Scherzi e Capricci: le nere incisioni di Tiepolo

Tiepolo nero, 4° puntata, terza parte

Gli abissi di Tiepolo (2020), serie ideata e condotta dallo storico dell’arte Tomaso Montanari, con la collaudata regia di Luca Criscenti, celebra l’ultimo grande pittore italiano dell’età moderna in occasione dei 250 anni dalla morte. 
Le quattro puntate di un’ora circa l’una, trasmesse in prima serata da Rai 5, sono qui presentate integralmente da Rai Scuola in forma di brevi brani consecutivi.
Nella terza parte della quarta puntata, “Tiepolo nero”, Montanari indaga la straordinaria opera incisoria di Giambattista Tiepolo (1696-1770), una produzione di carattere privato che trova riscontri nell’anima più profonda del suo creatore. 
Tra i suoi contemporanei, tuttavia, le incisioni dell’artista trovavano stimatori attenti, come Fragonard e collezionisti raffinati, primi tra tutti, lo scultore neoclassico Antonio Canova (Canova: l'atelier del collezionista e studioso).
Conosciuto soprattutto come pittore e affreschista, fin dagli anni Trenta del Settecento Tiepolo si dedicò a più riprese all’incisione; con l’acquaforte, tecnica che gli era più congeniale, ha dato origine ad immagini che, per ideazione, qualità estetica ed esecutiva, segnano la storia della grafica moderna. 
Tiepolo incisore avrà molti proseliti: dai diretti aiuti di pennello e ponteggi, i figli Giandomenico (1727-1804) e Lorenzo (1736-1776), ad allievi indiretti come l’incisore Giambattista Piranesi (1720-1778), per finire con Francisco Goya (1746-1828) dal quale sarà riconosciuto Maestro.

L’incisione a Venezia era pratica diffusa fin dal Cinquecento e al tempo di Tiepolo la stampa era quasi popolare

Dalla realizzazione a scopo puramente artistico, oggetto di raffinato collezionismo, a finalità più pratiche, come quelle ornative, religiose, didattiche ed educative, oltre che celebrative e didascaliche, Venezia ormai da tempo, offriva officine calcografiche e botteghe di incisori che lavoravano lastre di rame per riprodurre ogni sorta di immagine. Dai primi anni del Settecento, inoltre, ad opera di Carlevarijs, era nata in Laguna un’intensa attività incisoria che inaugurava il “vedutismo”, genere che rispondeva alle richieste dei molti turisti e di cui Canaletto sarà l’interprete principale.

Montanari si chiede se le acqueforti di Tiepolo, oggetto di studio per i molti significati ermetici, allegorici, simbolici e di magia occulta, siano state realizzate per essere comprese, perché è chiaro, conclude lo storico dell’arte, che nemmeno l’artista mirava a questo

Due le principali raccolte grafiche di Tiepolo: gli “Scherzi” (22 fogli, più frontespizio), realizzate con finalità di studio e dedicate a soggetti classici di storia, mitologia e sacro. Mentre queste non furono mai messe in circolazione dall’artista, ma diffuse solo postume, la serie dei “Capricci” (10 fogli), fu pubblicata per la prima volta nella seconda edizione della “Raccolta di varie stampe a chiaroscuro”, edita a Venezia da Anton Maria Zanetti (1706-1778) nel 1743. Dato il grande successo, seguiva una seconda edizione nel 1749 e una terza, dopo la morte di Tiepolo, nel 1785.
I “capricci” sono invenzione seicentesca, uno spazio nel quale l’artista operava in piena autonomia e che in Veneto aveva una tradizione. Nella sua raccolta, realizzata a fine anni Trenta,

Tiepolo trascrive cose viste e immaginate che non poteva proporre in pittura, come la moda diffusa per il gusto astrologico, la nascente passione archeologica, l’orientalismo e le cineserie

I suoi “Capricci”, inoltre, sono concepiti con una impaginazione estremamente moderna, lontana da ogni rigore accademico e quasi protoromantica nella libertà di suggestione. 
Essi testimoniano un pittore acclamato per rapidità di pennello che è anche padrone del bulino, un artista capace di creare fluide modulazioni cromatiche anche con l’inchiostro e la scioltezza del tratto.

