'Orsola).
La scelta del soggetto, la vittoria dell’eroe d’Israele sul gigante filisteo, si deve allo stesso pittore che conferisce al giovinetto armato di spada, un'espressione quasi di pietà verso il tiranno “peccatore”. 

Golia, è un altro vivido ed espressivo autoritratto di Caravaggio. La fronte aggrottata, la bocca spalancata, lo sguardo di moribondo a rappresentare il dramma di un uomo in fuga perenne e condannato a decapitazione 

L’episodio biblico diventa un'impressionante testimonianza degli ultimi anni di vita dell'artista. Probabilmente, per ritornare a Roma, il pittore inviava la tela, da Napoli, al cardinale Scipione Borghese perché la recapitasse al pontefice Paolo V, in cambio della grazia. Grazia che fu accordata, ma troppo tardi perché Caravaggio moriva a Porto Ercole in circostanze misteriose.


Caravaggio, San Girolamo scrivente, 1605-'06, olio su tela, 112x157cm, Galleria Borghese, Roma

Dei sei Caravaggio oggi in Galleria, appartenuti a Scipione, forse solo il San Girolamo scrivente (1605-06) fu direttamente commissionato all'artista, come ricorda Pietro Bellori nelle sue Vite (1672).
Perché un San Girolamo ?
Il Santo, noto come grande studioso, fu traduttore dell'Antico testamento dall'ebraico e dei Vangeli dal greco, per questo, in epoca di Controriforma, divenne una figura chiave  per la diffusione del Verbo Divino. San Gerolamo è un soggetto frequente nella pittura del Seicento, lo stesso Caravaggio, nel 1608, eseguì un'altra versione oggi conservata nella Concattedrale della Valletta (Malta).  
Il Santo, per le sue qualità di erudito e umanista, viene presentato come un anziano piegato dalla complessa esegesi del testo sacro. 

Tanta manifattura gli è a fare un quadro buono di fiori come di figura', riferirà il collezionista marchese Vincenzo Giustiniani

Il San Girolamo, dipinto di tre quarti, su un formato orizzontale, è posto sul medesimo piano della natura morta sul tavolo, della quale, lui stesso è parte integrante, pari alla carta e al teschio. 
Nella tradizione fiamminga della natura morta, ogni elemento del dipinto aveva un significato simbolico e la sua collocazione rispetto agli altri, rafforzava il messaggio visivo. 
San Girolamo ha il capo reclinato che rimanda, da un punto di vista spaziale, al teschio poggiato sulla scrivania. Due calotte calve, idealmente unite dal braccio con la penna dello scrivente, a sottolineare l'attimo di sospensione tra la vita e la morte. 
Ai pochi elementi della composizione, fa eco una sobria tavolozza; a destra un equilibrato repertorio di marroni e bruniti, esaltati dalla vivacità cromatica del manto rosso di Girolamo e a sinistra, il bianco della pagina di un libro aperto e del panneggio che cade. 
La partizione cromatica in due grandi campi di toni caldi e freddi, vuole enfatizzare un dialogo simbolico tra contenuti di natura opposta: la vita e la morte, il passato e il presente

APPROFONDIMENTO
Caravaggio. Il maestro del realismo moderno

INFO
Galleria Borghese. La Collezione di Scipione Borghese