Le fontane barocche di Roma

Festa barocca, 1980-1982

Il filmato, tratto da Festa Barocca (Gli Stregoni della meraviglia, 1981-'82), presenta "l'arte della fontana", un tipico prodotto del nuovo genere spettacolare, funzionale e decorativo, nato nella Roma seicentesca.

Zampilli, cascate, spruzzi, traboccamenti, gocciolamenti, specchi e correnti, nella Roma Barocca l'acqua diventa un elemento scenografico e le numerosissime fontane che punteggiano le piazze della città, evocano la perfetta fusione tra spazio urbano e forme derivate dalla natura

Per gli antichi Romani, l’acqua era un dono degli dei e ogni fonte aveva il nume tutelare di una ninfa; leggendaria  quella di  Egeria che si credeva amante e moglie di Numa Pompilio, uno dei sette re di Roma. L'acqua, necessaria alla vita e garanzia d'igiene, alle terme diventava elemento centrale di socialità.
Dopo le numerose invasioni barbariche che avevano messo fuori uso i grandi acquedotti romani, dal XII secolo la popolazione dell'Urbe riprendeva a crescere rendendo così necessaria una rete idrica che distribuisse l’acqua nelle strade.
Furono i papi a risolvere il problema. Oltre al potere spirituale, questi gestivano anche quello secolare e fornire acqua potabile, divenne un atto di mecenatismo utile e funzionale ad abbellire le piazze e ad imprimere così, il marchio del potere in città. 


Giacomo Della Porta, Taddeo Landini e Gian Lorenzo Bernini, Fontana delle Tartarughe, 1581-'88, 1658-'59, Piazza Mattei, Roma 2019

Tipico esempio di fonte cittadina protobarocca, la Fontana delle Tartarughe, realizzata tra il 1581 ed il 1588 su progetto dell'architetto romano Giacomo Della Porta (1533-1602), con le sculture del fiorentino Taddeo Landini (1550-1596).

La Fontana delle Tartarughe, segna il passaggio dal gusto rinascimentale a quello barocco, nell'aspetto articolato e scenografico di un impianto che esibisce tutta l'eleganza tardo manierista

L'arte della fontana, non più una semplice vasca con zampilli, iniziava la transizione dagli ultimi bagliori di una Roma cinquecentesca ancora classica, alle prime luci di un Barocco del quale l'opera di Della Porta era testimone.


Giacomo Della Porta, Taddeo Landini e Gian Lorenzo Bernini, Fontana delle Tartarughe, dettaglio, 1581-'88, 1658-'59, Piazza Mattei, Roma 

La storia di questa fontana è altrettanto emblematica della funzione principalmente estetica che queste opere svolsero nella riqualificazione della città. 
Fu il nobile romano Muzio Mattei a volerla, offrendo in cambio alla Congregazione delle Fonti che gestivano le diciotto fontane, alimentate dall'Acqua Vergine e progettate da Della Porta, di pavimentare a sue spese la piccola piazza antistante il suo palazzo. Lo stesso Mattei, chiedeva a Della Porta un progetto con "particolari caratteristiche", di foggia ben più ricca rispetto alle fontane fin'ora realizzate.

Landini scolpisce quattro figure efebiche che sostengono il catino superiore e al contempo, poggiano su altrettanti delfini affacciati nelle ampie conchiglie sottostanti, capaci valve che accolgono ricchi zampilli d'acqua

Lo scenografico gruppo scultoreo, centro della fontana, poggia a sua volta su una vasca quadrata con spigoli arrotondati.
All'eleganza dei corpi flessuosi e dei delfini ondulati, autentico marchio manierista dello scultore fiorentino, a metà Seicento si aggiunge anche la firma del "principe del Barocco", Gian Lorenzo Bernini (1598–1680). Le quattro tartarughe che raggiungono la vasca superiore nell'intento di bagnarsi, con le quali giocano le figure, sono infatti attribuite dalla tradizione allo scultore e architetto. Le tartarughe, poste in bilico e in posa dinamica, costituirono un felice completamento dell’opera effettuato nel corso di un restauro, sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-1667), nel 1658. Il fatto, è ricordato sulle iscrizioni di quattro cartigli marmorei.
Il rapporto con il gioco infinito dell’acqua fu uno dei temi più suggestivi sviluppati da Bernini nell’arte delle fontane. 

