Russia. Da Mosca a San Pietroburgo

Festa Barocca, 1980-1982

Il breve filmato estratto della sesta puntata della serie televisiva Festa Barocca (1981-'82) di Folco Quilici e Jean Antoine (Il Barocco degli estremi di Jean Antoine), introduce lo sviluppo del nuovo stile nato tra fine Seicento e inizio Settecento a Mosca e San Pietroburgo.

La Cattedrale di San Basilio non ha analoghi nell'architettura russa, niente di simile era apparso nel millennio bizantino tra il V e il XV secolo

San Basilio, fu edificata sulla Piazza Rossa di Mosca, a metà Cinquecento, per volontà di Ivan IV Vasil'evič (1530-1584) detto "il Terribile" che, per primo, assunse il titolo di "zar di tutte le Russie" (1561).

La Cattedrale di San Basilio, Mosca

La Cattedrale è costituita da un complesso di nove chiese distribuite attorno a decimo edificio con la funzione di nucleo liturgico. 
Nel Seicento, San Basilio era vissuta dalla comunità russa come simbolo terreno della "Città celeste", allegoria del Tempio di Gerusalemme: fu allora che vide i rinnovamenti più significativi.
Verso la fine del secolo, le molte cupole di forma diversa persero l'originario rivestimento metallico per essere ravvivate da una decorazione policroma di mattonelle in maiolica, lisce o a rilievi, e da intonaco multicolore. Attorno ai muri esterni della Cattedrale, inoltre, una cornice in piastrelle blu e gialle riportava la storia scritta dell'edificio. 
La stupefacente fioritura di cupole decorate di San Basilio, rappresenta il passaggio dall'architettura tradizionale russa, al "Barocco moscovita", detto anche "Barocco Naryshkin", dal nome della prima famiglia di boiardi, membri dell'alta aristocrazia feudale, che investì molto denaro per la costruzione di nuovi edifici ecclesiastici.
L'influenza dei Naryshkin era grande, tra gli appartenenti figurava Natal'ja Naryškina, madre di Pietro Alekseevič Romanov (1672-1725), detto Pietro I il Grande.

Il Barocco moscovita, caratterizzato da stranezze e imprevedibilità dovute all'incontro tra Oriente ed Occidente, univa la tradizionale architettura russa bizantina con le novità stilistiche derivate dall'Europa centrale, in particolare dall'Ucraina 

Da fine Seicento e in breve tempo, lo stile si diffuse da Mosca ad altre città dell'Impero russo, giungendo sino ai palazzi degli zar, come vedremo più avanti. Tuttavia, il Barocco moscovita fu prevalentemente utilizzato per edifici ecclesiastici, costruiti su più livelli, spesso in mattoni rossi e accompagnati da una profusione di decorazioni dettagliate in pietra bianca (Chiesa dell'Intercessione in Fili, 1693-'96; Chiesa di Dubrovitsy, 1690-'97; Chiesa di Ubory, 1694-'97). La torre campanaria, inoltre, divenne l'elemento esemplare della nuova architettura, adottata anche per quella civile (Torre Sucharev, Mosca), spesso caratterizzata dalla tradizionale copertura del tetto "a cipolla".

Il Monastero di Novodevičij, Mosca

Lo stile del Barocco moscovita, venne adottato nei molti monasteri russi costruiti o ampliati per esigenze liturgiche, funzionali e anche politiche. Tra i principali, il Monastero di Donskoj (Mosca), di Solotch (Riazan) e di Novodevičij, quest’ultimo, situato a sud-ovest di Mosca, a ridosso del fiume Moscova, specchio d'acqua che ispirerà a Cajkovskij il "Lago dei cigni". 

Tra Cinque e Seicento, le grandi famiglie boiarde e le dinastie degli zar, mandavano le loro figlie al Monastero di Novodevičij, letteralmente, Monastero delle Nuove Vergini, per allontanarle dai centri di potere 

Concepito nel 1524 dal Gran Principe Vasilj III Ivanovič (1479-1533), il Monastero di Novodevičij, complesso di edifici religiosi fortificati, fu eretto per celebrare la conquista di Smolensk (1514), contro il principato lituano. Subito dopo, lo zar fece trasferire dal Cremlino al Monastero, nella annessa Cattedrale di Nostra Signora di Smolensk (1524-1525), la preziosissima icona della “Madonna Odigitria”, di antica tradizione russa bizantina.

