Casa Sapiens: "Lunga vita alle piante"
Ottava Puntata
Le piante trovano sempre il modo di… tornare al futuro. Anche dopo una devastazione come quella causata dal lancio della bomba atomica a Hiroshima il 6 agosto del 1945 quando, a pochi mesi dallo scoppio, un salice piangente che era a soli cento metri dal punto della detonazione, con l’arrivo della primavera, ha ricominciato a germogliare. Qualcosa di simile è accaduto anche a Pripyat, la città ucraina abbandonata a seguito del disastro della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986: dopo decenni le piante hanno invaso strade e palazzi, verdeggiando dove prima era la più completa desolazione e riprendendosi lo spazio un tempo colonizzato dai Sapiens.
Non è un caso se l’organismo più antico del Pianeta sia una foresta. Si chiama Pando, si trova nello Stato dello Utah, negli Stati Uniti, ed è costituita da migliaia di pioppi tremuli geneticamente identici e collegati da un sistema di radici condivise. La sua età va dai 16 agli 80 mila anni.
L’organismo più antico al mondo è una pianta e, come ci ricorda il neuroscienziato Stefano Mancuso, gli alberi sono una storia affascinante di resistenza, salvano vite, sopravvivono e ci permettono di sopravvivere. Come a Hiroshima, come a Pripyat, le piante sanno come rinascere. Hanno una percezione perfetta dell’ambiente che le circonda e, anche se quasi tutte non possono muoversi da dove hanno le radici, alcune specie come i pomodori e il tabacco sono capaci di comunicare emettendo onde sonore. Le piante sono dotate di intelligenza collettiva e per questo cooperano anziché combattersi, come accade nel resto del mondo dei viventi in cui la competizione è la forza principale dell’evoluzione. Le piante possono vivere in simbiosi anche con gli animali, soprattutto insetti e ci insegnano che anche noi dovremmo stare in equilibrio con loro, grati per tutto quello che il mondo vegetale ci assicura: riciclano l’anidride carbonica e qualsiasi altro tipo di inquinante organico, forniscono ossigeno, cibo, legname e medicinali e mitigano gli effetti del cambiamento climatico.
Eppure, i Sapiens continuano nella loro corsa distruttiva a spese del Pianeta. Anche del mondo vegetale: secondo uno studio recente negli ultimi 250 anni si sono estinte 570 specie di piante da seme, una media di 3 all’anno, 500 volte più velocemente di quanto solitamente accade in natura. Per ricavare legname, per conquistare spazio all’agricoltura e alle costruzioni stiamo sterminando questo mondo senza battere ciglio. Secondo il WWF, dal 1970 è andato perduto il 20% della foresta dell’Amazzonia: negli ultimi 50 anni, complici anche gli incendi, nella foresta amazzonica è stato distrutto un territorio grande quanto la Turchia.
Dovremmo imparare ad essere grati alle piante per quello che ci danno semplicemente vivendo: perché le piante ci connettono con la vita, ce la insegnano e la rendono possibile da milioni di anni; non si lasciano scoraggiare e si organizzano come possono per cercare spazi, sia crescendo sia affidando i propri semi ad altri organismi viventi o all’aria perché li traportino in altri luoghi del pianeta. E non lo fanno solo sulla terra emersa ma anche sotto il mare. È il caso della posidonia che 30 milioni di anni fa viveva sulla terraferma ed è poi migrata nel mare. Dove si adopera anche per arginare gli effetti nefasti del cambiamento climatico: nel Mediterraneo la posidonia libera nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni metro quadrato di prateria. Consentendo anche a noi Sapiens di fare qualche passo in più verso il futuro.
Mario Tozzi e le sue incursioni nel passato, nel presente e nel futuro della vita dei Sapiens proseguono con l’ottava puntata di Casa Sapiens, una produzione Rai Cultura, in onda su Rai Scuola (canale 57 del digitale terrestre).
Guarda le puntate di Casa Sapiens su Rai Play
Non è un caso se l’organismo più antico del Pianeta sia una foresta. Si chiama Pando, si trova nello Stato dello Utah, negli Stati Uniti, ed è costituita da migliaia di pioppi tremuli geneticamente identici e collegati da un sistema di radici condivise. La sua età va dai 16 agli 80 mila anni.
L’organismo più antico al mondo è una pianta e, come ci ricorda il neuroscienziato Stefano Mancuso, gli alberi sono una storia affascinante di resistenza, salvano vite, sopravvivono e ci permettono di sopravvivere. Come a Hiroshima, come a Pripyat, le piante sanno come rinascere. Hanno una percezione perfetta dell’ambiente che le circonda e, anche se quasi tutte non possono muoversi da dove hanno le radici, alcune specie come i pomodori e il tabacco sono capaci di comunicare emettendo onde sonore. Le piante sono dotate di intelligenza collettiva e per questo cooperano anziché combattersi, come accade nel resto del mondo dei viventi in cui la competizione è la forza principale dell’evoluzione. Le piante possono vivere in simbiosi anche con gli animali, soprattutto insetti e ci insegnano che anche noi dovremmo stare in equilibrio con loro, grati per tutto quello che il mondo vegetale ci assicura: riciclano l’anidride carbonica e qualsiasi altro tipo di inquinante organico, forniscono ossigeno, cibo, legname e medicinali e mitigano gli effetti del cambiamento climatico.
Eppure, i Sapiens continuano nella loro corsa distruttiva a spese del Pianeta. Anche del mondo vegetale: secondo uno studio recente negli ultimi 250 anni si sono estinte 570 specie di piante da seme, una media di 3 all’anno, 500 volte più velocemente di quanto solitamente accade in natura. Per ricavare legname, per conquistare spazio all’agricoltura e alle costruzioni stiamo sterminando questo mondo senza battere ciglio. Secondo il WWF, dal 1970 è andato perduto il 20% della foresta dell’Amazzonia: negli ultimi 50 anni, complici anche gli incendi, nella foresta amazzonica è stato distrutto un territorio grande quanto la Turchia.
Dovremmo imparare ad essere grati alle piante per quello che ci danno semplicemente vivendo: perché le piante ci connettono con la vita, ce la insegnano e la rendono possibile da milioni di anni; non si lasciano scoraggiare e si organizzano come possono per cercare spazi, sia crescendo sia affidando i propri semi ad altri organismi viventi o all’aria perché li traportino in altri luoghi del pianeta. E non lo fanno solo sulla terra emersa ma anche sotto il mare. È il caso della posidonia che 30 milioni di anni fa viveva sulla terraferma ed è poi migrata nel mare. Dove si adopera anche per arginare gli effetti nefasti del cambiamento climatico: nel Mediterraneo la posidonia libera nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni metro quadrato di prateria. Consentendo anche a noi Sapiens di fare qualche passo in più verso il futuro.
Mario Tozzi e le sue incursioni nel passato, nel presente e nel futuro della vita dei Sapiens proseguono con l’ottava puntata di Casa Sapiens, una produzione Rai Cultura, in onda su Rai Scuola (canale 57 del digitale terrestre).
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