Le sue fontane sono “macchine” che danno lustro alla città, celebrano il prestigio dei committenti, recano sollievo ai cittadini durante la calura estiva, allietati da spruzzi e suoni

L’acqua è vita, movimento, spettacolo e meraviglia,  per questo a differenza delle fontane architettoniche rinascimentali, quelle di Bernini sono concepite in funzione dell’acqua, protagonista assoluta, plasmata con gusto scenografico e trasformata essa stessa in architettura e spettacolo. 
Molte le fontane realizzate da Bernini per qualificare e caratterizzare le piazze romane, ma anche le ville suburbane, come la Fontana del Bicchierone a Tivoli (Villa d'Este, 1660-'61). 


Gian Lorenzo Bernini, Fontana della Barcaccia, 1627-'29, Piazza di Spagna, Roma

Nella Fontana della Barcaccia (1627-1629), in Piazza di Spagna a Roma, Bernini prende a modello per la vasca un tipo di imbarcazione bassa e larga che all'epoca, solcava il Tevere trasportando botti di vino. Lo scarso dislivello fra acquedotto e piazza, obbligò l'artista ad "affondare la barca" leggermente più in basso della quota del suolo e ciò, permetteva un zampillo più alto (La Barcaccia: Pietro o Gian Lorenzo?). 


Gian Lorenzo Bernini, Fontana del Tritone, 1642-'43, Piazza Barberini, Roma

La Fontana del Tritone (1642-'43) in Piazza Barberini a Roma, realizzata su incarico di Urbano VIII (1623-1644), sorge di fronte al palazzo che il pontefice si era fatto costruire nel 1625. Dalla vasca mistilinea in travertino, piuttosto bassa, emergono quattro mostri marini che a loro volta, sollevano con le code una grande conchiglia bivalve aperta, sulla quale sta seduto un Tritone. La mitologica creatura, metà uomo e metà pesce, suona una conchiglia tortile, producendo un altissimo spruzzo. L’immagine è ispirata dalla suggestione letteraria delle Metamorfosi di Ovidio, dove Tritone suona la sua buccina per annunciare il trionfo degli déi. 


Gian Lorenzo Bernini, Fontana dei Fiumi, 1648-51, Piazza Navona, Roma

Nel 1644, saliva al soglio pontificio Innocenzo X Pamphilj (1644-1655) che, per differenziarsi dal suo predecessore Urbano VIII, sia in campo politico-economico, sia soprattutto artistico, provocò una battuta d’arresto del percorso trionfale di Bernini, non riconfermato negli incarichi precedenti e "sorpassato, nelle nuove imprese, dal rivale Francesco Borromini (1599-1667).
Tuttavia, per la costruzione della Fontana dei Quattro fiumi, malgrado il pontefice avesse vagliato tutte le proposte dei concorrenti, inclusa quella di Borromini, nel 1648 commissionò l'opera a Bernini, riconoscendo la superiorità del suo modello. 


Gian Lorenzo Bernini, Modello con obelisco della Fontana dei Quattro Fiumi, 1650, terracotta e legno 

La fontana più grandiosa e spettacolare di Roma, era destinata a  Piazza Navona, luogo che conserva la forma e il nome dello Stadio di Domiziano, dove sorgeva il palazzo della famiglia Pamphilj. 

