Marte

Le parole del nuovo millennio

Marte per gli antichi latini era il dio della guerra e, per l’antica abitudine che avevano sia latini che greci di associare i nomi degli dei ai pianeti che osservavano nel cielo notturno, il nome venne usato anche per indicare il pianeta forse più facilmente individuabile insieme a Venere nel cielo notturno, un pianeta la cui luce ha il caratteristico colore rosso, che portò proprio ad associarlo al fuoco, che era l’elemento distintivo del dio della guerra.

Marte è il quarto pianeta a partire dal sole del sistema solare. E’ un pianeta grande circa la metà della terra, abbastanza più freddo, proprio perché è più lontano dal sole.

Soltanto però con l’invenzione del telescopio, quindi da Galileo Galilei in poi, è stato osservato in maggior dettaglio.

A un certo punto, durante l’Ottocento, fu osservato con particolare dettaglio da un astronomo italiano, Giovanni Schiaparelli. Nelle immagini riprese al telescopio – in realtà poi si capì che era sostanzialmente un’illusione ottica – vide delle formazioni sulla superficie solare che gli sembravano simili a corsi d’acqua, ai canali formati da corsi d’acqua. Parlò così di canali di Marte, ma una cattiva traduzione inglese del suo scritto, nella sua descrizione parlò di canals che in inglese indica i canali artificiali fatti dall’uomo, anziché di channels, cioè canali naturali formati dai fiumi.

Questo causò un equivoco a livello mondiale che fece pensare che Giovanni Schiaparelli avesse individuato su Marte i segni evidenti della presenza di una civiltà intelligente, e fu anche in buona parte per questo che la parola marziani passò a indicare quasi per antonomasia la vita intelligente al di fuori del pianeta Terra.

Ci volle molto tempo perché l’equivoco generato da Giovanni Schiaparelli fosse risolto e in realtà nel corso del tempo, nel corso del XX secolo, molte osservazioni andarono a dimostrare che quei canali su Marte non c’erano, e ogni entusiasmo fu definitivamente raffreddato con la missione Mariner 4 negli anni ’60, la prima effettivamente a raggiungere Marte e a guardarlo da vicino, che dimostrò inequivocabilmente che di vita intelligente e di tecnologia su quel pianeta proprio non c’era traccia.

Questo non toglie però che Marte rimanga tuttora il luogo principale in cui le missioni spaziali cercano tracce di vita presente o passata o almeno della possibilità di forme di vita nel sistema solare.

Marte è stato raggiunto da molte missioni spaziali che vi hanno orbitato intorno, e negli ultimi anni anche da diversi rover, piccoli robot che hanno perlustrato tratti della sua superficie raccogliendo campioni proprio per verificare se le condizioni chimiche del pianeta permettano l’esistenza di forme di vita.

Ormai sappiamo per certo che su Marte c’è acqua in forma di ghiaccio e che in passato ci sono state grandi quantità di acqua in forma liquida, anche se poi il calore solare le ha progressivamente prosciugate. Quindi Giovanni Schiaparelli non aveva poi così torto.

Questo non impedisce che qualcuno sogni ad occhi aperti e pensi, in un futuro molto lontano, se non sia possibile, con opportune tecnologie, non solo arrivare su Marte, ma addirittura agire sulla sua atmosfera e sulla sua superficie per modificarla, renderla più simile alla terra e farne un pianeta abitabile e in un dopodomani molto lontano, quando la nostra terra sarà o troppo affollata o non più abitabile, trasferire una parte della popolazione su Marte. E’ il cosiddetto concetto di terraforming che si riferisce proprio al fare di Marte un pianeta un po’ più simile alla Terra.