Palmiro Togliatti: Il "rivoluzionario costituente"

La sua storia e l'eredità politica

Palmiro Togliatti (1893 - 1964), conosciuto come "il migliore", l'uomo politico italiano che trasformò il Partito Comunista Italiano in una delle più importanti organizzazioni di massa del dopoguerra. In questo filmato di Rai Storia, tratto dal programma "Il Tempo e la Storia", i momenti salienti della sua vita e della sua azione politica a partire dagli anni Venti fino alla sua morte, avvenuta a Jalta il 21 agosto 1964.

Tre date importanti per raccontare i passaggi più significativi della vita di Togliatti: 10 febbraio 1926, a causa della persecuzione fascista è costretto all'esilio in Unione Sovietica; 14 luglio 1948, davanti a Montecitorio uno studente, Antonio Pallante, gli spara ferendolo; 21 agosto 1964, a Jalta, in Crimea, Togliatti si spegne a causa di un malore improvviso. Ospite della trasmissione, il professor Agostino Giovagnoli, storico dell'età contemporanea, spiega il ruolo che ebbe Palmiro Togliatti non solo nella politica ma anche nella cultura e nella società italiana del dopoguerra.

Togliatti nasce a Genova il 26 marzo 1893. Studia Giurisprudenza a Torino e qui conosce Antonio Gramsci con cui nel 1919 fonda la rivista "L'Ordine Nuovo" e insieme partecipano alle occupazioni delle fabbriche e ai consigli operai mentre la nascita del fascismo lascia già intravedere la fine dei primi esperimenti rivoluzionari in Italia. Nel 1921 Togliatti e Gramsci sono in prima fila nella fondazione del Partito Comunista Italiano. Con l'arrivo al governo di Mussolini per i militanti comunisti i tempi si fanno sempre più difficili: si moltiplicano le violenze squadriste e gli arresti. Nel 1926 Togliatti si trasferisce a Mosca per sfuggire alla caccia dei fascisti.

Dopo l'arresto di Gramsci, Togliatti diventa il leader del partito che nel frattempo ha stabilito la sua sede a Parigi. Fedele alla linea politica di Stalin, a differenza di Gramsci e di altri dirigenti del PCI, Togliatti non ha tentennamenti nemmeno di fronte ai processi sommari e alle fucilazioni degli oppositori. Il Comintern lo invia in Spagna durante la Guerra Civile mentre si annuncia lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Dopo 18 anni di esilio in Unione Sovietica, nel 1944 Togliatti torna in Italia, sbarcando il 27 marzo a Napoli, appena liberata dai nazisti. Vede la miseria, la mancanza di lavoro, si rende conto della situazione critica in cui si trova in quel momento quella parte del Paese e insieme della necessità di una pacificazione per riunire la Nazionein nome della rinascita. 

Con il governo Parri Togliatti entra nel vivo della vita politica del dopoguerra come Ministro della Giustizia. Il suo primo atto a favore della riconciliazione nazionale è l'approvazione il 22 giugno del 1946 di un'amnistia che riguarda principalmente i reati politici commessi dai fascisti, ad esclusione di quelli più gravi. Nel frattempo, le elezioni del 2 giugno per l'Assemblea Costituente conferiscono un'ampia maggioranza alla Democrazia Cristiana (35,2%) mentre i comunisti risultano  la terza forza dopo i socialisti. Oltre al voto per la rappresentanza nell'Assemblea Costituente, il 2 giugno gli italiani avevano votato anche per il referendum Monarchia-Repubblica con l'affermazione della Repubblica.

Il professor Giuseppe Vacca, presidente della Fondazione Gramsci, spiga il significato di alcuni importanti documenti, presenti nella mostra "Togliatti Padre Costituente" (2015), allestita alla Camera dei Deputati, raccontando il ruolo che il leader comunista ebbe nei lavori dell'Assemblea Costituente. Togliatti infatti è stato l'unico dirigente del Partito Comunista ad aver partecipato alla fondazione di una Repubblica democratica secondo i canoni di un costituzionalismo europeo. Nel lavoro di definizione della Costituzione repubblicana, Togliatti collaborò molto soprattutto con il giurista Giuseppe Dossetti, una delle grandi menti del mondo cattolico, collaborazione che portò ad un accordo sulla definizione dell'articolo 7 che regola i rapporti tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica. 

