Il batterio killer

C'è un batterio che spaventa gli scienziati

E’ il  batterio contenente un gene chiamato Mcr-1 .Si sta diffondendo nel mondo a una velocità impensabile.Scoperto circa due anni fa, è già presente nel 25% dei pazienti ricoverati in ospedale in alcune aree della Cina, ed è stato individuato anche negli Stati Uniti e in altri 20 paesi.  L’Mcr-1 è resistente alla Colistina, l’antibiotico che era rimasta l’unica arma a disposizione dei medici dopo che la diffusione globale di batteri multi-resistenti sta rendendo inutili gran parte degli antibiotici normalmente in uso. 

L’ipotesi che in un prossimo futuro banali infezioni o interventi chirurgici di routine come un’appendicectomia possano mettere a rischio la vita dei pazienti è tutt’altro che infondata.Il governo britannico, le Nazioni Unite, e i governi di altri paesi hanno spinto per discutere del problema e spingere le case farmaceutiche ad accelerare la ricerca in modo da trovare una soluzione. Gli antibiotici sono stati usati negli ultimi decenni in modo così massiccio da avere favorito la creazione di batteri estremamente resistenti, che i medicinali non riescono più a combattere. Per questa ragione molti medici avevano fatto ricorso alla Colistina, un antibiotico nato negli Anni 50 che era in disuso anche a causa dei pesanti effetti collaterali sui reni.

Nonostante le complicanze che crea, il farmaco era  considerato “meglio che niente” in numerosi trattamenti di batteri multi-resistenti. La diffusione dell’Mcr-1 rende ora inutile anche quest’ultima arma e gli esperti sono seriamente preoccupati. Attualmente 700 mila persone muoiono ogni anno per infezioni resistenti agli antibiotici e questo numero salirà a 10 milioni nel 2050. La tubercolosi, tornata a diffondersi nel mondo nella forma resistente Mdr-Tb, uccide già ogni anno 190 mila persone e il numero delle vittime crescerà esponenzialmente …se non si farà qualcosa.  

La resistenza agi antibiotici metterà a rischio molte delle moderne procedure mediche: i trapianti diventeranno impossibili, le infezioni saranno molto più frequenti, gli interventi gastrointestinali saranno a rischio, mentre anche la chemioterapia e i tagli cesarei dipendono dagli antibiotici. I più catastrofisti ipotizzano che se tutto dovesse andare storto si tornerà ai tempi che hanno preceduto l’invenzione della penicillina, quando si moriva per un’influenza o per una leggera ferita infetta. Gli scienziati ammoniscono i  medici:  dovrebbero smetterla di prescrivere antibiotici quando non è necessario, come purtroppo si fa dagli Anni 50. Ma addossare tutte le responsabilità medici o ai pazienti farmacomani è ingiusto: bisogna tirare in ballo, in larga misura, l’industria alimentare.  Basti pensare agli allevamenti intensivi di bestiame e di pesci dove, antibiotici come la Colistina, sono massicciamente usati per incrementare la produzione e guadagnare di più. In India, il fiume Gange è così inquinato da antibiotici provenienti dagli allevamenti, da essere diventato una zuppa primordiale nella quale nascono super-batteri che mettono a rischio le nostre vite. 

Ma gli allevamenti intensivi sono ovunque nel mondo. Mai come in questo caso è necessario trovare una soluzione.