Pietro Greco. Pauli e il numero 137

La superstizione del fisico austriaco

«Hai notato il numero della mia camera?».
«No», risponde l’assistente, Charles Enz, che si è recato a fargli visita.

Il malato allarga le braccia, sconsolato: «È il 137». Poi aggiunge: «Non uscirò mai vivo da qui!». Pochi giorni dopo, il 15 dicembre 1958, Wolfgang Pauli, uno dei più grandi fisici del XX secolo, muore nella stanza 137 dell’Ospedale di Zurigo in cui era ricoverato.

A ucciderlo non è stato certo quel numero, il 137. Il giornalista scientifico Pietro Greco ci racconta che Pauli era stato operato in pratica senza speranza per un carcinoma al pancreas. E che quel fisico, considerato da molti la ragione e il rigore fatti persona, spigoloso con tutti fino al limite dell’arroganza, guardava a quel numero con un misto di curiosità scientifica e di ingenua superstizione. Il 137 – anzi 1/137 – è un numero speciale, che i fisici chiamano costante di struttura fine per i fisici perché è una costante che si ottiene quando sono messi in relazione tra loro tre parametri fondamentali, come la carica elettrica dell'elettrone, la costante di Planck, e la velocità della luce. Ed è questa costante che per alcuni decenni ha intrigato Pauli.