Il Monastero divenne così il più prestigioso di tutta Mosca, furono annessi ben trentasei villaggi e molti terreni mentre, tra le sue mura, si acculavano tesori grazie alla presenza di personaggi influenti

Eretto sull'ansa del fiume, il Monastero divenne parte fondamentale del sistema difensivo meridionale di Mosca, che già comprendeva numerose altre comunità di religiosi. Durante l’assedio di Mosca (1610-'12), il Novodevičij venne devastato per essere completamente restaurato dai primi zar Romanov, a partire da fine Seicento.

Ingresso al Monastero di Novodevičij e Chiesa della Trasfigurazione, Mosca

Una delle figure storiche di questo luogo, fu la principessa Sofia Alekseevna (1657-1704), dapprima reggente di Russia (1682-1689), poi obbligata a ritirarsi a Novodevičij, per violente dispute di corte, dove divenne suora e morì. 
Durante il suo regno il Monastero raggiunse l’apice dello splendore con il rafforzamento di mura e torri, la costruzione di tre importanti chiese in stile Barocco moscovita, tra cui quella della Trasfigurazione (1687-1689), un campanile alto settantadue metri, un refettorio e diverse aree residenziali. 
La Cattedrale di Nostra Signora di Smolensk, con le sue cinque cupole “a cipolla”, cuore del Monastero e della Madonna Odigitria, accolse anche le spoglie di Sofia. 

Iconostasi della Cattedrale di Nostra Signora di Smolensk, Mosca

All’interno della chiesa sono esposte icone uniche, fra le più prestigiose di Mosca. Risalta un'iconostasi grandiosa, una parete a cinque piani che separa il presbiterio dallo spazio riservato ai fedeli, tutta decorata di icone. Realizzata in legno dorato con scene intagliate, i primi quattro settori contengono icone antiche donate alla Cattedrale, mentre il quinto, in alto, espone le tradizionali immagini sacre dipinte dai maggiori artisti russi del Seicento (Simon Ušakov e Fëdor Evtichievič Zubov). 
Nel Cimitero del Monastero, inoltre, riposano importanti personalità russe, tra cui gli scrittori Gogol', Bulgàkov, Čechov, Majakovskij e il regista Ėjzenštejn. 

San Pietroburgo nasceva in onore di San Pietro apostolo, per volontà dello zar Pietro il Grande che impiegò architetti italiani, tedeschi e francesi capaci di inventare uno stile veramente esemplare, il "Barocco petrino"

Nel 1703, Pietro I fondò San Pietroburgo nella regione più settentrionale di Ingria, mosso da motivi strategici durante la Grande guerra del nord. 
Pochi anni dopo, nel 1715, la cittadella diventò capitale dell'Impero, assumendo un’immagine prestigiosa con i suoi edifici in pietra creati ex novo da architetti internazionali. Lo zar, infatti, oltre a vietare costruzioni in legno, aveva chiamato attorno a sé l’aristocrazia perché contribuisse alla sua nuova fondazione con grandi palazzi. Per concentrare l’arrivo di materiale edilizio, inoltre, “il Grande” proibiva l’utilizzo della pietra fuori da San Pietroburgo, cosicché fece confluire in città tutto il materiale necessario assieme agli scalpellini addetti al lavoro.
Sempre in quegli anni, Pietro si legò sentimentalmente a Marta Skavrónskaya (1684-1727), una lituana di povere origini che, convertita alla religione ortodossa diventerà la sua seconda moglie (1707) e con il nome di Caterina, dal 1725, Imperatrice di Russia. 


Domenico Trezzini, Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, 1712-’33, San Pietroburgo

Architetto prediletto dallo zar, il ticinese di nascita e romano di formazione, Domenico Trezzini (1670-1734) che realizzò dapprima la fortezza della città con al centro la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, poi numerosi altri edifici amministrativi e di rappresentanza.
A differenza del contemporaneo Barocco moscovita, quello “petrino” di Trezzini rappresentava una drastica rottura con la tradizionale architettura bizantina fiorita in Russia da circa un millennio. Per dar vita al nuovo stile, il ticinese, con l'architetto tedesco Andreas Schlüter (1664-1714) e il moscovita Mikhail Zemtsov (1688-1743), trasse ispirazione dall'unione di stili architettonici del tempo provenienti dal Nord Europa (Olanda, Danimarca, Svezia).
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo fu concepita fra il 1712 e il '33, come un santuario sovrastato da un'elegante torretta terminante con una guglia dorata di oltre centoventi metri, sulla cui vetta, a simbolo di San Pietroburgo, un angelo con la croce.

