Giuseppe Ungaretti, Porto sepolto

Alessandro Zaccuri e Carlo Ossola

Scritto su pezzi di carta di fortuna che gli capitavano tra le mani nella trincea del Carso, Il porto sepolto di Giuseppe Ungaretti nasce in mezzo alla tempesta d’acciaio della Prima Guerra Mondiale e scaturisce dalla necessità di rinnovare la lingua poetica, rendendola essenziale, estrema, ridotta a puro vocabolo. Successivamente inserito nella raccolta Allegria di naufragi (poi Allegria), Il porto sepolto è un viaggio nel misterioso segreto che la personalità di ogni uomo tiene celato tra le pieghe dell’animo. La poesia è dunque discesa nel profondo, di lì il poeta attinge i suoi canti, trova una parola per poi riportarla alla luce, come nei famosi versi che sono un autentico manifesto di poetica: “Quando trovo/ in questo mio silenzio/ una parola/ scavata è nella mia vita/ come un abisso”. Nel momento in cui ciascuno singolarmente tocca la propria fragilità, scopre nel cuore la fratellanza, un amore per le vite degli altri che ci toccano o a volte ci sfiorano appena, come pallottole.

 

Nel filmato il commento di Alessandro Zaccuri e Carlo Ossola dalla trasmissione Cultbook.