Lecce. Il miele Barocco del Salento

Lecce. Il miele Barocco del Salento

La Basilica di Santa Croce

Lecce. Il miele Barocco del Salento
In questa puntata (della serie La penisola dei tesori. Meraviglie, 2020), Alberto Angela conduce alla scoperta della città di Lecce e della sua tipica foggia Barocca che caratterizza piazze, chiese e palazzi del suolo cittadino.
Nella storia del Barocco italiano, Lecce rappresenta un'eccezione perché non è una capitale, ma una cittadina che, nel 1669, sotto il regno del Viceré spagnolo di Napoli, contava solo diciottomila abitanti. Inoltre, a differenza di tutte le altre città, a Lecce non esistono singole architetture, sculture o pitture riferibili alla mano di qualche artista importante. Ciò che rende Lecce straordinariamente interessante, è proprio il suo essere nel tessuto storico interno, opera d'arte "a cielo aperto", creata dai cittadini stessi che la abitarono. 

Tuttavia, l'unicità del Barocco leccese sta tutta nella pietra che l'ha edificata, nell'ampio e caldo ventaglio cromatico, dal rosa al giallo, passando per il bianco e l’ambra del miele, peculiare delle sue mura e degli edifici storici di prestigio

La pietra leccese è una roccia di natura calcarea, formata da sedimenti marini, un mix di minerali come quarzi, sassi e conchiglie, ricavati dalle cave del Salento, già utilizzati nel Medioevo, ma valorizzati in forma artistica dalla metà del Cinquecento, fino al Settecento. 
Essendo molto malleabile, la pietra leccese veniva tuffata nel latte per renderla più resistente e compatta, caratteristiche che hanno favorito il suo utilizzo non solo nell'edilizia, ma anche nella scultura. Infatti, quello che era all'epoca considerato il "marmo dei poveri", nel Sei e Settecento diverrà materia preziosa per decorare ed arricchire le facciate cittadine di figurine animate e misteriose, ornamenti  che trovano origine in un ampio arco di tempo e culture diverse, da quella napoletana a quella spagnola, fino a quella normanna. 

Lo spettacolo del Barocco leccese inizia al calar del sole. Molti i viaggiatori seicenteschi affascinati dalla scenografica cittadina esaltata nella luce estiva che accende i muri e restituisce il calore dorato della sua pietra

Le peculiarità di questa roccia calcarea ha permesso l'espansione ipertrofica di decorazioni dal carattere ornamentale e quasi frivolo, come è stato notato, prossimo allo stile settecentesco del Rococò, molto diverso dagli esiti di Bernini e Borromini che, a Roma, progettavano facciate ed interni pensando al movimento delle masse e della luce. 
A Lecce, un frammentio di putti grassocci e goffi, cherubini e serafini tra festoni di verzura, aquile, draghi, leoni, unicorni, cavalli e scimmie, tutto un ricco apparato iconografico, decora e regge le mensole su cui posano i balconi cittadini.


Cattedrale di Santa Maria Assunta, Piazza Duomo, Lecce

Alberto Angela, visita i luoghi cardine che fecero di Lecce il gioiello architettonico ancor oggi visibile; dal Duomo con il suo Campanile, eretti da Giuseppe Zimbalo (1620–1710), nella seconda metà del Seicento, a Palazzo del Vescovo, situato nella piazza, fino all'elegante Palazzo Marrese in stile settecentesco.


Basilica di Santa Croce, Lecce

Emblema del Barocco leccese, la Basilica di Santa Croce, a cui Angela accenna, entrando nell'immensa fabbrica religiosa voluta dei padri Celestini. L'attuale Basilica, che sorgeva nell'area dove il nobile francese Gualtieri VI di Brienne (1305–1356) aveva già fondato un monastero nel Trecento, fu costruita a partire dal 1549, affiancando l'antico edificio medioevale in parte ristrutturato con foggia cinquecentesca.
Completata nel 1699, la Basilica vide l'avvicendarsi di artisti leccesi poco noti, assistiti da maestri scalpellini e intagliatori della zona. I nomi oggi ricordati sono quelli degli architetti e scultori Gabriele Riccardi, del quale sono oscuri i dati anagrafici, e i successori Francesco Antonio Zimbalo (1567–1631) e Cesare Penna (1607–1653).


