Berlinguer e De Toni

Il sistema universitario

La terza puntata dello Speciale Scuola vede protagonisti Luigi Berlinguer, europarlamentare Pd e Ministro della Pubblica Istruzione dal 1996 al 2000 e Alberto De Toni, preside della Facoltà di Ingegneria presso l’Università degli Studi di Udine.

Tema principale della duplice intervista è anzitutto il sistema universitario, lo stato attuale economico e strutturale delle Università italiane, gli esiti ormai comprensibili e visibili del cosiddetto 3+2. Appare chiara, secondo l’On. Berlinguer la distonia tra la formazione nazionale degli studenti italiani e la loro effettiva introduzione nel mondo del lavoro europeo. L’esempio della moneta unica è calzante : “Noi abbiamo una moneta che si può spendere in Italia, in Francia, in Germania, in tutte le parti, però le merci girano liberamente senza pagare dogana. Chi si laurea in Italia per andare a lavorare in Francia deve pagare una dogana, perché si deve rifare un’altra laurea. Ma e’ ammissibile questo?"

Altro tema problematico e complesso è quello che riguarda la scuola e la sua nuova fisionomia dopo la riforma Gelmini. Berlinguer sottolinea la necessità di un aggiornamento sistematico, sebbene non istituzionale, della classe professorale e in particolare di quella delle scuole medie superiori: “Sono i docenti delle scuole che devono organizzare l’aggiornamento e l’approfondimento professionale di loro stessi. Non facendo soltanto uno studio individuale per approfondire da sé, creando delle occasioni di dialogo, di confronto anche con degli esperti, con i portatori di conoscenze nuove, con degli universitari, anche con docenti più anziani che sono più preparati o più esperti”

Alberto De Toni sottolinea invece le enormi potenzialità del processo di specializzazione tecnica e professionale dell’istruzione: “Abbiamo qualificato i tecnici individuando la tecnologia quale driver fondamentale e sui professionali e sui servizi. Oggi questo può sembrare strano ma in realtà dobbiamo guardare avanti, molto avanti. Guardiamo avanti da dieci anni noi avremo sostanzialmente degli istituti che sono entrambi quinquennali e quindi sono equivalenti sul piano della loro spendibilità sul mondo del lavoro.”

Noi abbiamo una moneta che si può spendere in Italia, in Francia, in Germania, in tutte le parti, però le merci girano liberamente senza pagare dogana. Chi si laurea in Italia per andare a lavorare in Francia deve pagare una dogana, perché si deve rifare un’altra laurea. Ma è ammissibile questo?