Un milanese a Firenze: A. Manzoni

Piccola storia dell'italiano

Oggi, i nostri amici hanno parlato di Alessadro Manzoni, un grande scrittore milanese vissuto nel secolo dell’Unità d’Italia, e del suo romanzo: I promessi sposi. Agli inizi del XIX secolo, la lingua degli scrittori e la lingua della gente comune erano molto lontane: gli scrittori scrivevano nell’italiano letterario, la gente comune parlava in dialetto. E in Italia esistevano e ancora esistono centinaia di dialetti. Manzoni era uno scrittore democratico: voleva scrivere le sue opere in una lingua comprensibile a tutti. Nel 1823 Manzoni ha scritto una prima volta il suo romanzo. Ma lo ha scritto nel fiorentino antico di Dante, Petrarca e Boccaccio: una lingua bella, ma morta, che nessuno usava per parlare. Manzoni aveva a disposizione anche una lingua viva: il suo dialetto milanese, ma fuori di Milano e della Lombardia nessuno capiva il milanese. Ecco allora la sua idea: riscrivere il suo romanzo in fiorentino sì, ma nel fiorentino parlato ai suoi tempi, dunque in una lingua viva, non morta. Per fare questo, Manzoni è andato a Firenze, ha studiato il fiorentino parlato e ha riscritto il suo romanzo nella lingua parlata a Firenze dalle persone colte, una lingua molto simile all’italiano di oggi. Un’ultima cosa. Visto che ho nominato spesso Firenze, voglio raccontarvi da dove viene il nome di questa città. Viene dalla parola latina Florentia, da un verbo che in latino significava ‘fiorire’. Ed è ancora così: in fondo, i bellissimi monumenti di Firenze sono come i fiori di questa grande città.