Il Complesso della Basilica di Santa Croce, Lecce

Il progetto architettonico iniziato da Riccardi, delineava nella parte inferiore la struttura e lo stile classico della chiesa, esemplificato nelle sei colonne in facciata con capitelli zoomorfi, sormontati da un fregio di ispirazione greco-romana. 
Con l'intervento di Antonio Zimbalo, sorsero i tre maestosi portali, quello maggiore, in particolare, affiancato da coppie di colonne binate, è sormontato dagli emblemi araldici di Filippo III di Spagna, Maria d’Enghien e Gualtiero VI di Brienne. Gli stemmi onorifici, continuano sui due portali laterali, dove appaiono i simboli di Santa Croce e dell’Ordine dei Celestini, il cui convento affianca e prolunga la Chiesa.


Basilica di Santa Croce, dettaglio della facciata, Lecce

La parte superiore della facciata fu realizzata da Penna, che concepì una balconata sostenuta da mensoloni con sembianze di uomini e animali allusivi alla Battaglia di Lepanto (1571), evento che allontanò per sempre la minaccia delle incursioni turche nel Salento. Sopra la balaustra, una serie di putti giocano con i simboli dei poteri spirituali e temporali.


Basilica di Santa Croce, dettaglio del rosone, Lecce

La facciata è impreziosita da un grande e raffinato rosone composto di elementi decorativi concentrici, all'interno dei quali si alternano gigli, cherubini e melagrane. Il capolavoro di intaglio fu realizzato nel 1646, come si evince dai due leoni che reggono i cartigli con i numeri “16” e “46” collocati in alto ai lati del rosone. 


Basilica di Santa Croce, dettaglio delle statue, Lecce

Ai lati del rosone due nicchie con le solenni statue di San Benedetto e San Pier Celestino, ossia papa Celestino V, fondatore dell’Ordine, mentre ai lati estremi, le sculture della Fede e della Sapienza, virtù attribuite ai frati. In alto, una fascia decorativa ricca di putti con in mano un'iscrizione e a chiudere l’ordine superiore della chiesa, l'intervento di Giuseppe Zimbalo, un fastigio decorato con fiori e gigli simboli di Santa Croce.

Tutta la decorazione della facciata risponde ad un preciso programma iconografico che fa di Santa Croce il simbolo del  trionfo del Cristianesimo sui miti pagani 

I due ordini della Basilica, infatti, configurano nella parte inferiore l’Inferno e in quella superiore il Paradiso. Sotto, fa capolino il mondo degli inferi con capitelli e frontone ricchi di figure mitologiche quali sirene, arpie e draghi. Sopra, il Paradiso sconfigge il "mondo pagano": fiori ed angeli in festa, simboli di Celestino V e del suo ordine monastico, festeggiano l'evento.


Basilica di Santa Croce, interno, Lecce

Sorta su pianta a croce latina, all’interno la Basilica è a tre navate, suddivise da dodici colonne con capitelli dove, tra motivi di frutta e foglie, fanno capolino i volti degli apostoli.
Il bianco della pietra leccese che regna sovrano in ogni parete dell’edificio, risalta nel marrone del soffitto a cassettoni in legno dorato, dove al centro è racchiusa la tela della “Santissima Trinità”.
Le navate laterali, infine, ospitano ben diciassette cappelle isolate tra loro, dove altari con colonne tortili in sfarzoso stile Barocco, fanno da cornice alle pale dipinte. 
Spicca, l’elaborato altare dedicato a San Francesco da Paola, una complessa macchina Barocca realizzata da Antonio Zimbalo.

APPROFONDIMENTO
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