Speciale Legalità: parla Gherardo Colombo

Educare al rispetto delle regole

Gherardo Colombo, ex magistrato, pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano negli anni dell’operazione Mani pulite: “Io credo che oggi giustizia significhi uguaglianza; uguaglianza nel rispetto della persona.”

“Se le persone non capiscono il perché delle regole, non capiscono quale relazione esiste tra le regole e loro, è difficile che le condividano e che le osservino spontaneamente. Ma se manca una larga osservanza spontanea, da parte delle persone, delle regole, allora la giustizia non può funzionare.”

“Io credo che la questione criminalità organizzata – la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta – si risolvano soprattutto in sedi diverse da quella giudiziaria. Certo, serve moltissimo anche il controllo. Però il controllo non può svolgere una funzione effettiva nel momento in cui il modo di pensare generale è un modo che va più verso la trasgressione, verso dei punti di riferimento diversi da quelli individuati dalla Costituzione. Credo che non ci sia niente da fare.”

“Trasgressività, a qualsiasi livello, dipende dalla cultura generale. Io credo che fenomeni di corruzione, come la corruzione che abbiamo scoperto nel 1992, era sistematica; vuol dire che era diffusa in modo articolato e capillare. Aveva come base una tendenza forte, molto forte, alla trasgressività, da parte della cittadinanza nel suo complesso.”

“Quel periodo è un periodo che, secondo molti, dava la sensazione di grandi cambiamenti, e molti ritengono che questi cambiamenti siano stati impediti dal livello politico, dal livello dei partiti, diciamo. Io non credo che sia così. Io credo che Mani pulite sia finita perché i cittadini hanno pensato che ‘non fosse il caso’ che le indagini proseguissero. Perché, all’inizio, beh erano tutti entusiasti [...].Perché erano così entusiasti? Perché le persone coinvolte nelle indagini erano troppo diverse da loro, nessuno si poteva identificare con persone di livello così elevato. Via via che le indagini sono proseguite, le prove ci hanno portato verso persone con le quali ci si poteva tranquillissimamente identificare: l’ispettore del lavoro che si prendeva la bustarella per non accorgersi delle irregolarità del cantiere o il vigile urbano che faceva la spesa gratis per non accorgersi che la bilancia non pesava bene, e via dicendo [...] E allora cos’hanno fatto i cittadini? Hanno pensato: ‘ma questi cosa vogliono? Vogliono venire a vedere quello che faccio io?’. E allora, siccome le prove si raccolgono attraverso dichiarazioni e documenti, sono finite le dichiarazioni e sono spariti i documenti.”

“Io mi accontenterei, generalmente, che in questo paese si osservassero le leggi: le leggi che arrivano dalla nostra Costituzione. La costituzione ha come fondamento, come punto centrale, la dignità della persona: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge – dice l’art. 3 della Costituzione.”