Paulo Freire: per una pedagogia degli oppressi

L'istruzione come atto d'amore

Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo,  gli uomini si educano insieme con la mediazione del mondo
Paulo Freire

Nel filmato, tratto dal programma Dialoghi con Paulo Freire (1989), il grande pedagogo brasiliano, intervistato da alcuni docenti italiani, espone i principi della sua pedagogia, fondata sull’esistenza nella società, di una dialettica tra oppressori e oppressi.
 

L’educazione scaturisce dalla relazione tra insegnante e alunno, mediata dall’oggetto dell’insegnamento che deve sollecitare lo studente, invitandolo a partecipare senza metodi autoritari

Qualsiasi pratica educativa non può essere neutra, essa è necessariamente direttiva  e non manipolatoria. Pertanto, è importante per l’educatore sviluppare la capacità di inventare e sperimentare con passione nuovi metodi e tecniche che catturino l'alunno.

La scuola pubblica, secondo Freire, deve essere messa al servizio dei bambini dei ceti più popolari

L'alunno con pochi mezzi materiali, non ha un'intelligenza inferiore agli altri più fortunati, anche questi soggetti hanno capacità e desiderio di conoscere. Un elemento centrale del pensiero pedagogico di Freire è l’amore.

Per Freire, l’istruzione è un atto d’amore


Paulo Freire è una figura di spicco nel pensiero pedagogico, non solo latinoamericano ma mondiale. Brasiliano, nato a Jaboatão dos Guarapes, una piccola città vicino a Recife nel 1921, e morto a San Paolo nel 1997 all’età di 75 anni, Freire è l’espressione e il modello di un educatore impegnato nei confronti dei poveri.
La sua eredità accademica di pedagogia critica ha influenzato numerose organizzazioni sociali in tutto il mondo. La sua vita e il suo lavoro lo hanno reso un leader nella lotta per la liberazione degli umili, dei settori emarginati della popolazione che sono culturalmente messi a tacere in molte parti del mondo. 
Influiscono molto nella sua determinazione a combattere la fame le esperienze personali della sua prima fase di vita. Successivamente, una migliore situazione finanziaria e familiare gli consentiranno di studiare presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federale del Pernambuco, dove svolgeva contemporaneamente altri studi nel campo della filosofia e della psicologia del linguaggio.
Inizialmente, Freire esercitava la sua professione nei sindacati, in particolare nell’ambito del diritto del lavoro. Successivamente, venne assunto come tecnico dai Servizi sociali dell’industria, dove si relazionava con i giovani attivisti cattolici e qui, divulgava le sue prime originali esperienze pedagogiche maturate in una scuola primaria del nord-est del paese. Il suo lavoro come coordinatore del progetto di educazione degli adulti a Recife, lo ha portò allo sviluppo di progetti di alfabetizzazione critica e alla riconcettualizzazione delle basi della pedagogia classica. 
Una componente centrale di questi progetti erano i circoli culturali che Freire considerava una nuova istituzione di cultura popolare, luoghi dove lo studioso cambia radicalmente il metodo passivo della pedagogia tradizionale. Gli studenti diventano partecipi del gruppo e in quel ruolo, prendono parte alla generazione di contenuti di studio.
La metodologia di Freire fu determinata dalla relazione dialettica tra epistemologia, teoria e tecniche. Per lui, la pratica sociale è la base della conoscenza, da essa si costituisce la metodologia, un’unità dialettica che consente di ritornare alla stessa pratica e trasformarla. La metodologia è determinata dal contesto di lotta in cui si trova la pratica educativa specifica. Il quadro di riferimento è definito dallo storico e non può essere rigido o universale, ma deve necessariamente essere costruito dagli uomini, come soggetti cognitivi, in grado di trasformare la realtà. L’uso del dialogo, come metodo che consente la comunicazione tra gli studenti e tra loro e l’educatore, è identificato come una relazione allo stesso livello orizzontale, al contrario dell’anti-dialogo come metodo di insegnamento tradizionale. Su questa base, Freire propone l’educazione dialogica come il modo per sviluppare una pedagogia della comunicazione che faciliti il ​​dialogo con “qualcuno” e su “qualcosa”.
All’inizio degli anni Sessanta del Novecento, con l'emergere di vari movimenti sociali, l'ambiente per la diffusione delle esperienze educative sostenute da Freire divenne più favorevole e a metà di quel decennio potè sviluppare ampi programmi di alfabetizzazione con i contadini del nordest del Brasile. Per questo, la sua attività educativa è stata perseguitata dai militari e dai proprietari terrieri come “sovversiva”, e pertanto, fu incarcerato. In carcere iniziava a scrivere il suo primo importante lavoro educativo: L’educazione come pratica della libertà, che terminò dopo l’esilio in Cile. In questo libro, riflette sull’esperienza di Recife e rivela le sue tesi fondamentali sulla necessità di sviluppare una capacità critica per essere in grado di agire come agenti trasformanti. Espone il concetto di consapevolezza e la contrappone all’alienazione derivante dal processo di massificazione della società. La sua pedagogia liberatrice pone le basi per una nuova pedagogia in chiara opposizione a quella tradizionale, che egli chiamava bancaria.
All’inizio del suo esilio, Freire ha lavorato in Cile e alla fine degli anni Sessanta, ha svolto una tappa del suo lavoro presso l’Università di Harvard, un periodo che gli ha permesso di comprendere meglio la realtà degli Stati Uniti, da cui conclude che la repressione e l’esclusione della povertà dalla vita economica e politica, non erano esclusive dei paesi del Terzo mondo, estendendo la sua definizione di Terzo mondo da un concetto geografico a un concetto politico. In quel periodo scrisse La pedagogia degli oppressi, il suo lavoro più popolare, tradotto in numerose lingue. 
Alla fine del suo soggiorno ad Harvard, Freire si trasferiva in Svizzera, dove ha lavorato per circa  dieci anni a Ginevra, come consulente speciale presso il Dipartimento di Istruzione del Consiglio mondiale delle Chiese. Lì offrì consulenza educativa a vari governi del Terzo mondo, principalmente in Africa. La sua influenza sui programmi non formali di educazione degli adulti in America Latina e nei Caraibi e in generale nei paesi in via di sviluppo è stata molto ampia.
Nel 1974, l’Istituto internazionale per i metodi di alfabetizzazione degli adulti dell’UNESCO, ha pubblicato un numero speciale dedicato al pensiero di Freire.
Nel 1980, dopo  sedici anni di esilio, Freire tornava in Brasile e iniziava il suo lavoro all’Università di San Paolo. Nel 1989, divenne segretario della pubblica istruzione nello Stato di San Paolo.