Germania. Barocco, Rococò e cineserie

Festa barocca, 1980-1982

Il breve filmato estratto della sesta puntata della serie televisiva Festa Barocca (1981-'82) di Folco Quilici e Jean Antoine (Il Barocco degli estremi di Jean Antoine), introduce l'effervescente clima culturale del Sei e Settecento tedesco nell'epoca di Augusto III di Polonia (1696-1763), detto il Sassone.

Il filmato apre su Dresda, una piccola città gioiello di origini antiche nel cuore della Sassonia, distesa sulle rive del fiume dal quale l'appellativo di 'Firenze dell’Elba'

Il fascino delle bellezze architettoniche barocche innestate nel paesaggio di Dresda, fu reso immortale nel Settecento dalle vedute del nipote di Canaletto (1697-1768), Bernardo Bellotto (1721-1780), qui residente per ben diciassette anni. 


Bernardo Bellotto, Dresda dalla riva sinistra dell’Elba con il Castello, la chiesa della Santissima Trinità e il Ponte Augusto, 1748, olio su tela, 235x133cm., Galleria degli antichi maestri, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda

Nel 1747, a soli ventisei anni, il pittore veneziano venne invitato da Augusto III a Dresda con l'incarico di documentare i risultati raggiunti dal grande piano di rinnovamento architettonico della città intrapreso fin dal Seicento. 
Le molte opere che Bellotto ha dedicato a Dresda, hanno tutt'oggi la forza di restituire le atmosfere settecentesche come in un viaggio nel tempo; l'artista coglieva la maestosità della cittadina resa ancora più intensa dai dettagli straordinari di edifici riconoscibili, spesso accompagnati da minute e operose figurine.


Gaetano Chiaveri, Chiesa della Santissima Trinità, 1738-'51, dal 1980 Cattedrale, Dresda

Alla scopo di rendere Dresda un centro artistico all’avanguardia, dall’architettura alla produzione manifatturiera, Augusto III promuoveva vari interventi tra cui, lungo il fiume Elba, l'edificazione della Chiesa della Santissima Trinità (1738-1751), la stessa che svetta, ancora in costruzione, nelle tele di Bellotto. Progettata come chiesa cattolica di corte, o cappella palatina, l'edificio era collegato con il palazzo del re attraverso un passaggio. 
Eretta in perfetto stile Barocco dall'architetto romano Gaetano Chiaveri (1689-1770), l'edificio è caratterizzato da un'alta facciata a torre, ispirata dal Duomo di San Giorgio a Modica (Sicilia). Sulla facciata e sulle balaustre dell'edificio, svettano ben settantotto statue, realizzate dallo scultore vicentino Lorenzo Mattielli (1687-1748), che ne curò l'impostazione con maestranze locali. 
La Santissima Trinità, come molti monumenti d'epoca, fu  gravemente danneggiata nel corso della Seconda Guerra Mondiale e venne poi restaurata negli anni Ottanta del Novecento sotto la DDR.


Lo Zwinger di Dresda verso il 1890, fotografia

Oltre alla Chiesa della Trinità, Augusto III proponeva all'architetto tedesco Matthäus Daniel Pöppelmann (1662-1736) di finire l'edificazione del suo capolavoro architettonico con la creazione dei giardini dello Zwinger (1709-1733). Sorto su un'antica fortezza medioevale, lo Zwinger, uno dei principali complessi barocchi di Dresda, era stato commissionato a Pöppelmann dal padre Augusto II che desiderava uno spazio dedicato agli svaghi di corte. Nel 1719, lo Zwinger ospitò lo sfarzoso matrimonio di Augusto III con Maria Giuseppa, figlia dell’imperatore d’Austria.
Nel grandioso giardino con ninfe e fontane che evocano il Barocco romano del primo Seicento, le feste e la mondanità erano di casa. 

In qualità di sovrano, Augusto III, per nulla interessato alle questioni dei suoi domini, amava dedicarsi alla caccia, all'opera e alla collezione di opere d'arte 

Proseguendo l'attività del padre, Augusto III fece importanti acquisti nel mercato dell'arte di fine Seicento; scelse quadri e incisioni di grande interesse in tutta Europa, creando quella che oggi è nota a Dresda come la Galleria degli antichi maestri, (Staatliche Kunstsammlungen, Dresda), con opere di Raffaello, Giorgione e Rembrandt. Augusto III, inoltre, promosse la commedia dell'arte di compagnie artistiche italiane e il noto compositore Johann Sebastian Bach (1685-1750), nel 1733, gli dedicò una delle più famose partiture solenni da lui scritte, la Messa in Si minore.


Scalinata di accesso a Palazzo Sanssouci, Potsdam

Il terzo re di Prussia, Federico II il Grande (1712-1786), fu una figura di sovrano che impersonò l'archetipo settecentesco del monarca illuminato, sia per la complessa azione svolta sul piano politico, militare, economico e amministrativo, sia per lo sviluppo impresso alle scienze e alle arti. 
Musicista, soldato, filosofo e amatore d'arte, Federico II fece erigere a Potsdam, capitale del Brandeburgo, una residenza estiva sulla base di schizzi da lui stesso realizzati. Il nome, Palazzo Sanssouci, dal francese "sans souci", ossia "senza preoccupazioni", porta con sé il significato della prestigiosa dimora ideata per coltivare gli interessi personali e artistici del re e dei suoi ospiti più intimi. 