È questa l'innovazione stilistica e scenografica del Bernini, più emblematica, una fontana sormontata da un obelisco che sembra poggiare nel vuoto sopra lo scoglio bucato di travertino

Incastonato nella roccia del basamento, fra speroni sporgenti e grotte comunicanti, sfidando le leggi della statica, si innalza un obelisco stile egizio, ma di epoca romana, ritrovato nel Circo di Massenzio. La grande stele, in equilibrio sopra il vuoto della grotta sottostante, appare a dir poco temeraria, ma era l’ennesimo prodigio della tecnica e l’ennesima trovata di grande suggestione di Bernini.
In realtà, l’obelisco è assolutamente stabile, perché sostenuto da quattro “piedi” inclinati, ma l’artificio è tutt’altro che chiaro e corrisponde alla “controstatica” barocca, cioè la negazione delle leggi fisiche della stabilità, altro espediente attuato da Bernini per destare  meraviglia. 


Gian Lorenzo Bernini, Fontana dei Fiumi, dettaglio

La fontana, realizzata al centro della piazza in sostituzione di una semplice vasca destinata all’abbeveraggio dei cavalli, presenta il grande plinto roccioso, eretto dentro una vasca ellittica e dalle cui fessure, sgorga l’acqua. Agli angoli del plinto si agitano quattro poderose figure maschili, sono i fiumi Danubio, Nilo, Gange e Rio de la Plata, simboli dei continenti allora conosciuti.

Concepita in un momento di crisi per la Chiesa cattolica, poco dopo la pace di Westfalia che aveva sancito per sempre la tolleranza nei confronti di tutte le religioni all’interno dell’impero, l’opera intendeva celebrare i trionfi del cattolicesimo nel mondo, dall’India alle Americhe

Bernini non fu l’esecutore materiale dell'opera, come spesso accadeva, ma solo l’ideatore. Cinque le figure di artisti coinvolti, a partire dallo scoglio centrale (1648), opera di Giovan Maria Franchi, alla statua del Nilo, di Giacomo Antonio Fancelli (1606–1674), del Danubio, di Antonio Raggi (1606-1674), del Gange, di Claude Poussin e del Rio de la Plata, di Francesco Baratta (1590–1666). Questi non riuscirono a terminare l’opera in tempo per l’anno santo (1650) e i lavori furono portati a termine solo dopo la chiusura del Giubileo, nel 1651.


Gian Lorenzo Bernini, Fontana dei Fiumi, dettaglio

Nella fontana, piante e animali rimandano ai continenti rappresentati: il cavallo al galoppo accanto al Danubio, evoca la pianure danubiane, il coccodrillo ricorda le lontane Americhe, il leone richiama le praterie africane. Il Nilo, copre il volto con un panneggio, giacché le sue sorgenti all’epoca non erano state ancora scoperte. 
La tradizione popolare vuole che Bernini avesse cercato di attaccare Borromini, autore della prospiciente Chiesa di Sant’Agnese in Agone (1652-'72), concependo un Rio de la Plata mentre si copre gli occhi per non vedere l'opera del  rivale, ma la leggenda è del tutto priva di fondamento, perché la costruzione della chiesa è posteriore.


La fontana del Nettuno, Giacomo Della Porta (vasca, 1575-76); Gian Lorenzo Bernini (ampliamento, 1651); Antonio della Bitta e Gregorio Zappalà (sculture, 1878)

La Fontana dei Quattro fiumi non è l’unica a ornare la grandiosa Piazza, alle estremità del grande spazio ellittico erano sorte altre due fontane cinquecentesche di Giacomo Della Porta (1532-1602), quella del Nettuno e quella del Moro. In occasione della realizzazione della Fontana di Bernini, Innocenzo X chiese all'artista di ampliarle ed integrarle per dare maggiore lustro al palazzo di famiglia appena ultimato. Inizialmente fatte da una semplice vasca dal profilo mistilineo, le fontane vennero rimodellate da Bernini che aggiunse una seconda vasca più grande, con lo stesso disegno mistilineo delle precedenti e alcune figure.

APPROFONDIMENTO
Meraviglie. Roma, la regina delle acque
Meraviglie. Piazza Navona

FOTO DI COPERTINA
Giovanni Fontana, Flaminio Ponzio, Ippolito Buzio, Carlo Fontana, Fontana dell'Acqua Paola, detta Il Fontanone, 1610-'14 e 1690-'93, Via Garibaldi, Roma