Jean Starobinski

Televisione, educazione al giudizio

Jean Starobinski, (Ginevra, 17 novembre 1920 – Morges, 4 marzo 2019), psichiatra, storico delle idee e critico letterario, in un'intervista dell'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche del 1992, parla di televisione, un medium dalle enormi potenzialità espressive, ma che, invece di facilitare la comprensione della realtà, può finire per offuscarla, divenendo uno strumento di falsificazione. Alterando l’impatto con il mondo reale, il mezzo televisivo propone all`utente una realtà sostitutiva del presente. In particolare, l`universo presentato ai giovani, lungi dal prepararli ad affrontare la vita, costituisce un effetto-schermo, un diaframma tra fruitore e realtà. L`enorme quantità di messaggi trasmessi, difficilmente decifrabile, viene assorbita in modo indiscriminato, per cui si può accusare la televisione di presentare un universo fantasmagorico o fantasmatico, che invece di educare la mente ad affrontare la realtà ne propone un’altra, in modo che l’impatto con le circostanze della vita si rivelerà deludente e persino traumatico. 
Una società liberale, pur condannando ogni forma di censura, dovrebbe assicurare alle coscienze di tutti la libertà di decidere consapevolmente se ricevere o meno un messaggio. Un liberalismo senza questa "educazione al giudizio" è per Starobinski qualcosa di pericoloso.

"La televisione non fa che rendere infantili gli adulti e precocemente adulti i bambini, eppure non a questo dovrebbe servire. Con la massa di informazioni contraddittorie che circolano incessantemente, con gli stimoli che investono il singolo individuo, che raggiungono l’anima attraverso lo sguardo in modo caotico, attraverso messaggi uditivi sovrapposti gli uni agli altri e contraffatti, alla fine il rumore diventa assordante e quello che viene comunicato non è più un messaggio comprensibile, ma qualcosa di frastornante, come una randellata. Tutto viene assorbito confusamente e la somma finisce per essere uguale a zero: un vuoto schiacciante".