Sanssouci, vero e proprio rifugio privato lontano dalla corte, collocato su una collina coltivata a vigneto, riflette l'ideale di armonia fra l'uomo e natura in un paesaggio ordinato dall'intervento umano 

Il Palazzo fu ideato con il preciso intento di fondere architettura e paesaggio ad immagine di una monarchica di Stato identificata nella figura di Federico II di Prussia.


Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff, Il corpo centrale del palazzo di Sanssouci, 1745-'47, Potsdam

Palazzo Sanssouci fu eretto in stile Tardo Barocco e Rococò, tra il 1745 e il 1769, su progetto dell'architetto tedesco Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff (1699-1753), formato tra Parigi e l'Italia dove venne attratto dal classicismo francese e da Palladio. L'edificio originale, venne poi ampliato nell'Ottocento con l'aggiunta di due ali per volere di Federico Guglielmo IV. 

Sala di marmo, Sanssouci, Potsdam

Federico II, aveva scelto un palazzo di dimensioni piuttosto ridotte per un sovrano, dodici locali dei quali solo cinque erano da lui abitati. 
In perfetto stile Rococò, la Sala di marmo posta al centro del palazzo e dedicata alle feste fu concepita da Knobelsdorff a pianta ovale, con un'apertura di ugual forma nella sommità della cupola, a richiamo del Pantheon di Roma. 
Il marmo di Carrara e di Slesia che dà il nome all'ambiente, riveste colonne, pareti, strombature delle finestre e intarsi del pavimento. La cupola con decorazioni a stucco dorato è divisa in spicchi fregiati con piccoli cassettoni, emblemi militari e medaglioni raffiguranti le arti e le scienze. 

Sul cornicione, gruppi marmorei di figure femminili e putti rappresentano l'architettura civile e militare, l'astronomia e la geografia, la pittura e la scultura, la musica e la poesia

Sanssouci testimonia il cambiamento avvenuto nell'architettura di corte già a metà Settecento, quando le residenze barocche edificate secondo il modello della Reggia di Versailles (Francia. L'impero assoluto di re Sole), servivano soprattutto a magnificare la potenza politica ed economica dei sovrani con maestose dimensioni che andavano ben al di là delle esigenze abitative.
Spesso indicato come "la Versailles prussiana", il complesso di Sanssouci rappresenta una sintesi emblematica del passaggio di gusto dal Tardo Barocco al settecentesco Rococò che investirà le maggiori città e corti europee.

Il Nuovo Palazzo di Sanssouci, Potsdam

Tuttavia, il mutamento fu graduale. Federico II, infatti,  vent'anni dopo la costruzione di Sanssouci fece edificare nella parte occidentale del parco quella che lui stesso definì la sua "fanfaronnade", ossia il Neues Palais, a dimostrazione della supremazia della Prussia nella guerra dei sette anni (1756-1763). Qui, il sovrano dedicava agli ospiti circa duecento camere, quattro sale per le feste e un teatro Rococò.
A Sanssouci, oltre alle grandi feste con dame e nobili, il re di Prussia si cimentava in concerti suonati con Bach, ospitava l'amico Voltaire (1694-1778) per tre anni e intratteneva intellettuali nella sua biblioteca decorata con l'emblema di Re Sole. 
Ma quando il complesso fu ultimato, era già prossima la fine di un'epoca. 


La Casa da tè, o Padiglione cinese, Sanssouci, 1754-'64, Potsdam

La Casa da tè, o Padiglione cinese, voluto da Federico II e costruito al centro della sconfinata tenuta del Parco di Sanssouci, testimonia quanto l'architettura prussiana del Settecento abbia risentito dell'influenza orientale. 
Nel corso del Seicento, i commercianti olandesi tornavano dalla Cina carichi di seta, porcellane e altri preziosi oggetti; questi, diffusero in Europa il gusto per l'arte cinese detto "a la chinoise", una moda iniziata in Francia e poi diffusa in Inghilterra, Germania e Russia.

La Casa da tè, dettaglio, Sanssouci, Potsdam

Edificata su una pianta a forma di quadrifoglio e rivestita in oro scintillante, la bizzarra architettura è adornata di raffinatissime statue dorate di omini in scala reale intenti a divertirsi mentre, l'elegante cupola, termina con la scultura aurea di un Mandarino armato di ombrello. 

La Casa da tè è un esempio emblematico del fenomeno settecentesco dell'eclettismo, un nuovo gusto per accostare gli stili più disparati che caratterizza già il Rococò, non solo tedesco, e che troverà la sua massima espressione nell'architettura dell'Ottocento

L'entusiasmo per l'importazione di beni di lusso asiatici, che ben si armonizzavano negli arredi con le aggraziate forme dello stile Rococò, assieme a diari di viaggio ed esposizioni dedicate all'arte cinese che fiorivano nel Settecento, rappresentavano un'idea di vita spensierata di questo lontano popolo, simile all'ideale rilassato delle corti europee. 
Oltre alla Casa da tè, intere stanze di Palazzo Sanssouci erano state decorate con porcellane, piccoli mobili in stile cinese e grandi affreschi narranti un mondo immaginato ma sconosciuto, come all'epoca era la Cina.

FOTO DI CORTERTINA
Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff, Il corpo centrale del palazzo di Sanssouci, Potsdam