Il gioco e la creatività nei “Capricci” di Tiepolo toccano note fantastiche, ma non hanno il colore dei suoi affreschi di favola

Montanari guarda le incisioni considerando che, con queste opere prodotte nell’intimità, l’artista sovvertiva il Secolo dei lumi e il modello di “pura razionalità”. Lo storico dell’arte propone un Tiepolo più avvezzo a un modello visivo di razionalità “impura”, nera appunto, qualcosa che l'artista percepiva nella realtà che attorno a lui stava mutando e di cui vedeva  solo irregolarità e bizzarrie. 
Nelle sue committenze pubbliche e celebrative, Tiepolo “ufficiale” usava un sistema figurativo razionale e matematico, prospettiva lineare e invenzione capricciosa come lo scorcio, al fine di guidare lo sguardo verso l’abisso di luce. Nelle acqueforti invece, realizzate in solitudine e in completa libertà creativa, Montanari fa notare come Tiepolo sondi l’abisso oscuro di un’anima tormentata. 

In questi abissi lo sguardo si perde e si forma al tempo stesso
Tomaso Montanari

Tiepolo era giunto gradualmente a tutto ciò. Nella prima maturità, mentre riscuoteva il successo presso l’aristocrazia dell’entroterra veneto, collezionava carte e rami, grazie all’amicizia con Zanetti, collezionista erudito, appassionato ed esperto, suo futuro editore dei “Capricci”. Nelle raccolte di stampe veneziane, Tiepolo ha analizzato ed assimilato la grande tradizione incisoria seicentesca: i neri e il tratto di Rembrandt e Ribera, per finire alle acqueforti veneziane di Campagnola, Salvator Rosa e Jacques Callot. E ancora, Giovanni Benedetto Castiglione e il Grechetto, con tutto il suo repertorio di maghi, filosofi, satiri, profetesse, serpi, civette, scimmie, cani, bassorilievi, teschi e ossa. 

Lo stesso repertorio singolare dei “Capricci” di Tiepolo, dove però, un pullulare di maghi con sorrisi fauneschi, sprezzanti negromanti, occhiuti orientali che osservano rituali cabalistici, guardano tutti a terra

Il leggerissimo e luminoso pittore di cieli aerei, con il bianconero da immagine a una sua ossessione e osserva ciò che dalla terra, sulla terra e nella terra, si nasconde, si genera, si conserva e affiora. Tiepolo esplora ciò che è nascosto, emergente, strisciante, come tutti i serpenti che sbucano nei suoi fogli. I suoi personaggi celebrano piccoli riti: Pulcinella emerge dalle tombe, una faunessa si riposa a gambe aperte, scheletri dialogano indifferenti. Il pittore della luce e del cielo, abitato da divinità autentiche, percepisce nella sua intimità ciò che è vivo e terragno, compresi gufi, civette e cani malandati, indizi inquietanti di incertezza, insicurezza e timore. 

Tuttavia, tutti i segni incisi nel bianco della sua carta, restituiscono sempre la luce, tanto più la trama sottilissima evoca significati indecifrabili

Ogni traccia macabra, come la notissima “Morte che dà udienza” (copertina del video), è occasione di ironia e quasi stupore verso una materia che non dà risposte. 
Le figure che negli affreschi avevano il ruolo di comparse, nei “Capricci” diventano protagoniste di scene enigmatiche. Le teste arrostite, le ossa e i serpenti, sono mostrati con una sensibilità che è già quella dei “Capricci” di Goya. Le acqueforti di Tiepolo, conclude Montanari, annunciano la catastrofe imminente. 

Anticipatore dell’Illuminismo, come alcuni sostengono, o profeta del terrore che da lì a poco dilagherà? È Tiepolo stesso il pittore in marsina rossa, che spia l’orrore nell’affresco dipinto a Würzburg? 
Tomaso Montanari

La divulgazione delle stampe di Tiepolo, avvenne soprattutto dopo la morte dell’artista, grazie al figlio Giandomenico, anche lui incisore e maestro di acquaforte, tecnica con la quale raggiugerà alte vette creative.

Gli abissi di Tiepolo di Tomaso Montanari; regia: Luca Criscenti; fotografia: Francesco Lo Gullo; montaggio: Emanuele Redondi; produzione: Land Comunicazioni; 4 puntate x 60min., 2020

FOTO DI COPERTINA
Giambattista Tiepolo, acquaforte, La Morte dà udienza, Capricci, tav.5