Giuseppe Ungaretti, l'avventura della poesia

Un viaggio alla scoperta di un grande autore

Dal programa Rai I grandi della Letteratura Italiana, un viaggio alla scoperta di un grande autore, Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970), delle sue opere, del suo stile, della sua storia e dei suoi luoghi. Con la narrazione di Edoardo Camurri e le letture di Licia Maglietta e l'intervento di grandi critici d'eccezione.

Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888, da genitori italiani originari della provincia di Lucca, nasce Giuseppe Ungaretti, uno dei massimi poeti italiani del Novecento. Il padre si trovava in Africa perché impiegato, in quel momento, nello scavo del Canale di Suez, scomparso precocemente per una malattia contratta sul lavoro. La madre aveva un forno di proprietà, con i proventi del quale riuscì ad iscrivere il giovane Giuseppe ad una delle scuole più esclusive della città: l' École Suisse Jacot.  Fu proprio a scuola che ncque in lui l'amore per la poesia.

Più tardi, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane Giuseppe si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, inizia a leggere, tra gli altri, le opere di Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche e Charles Baudelaire. Gli studi universitari li intraprese a Parigi dove frequentò per due anni le lezioni tenute dal filosofo Henri Bergson, dal filologo Joseph Bédier e da Fortunat Strowski, alla Sorbona ed al Collège de France. In quegli anni stringe amicizia con alcuni intellettuali dell'ambiente artistico-letterario della Ville Lumière, tra cui Guillaume Apollinaire, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani e Georges Braque. Inizia a collaborare alla rivista Lacerba dove pubblicherà 16 liriche.

Nel 1914, quando scoppia la Prima guerra mondiale, si schiera dalla parte degli interventisti e nel 1915, quando l'Italia entra nel conflitto, decide di lasciare tutto e arruolarsi nel 19° Reggimento di fanteria della "Brigata Brescia". E' in trincea che comincia a scrivere un tacquino di poesie che poi, nel 1916, verranno raccolte e stampate in 80 copie con il titolo Il porto sepolto.

Finita la guerra, Ungaretti si trattiene nella capitale francese, dapprima come corrispondente del giornale Il Popolo d'Italia, diretto da Benito Mussolini, ed in seguito come impiegato all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel 1919 dà alle stampe, a Parigi, la raccolta di versi in francese La guerre - Une poésie, che sarà poi inclusa nella sua seconda raccolta di versi Allegria di naufragi, pubblicata a Firenze nello stesso anno. Nel 1921, si trasferisce con la moglie e i due figli a Marino, in provincia di Roma, e collabora con l'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri.

Gli anni Venti segnano un cambiamento nella vita privata e culturale del poeta: aderisce al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925. Il documento, redatto da Giovanni Gentile, esaltava il fascismo come un movimento rivoluzionario e proiettato verso il progresso. L'8 agosto del 1926, nella villa di Luigi Pirandello nei pressi di Sant'Agnese, sfida a duello Massimo Bontempelli, a causa di una polemica nata sul quotidiano romano Il Tevere: Ungaretti riporta una lieve ferita al braccio destro ma tutto finsce con una riconciliazione.

Nel 1926 si trasferisce a Marino Laziale e nel 1928 si converte al cattolicesimo, come testimonia la raccolta di poesie Sentimento del tempo. A partire dal 1931, Ungaretti ricopre l'incarico di inviato speciale per La Gazzetta del Popolo e dunque viaggia molto, soprattutto in Egitto, in Corsica, nei Paesi Bassi e nell'Italia Meridionale. Il frutto di quest'esperienze viene poi raccolta nel volume Il povero nella città (pubblicato nel 1949), e nella sua rielaborazione Il deserto e dopo, che vedrà la luce solamente nel 1961. Nel 1933 il poeta raggiunge il massimo della sua fama.

Nel 1936, durante un viaggio in Argentina su invito del Pen Club, gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile. Ungaretti accetta e si  trasferisce in Brasile con tutta la famiglia, fino al 1942. A San Paolo, muore il figlio Antonietto nel 1939, all'età di nove anni, per un'appendicite mal curata, lasciando il poeta in uno stato di acuto dolore e d'intensa prostrazione interiore, evidente in molte delle sue poesie successive, raccolte ne Il Dolore, del 1947, e in Un Grido e Paesaggi, del 1952.

In piena Seconda guerra mondiale, nel 1942, Ungaretti torna in Italia dove viene nominato Accademico d'Italia "per chiara fama" e ricopre la cattedra di Letteratura moderna e contemporanea all'università La Sapienza di Roma. Ma nel 1944 l'allora Ministro dell'Istruzione Guido de Ruggero firma il decreto di allontanamento di Ungaretti dall'insegnamento a seguito della politica di epurazione seguita alla caduta di Mussolini. Nel 1947 il nuovo ministro revocherà il provvedimento e Ungaretti tornerà ad insegnare fino al 1965.

A partire dal 1942 la casa editrice Mondadori inizia la pubblicazione dell'opera omnia di Ungaretti, intitolata Vita di un uomo. Nel secondo dopoguerra, vengono pubblicate nuove raccolte poetiche mentre l'artista si dedica a viaggiare e a ricevere prestigiosi premi, come il Premio Montefeltro nel 1960 e il Premio Etna-Taormina nel 1966. Nel 1954 sfiora il Premio Nobel per la Letteratura che va invece a Salvatore Quasimodo.

Nel 1968 partecipa come voce narrante allo sceneggiato televisivo L'Odissea di Franco Rossi in cui declama alcuni brani del poema omerico. Nel 1969 la Mondadori inaugura la collana dei Meridiani pubblicando l'opera omnia ungarettiana. Nello stesso anno il poeta fonda l'associazione Rome et son histoire. Nella notte tra il 31 dicembre del 1969 ed il 1º gennaio del 1970, Ungaretti scrive la sua ultima poesia, L'Impietrito e il Velluto, pubblicata in una cartella litografica il giorno del suo 82esimo compleanno.

Nel 1970, parte per gli Stati Uniti per ritirare un prestigioso premio internazionale conferitogli dall'Università dell'Oklahoma. La fatica dell'impresa debilita definitivamente la sua fibra. Ungaretti muore a Milano, nella notte tra il 1º e il 2 giugno del 1970, all'età di 82 anni, per una broncopolmonite.


Uno scatto che ritrae il duello tra Ungaretti e Bontempelli (8 agosto 1926)