Definita la Costituzione, il 18 aprile 1948 arrivano le prime elezioni politiche democratiche che vedevano contrapposte da una parte la Democrazia Cristiana e dall'altra il Fronte Popolare, formato dai socialisti e dai comunisti. Chi avrà in mano il potere nel primo governo democraticamente eletto dai cittadini italiani? L'esito non lascia spazio a fraintendimenti: alla Camera la DC ottiene il 48,5% dei voti mentre al Fronte va il 31% con un netto calo rispetto alle elezioni del giugno '46. Ma la tensione tra i due schieramenti non si esaurì e invece sfociò in un atto allora impensabile: il 14 luglio del 1948 uno studente, davanti a Montecitorio, esplose tre colpi di pisotola contro Toglliatti ferendolo gravemente. Nel filmato Nilde Jotti ricostruisce le fasi dell'attentato. Lo sciopero generale che ne seguì, promosso dalle forze di opposizione, non raggiunge lo scopo che si era prefisso: la caduta del governo e le dimissioni del ministro dell'Interno Scelba. Lo stesso Togliatti, dal suo letto d'ospedale, rassicura i compagni e cerca di pacificare gli animi, scongiurando il pericolo di un'insurrezione armata.

Quando nel 1953 Stalin muore, si apre in Urss la lotta per il potere da cui alla fine esce vincitore Nikita Kruscev che diventa il nuovo segretario. Le idee del nuovo leader, diverse da quelle di Stalin, creano scompiglio anche nei dirigenti del PCI, compreso Togliatti. Al XX Congresso del Pcus, che si tiene a Mosca nel febbraio del 1956, Togliatti parla di "via italiana" al comunismo, che prenda in considerazione lo sviluppo storico del Paese, la sua struttura sociale e l'orientamento di larghe masse della popolazione. La lotta deve sempre e comunque svolgersi sul terreno della democrazia e non su quello della violenza. Distenzione e coesistenza pacifica del blocco occidentale e di quello comunista dunque nelle parole di Togliatti che fanno eco a quelle pronunciate dallo stesso Kruscev in funzione anti stalinista. Inizia l'età del disgelo.

Quando Kruscev decide di mandare i carri armati in Ungheria per stroncare la rivolta democratica, Togliatti fatica a trovare una motivazione plausibile ad un atto che tutti giudicano un'intollerabile ingerenza. "Noi siamo un partito che sta dalla parte di chi lotta in difesa della propria libertà", dice nel corso di una tribuna elettorale nel 1961. Ma contemporaneamente condanna Imre Nagy, primo ministro e sostenitore dei rivoluzionari anti sovietici durante la rivoluzione ungherese, perché a suo parere si era macchiato di gravi delitti, violando la Costituzione del suo paese. Per Togliatti, ancora una volta, non si può mettere in dubbio il ruolo guida di Mosca.

Agli inizi degli anni Sessanta Togliatti torna a guardare al mondo cattolico. A Bergamo, nel 1963, pronuncia uno storico discorso intitolato "Il destino dell'uomo". L'esigenza di un fronte comune contro il consumismo e la mercificazione della vita, sono le cerniere che devono fare da ponte tra credenti e comunisti. Pochi giorni dopo il discorso di Bergamo, papa Giovanni XXIII pubblica l'enciclica "Pacem in Terris". Ma le elezioni politiche che seguono non danno i risultati che Togliatti si aspetta. Nell'agosto del 1964 il segretario del Partito Comunista riparte per l'Unione Sovietica e lì scrive il cosiddetto "Memoriale di Jalta" in cui muove diverse critiche alla dirigenza del Pcus, tra l'altro la lentezza con cui si sta lasciando alle spalle l'eredità staliniana. Il 13 agosto Togliatti viene colpito da un'emorragia cerebrale e si spegne qualche giorno dopo, il 21 agosto. Il 25 agosto si svolgono a Roma i solenni funerali cui partecipano centinaia di persone da tutto il mondo.