Silvio Pellico. "Le mie prigioni"

Silvio Pellico ((Saluzzo 1789 - Torino 1854).) è stato un patriota e scrittore italiano. Il suo maggior successo letterario è la tragedia Francesca da Rimini del 1815.Collaborò con la rivista politico-letteraria Il Conciliatore, foglio sul quale nacque il Risorgimento italiano, 

Scuotere l’Italia dal peggiore dei pericoli, l’abitudine cioè di non pensare! Noi ci proponiamo di conciliare e conciliamo infatti, non i leali coi falsi, ma tutti i sinceri amatori del vero!
Da un editoriale di Silvio Pellico su Il Conciliatore

A Lione nel 1806 nel corso di un breve soggiorno entra in contatto con gli ambienti illuministi e della Rivoluzione Francese. Richiamato dal padre a Milano nel 1809, vi giunge pronto a inserirsi nei circoli intellettuali più avanzati della città. Stringe rapporti, tra gli altri, con Vincenzo Monti, con il conte Porro Lambertenghi e soprattutto con Ugo Foscolo. Negli stessi anni inizia la sua attività di letterato, di poeta e di drammaturgo mettendo, tra le altre, in scena nel 1815 Francesca da Rimini, che rompe il rigido schema della tragedia alfieriana introducendo nel racconto note di trasporto romantico e di pathos retorico.

Dal 1816 fa il precettore nella casa del conte Porro Lambertenghi, collabora a farne la sede del Conciliatore che comincia le sue pubblicazioni nel 1818 e del quale è assiduo collaboratore e redattore. Sospesa dopo appena un anno la pubblicazione del giornale per le persecuzioni della polizia austriaca, Pellico, con il tramite di Pietro Maroncelli, nel 1820 si affilia a una vendita carbonara di Milano. Scoperta la cospirazione nell’ottobre dello stesso anno, viene processato e, insieme a Maroncelli, condannato a morte. La pena poi è commutata in quindici anni di carcere da scontare nella fortezza dello Spielberg.

La detenzione si protrae fino al 1830 con il condono degli ultimi anni di pena. Tornato a Torino, pubblica nel 1832 Le mie prigioni. Il libro, uno dei testi più noti del Risorgimento italiano, ha un grande successo in tutta Europa. La descrizione che l’autore fa, con semplicità e quasi con candore, delle sue vicende giudiziarie e della sua lunga e durissima esperienza carceraria si traduce ben presto in un atto di accusa senza appello contro l’Austria e il suo sistema repressivo. Fino alla sua scomparsa, il 31 gennaio 1854, prosegue nell'attività letteraria e nelle pubblicazioni, ma in una progressiva involuzione di temi e di contenuti, "forse sopraffatto da quella stessa prova di cui pure era riuscito a dare una così alta testimonianza".

Per approfondire:

Le mie prigioni. Lo sceneggiato della Rai in 4 puntate
1854: Muore a Torino Silvio Pellico
Silvio Pellico. Le mie prigioni