Domenico Trezzini, Iconostasi, Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, 1712-’33, San Pietroburgo

L'interno, riccamente decorato di mosaici policromi, conserva un'iconostasi unica al mondo: infatti, la tradizionale parete lignea dorata che precede l’altare, solitamente piatta, viene rielaborata da Trezzini con una forma ad arco trionfale, arricchito da elaborate sculture e da uno splendido portale detto “dello zar”.
Palazzo Menšikov, grandiosa residenza del governatore generale di San Pietroburgo Aleksandr Menšikov, in stile “petrino”, fu costruito nel 1715 da un altro architetto ticinese, Giovanni Maria Fontana (1670–1712) che operò con il tedesco Gottfried Schädel (1680-1752). 

Bartolomeo Rastrelli, Reggia di Peterhof, San Pietroburgo

Nel Settecento, il Barocco moscovita si diffuse ad altre città dell'Impero russo, giungendo sino ai palazzi della zarina Elisabetta di Russia (1709-1762), figlia di Pietro il Grande. Durante il suo regno (1742-1762), il Barocco adottò la cosiddetta "variante elisabettiana", esemplificata nell'opera dell'architetto italiano, naturalizzato russo, Bartolomeo Rastrelli (1700-1771). Il così detto "Barocco rastrellesco", univa elementi dello stile moscovita con le nuove tendenze del Tardo Barocco e del Rococò europeo.
La Reggia di Peterhof, o Corte di Pietro, dimora dello zar, sorse tra il 1714 e il 1723 nell'omonima cittadina, a circa venti chilometri ad ovest da San Pietroburgo, sulle rive del Golfo di Finlandia. Considerata una delle sette meraviglie della Russia, l'imponente complesso della Reggia di Pietro il Grande voleva sfidare Versailles (Francia. L'impero assoluto di Re Sole); fu così che la zarina Elisabetta commissionò a Rastrelli l’ampliamento ulteriore del palazzo con due ali laterali (1745-1755).

Jean-Baptiste Le Blond, vista dei giardini della Reggia di Peterhof, San Pietroburgo

L’immensa tenuta comprende il Parco superiore, quello inferiore e quello di Aleksandra, in un'area che supera i seicento ettari. Oltre ai numerosi palazzi e alle molte fontane, il giardino ospita viali alberati e sentieri immersi nei boschi che dominano il Golfo di Finlandia. Jean-Baptiste Le Blond (1679–1719), nato a Parigi e nominato architetto generale di San Pietroburgo nel 1716, progettò i giardini del palazzo secondo lo stile francese, con aiuole geometriche, sculture, chioschi, pergolati e una miriade di piante e arbusti importati soprattutto dall'estero.


Bartolomeo Rastrelli, Chiesa del Convento Smolny, San Pietroburgo

Opera di Rastrelli, anche il Convento Smolny, o della Resurrezione, situato sulla riva del fiume Neva. 
Il complesso, inizialmente, fu costruito per ospitare Elisabetta, figlia di Pietro il Grande che, in seguito ad un colpo di stato, rinunciò ai voti e accettò il ventennale trono russo.
Tuttavia, Elisabetta si dedicò affinché il complesso di edifici del Convento fosse finito. 
La chiesa ortodossa principale, un edificio bianco e blu, è considerata il capolavoro architettonico di Rastrelli che qui aveva instaurato una feconda armonia tra il Barocco petrino e lo stile moscovita più orientaleggiante. 
Tuttavia, l'opera fu molto criticata dall'imperatrice Caterina II (1729–1796) che, quando salì al trono, cessò i finanziamenti e Rastrelli non poté costruire né il campanile, né l'interno della cattedrale, oggi, infatti, in perfetto stile Neoclassico.

FOTO DI COPERTINA
Bartolomeo Rastrelli, Reggia di Peterhof, San Pietroburgo