Il grande Canaletto

Una mostra a 250 anni dalla morte

Nel 2018 per i duecentocinquant’anni dalla morte di Giovanni Antonio Canal (1697–1768), noto al grande pubblico come Canaletto, è stata allestita una grande mostra presso il Museo di Roma di Palazzo Braschi. La cura dell’evento è stata firmata da un’esperta della materia, Bozena Anna Kowalczyk, qui intervistata. 

Canaletto, è stato uno dei più importanti artisti del Settecento europeo che ha rivoluzionato il genere della “veduta”, fino ad allora considerato inferiore, innalzando i suoi paesaggi lagunari alla pari con la pittura di storia e di figura

Ma Canaletto ha fatto di più: i suoi dipinti su Venezia sono emblemi degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo europeo; infatti, la sua fortuna nasce con i moltissimi viaggiatori che tra Sette e Ottocento invadono l’Italia meta del Grand Tour.
Le circa settanta opere in mostra a Palazzo Braschi sono state selezionate da alcuni tra i più importanti musei del mondo: il Pushkin di Mosca, il Jacquemart-André di Parigi, il Museo delle Belle Arti di Budapest, la National Gallery di Londra e il Kunsthistorisches Museum di Vienna e tra i musei statunitensi, quelli di Boston, Kansas City e Cincinnati. 
Presenti anche alcune opere conservate nelle collezioni britanniche, un’Inghilterra che Canaletto ha visto e vissuto lavorando per esperti collezionisti di “Vedute”. 
Molte opere, infine, provengono da istituzioni museali italiane: il Castello Sforzesco di Milano, i Musei Reali di Torino, la Fondazione Giorgio Cini, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Galleria Borghese e le Gallerie Nazionali d’arte Antica d Palazzo Barberini di Roma.

Chi è stato Canaletto?

L’umile artista emerge negli stessi anni del giovane Giambattista Tiepolo (Giambattista Tiepolo. Venezia 1696 - Madrid 1770), ma anziché affrescare i palazzi della nobiltà veneta, fa lo scenografo teatrale con il padre e il fratello maggiore Cristoforo, realizzando scene anche per opere di Antonio Vivaldi. 
La sua formazione, dunque, avviene sulle quinte teatrali, in un lavoro di tipo artigianale dove però il giovane artista apprende sia i rudimenti della pittura, sia la tecnica della prospettiva della quale sarà maestro.
Tra il 1718 e il ‘20, Canaletto si trasferiva a Roma con il padre e il fratello per realizzare alcune scene di drammi teatrali di Alessandro Scarlatti.

Il viaggio a Roma fu decisivo. Qui, Canaletto ha i primi contatti con pittori vedutisti

In particolare, furono tre i suoi modelli di riferimento, importanti pittori già specializzati nel genere della “veduta”: Viviano Codazzi (1604-1670), del quale vide solo le opere in quanto scomparso, Giovanni Paolo Pannini (1691-1765), già famoso per le sue “vedute fantastiche”, molte delle quali ispirate alle antichità romane e Caspar van Wittel (1653–1736), un olandese, oggi considerato tra i padri del Vedutismo.
A Roma, il pittore veneziano continuò a perfezionare la sua tecnica di supremo disegnatore, cimentandosi in “Capricci” bizzarri e affiancando il gusto per le rovine romane con veri lampi di genio, in un confronto diretto con il più famoso artista di genere del momento, Pannini. 

Ma il nome di Canaletto è intimamente associato alle sue vedute di Venezia che hanno fatto parte fondamentale del Mito della Serenissima

Tornato a Venezia, Canaletto strinse contatti con i vedutisti della laguna, tra i quali Luca Carlevarijs (1663-1730) e Marco Ricci (1676-1730).
Nei primi anni Venti del Settecento, realizza importanti opere che entrarono a far parte delle collezioni dei reali del Liechtenstein. Protagonisti, il “Canal Grande verso il ponte di Rialto”, il “Bacino di San Marco dalla Giudecca”, una “Piazza San Marco” che sarà poi uno dei soggetti preferiti di Canaletto e un curioso “Rio dei Mendicanti”, un rione popolare nel quale viveva un suo parente. 
Al 1723, risalgono le sue due prime opere firmate e datate, due “Capricci”: “Capriccio con rovine classiche”, un grande dipinto in stile “bozzetto”, senza accentuazione di linee prospettiche e contorni fissi, e “Veduta ideata con piramide”, dove emerge tutta la sapienza e l’intuito prospettico del giovane formato sulle scenografie.
Grazie alla sua notevole abilità tecnica che in pochi anni aveva fatto grandi progressi, Canaletto riusciva ad affermarsi a Venezia come il pittore di “vedute” e verso la fine degli anni Venti del Settecento, le committenze iniziarono a fiorire. 
Al 1727, risale la prima composizione a carattere celebrativo: il “Ricevimento dell'ambasciatore francese a Palazzo Ducale” (Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo) è la prima di una lunga serie dove l’artista descrive le feste della Repubblica veneziana cogliendo il lusso e lo splendore della Serenissima.

Canaletto, Ritorno del Bucintoro al Molo il giorno dell'Ascensione, 1732, Royal Collection, Windsor Castle 

Tra le rappresentazioni celebrative di questi anni, spicca uno dei suoi capolavori più famosi, “Il Bucintoro al Molo il giorno dell'Ascensione”, un'opera che raffigura la festa maggiormente sentita dai veneziani, lo sposalizio del mare festeggiato ogni anno il giorno dell'Ascensione. L'artista raffigura il ritorno del Bucintoro verso Palazzo Ducale con la grande nave da parata attorniata dalle imbarcazioni del corteo. 
In questi anni, un importante cliente di Canaletto fu il feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg che prestava servizio per la Repubblica di Venezia. Appassionato d’arte, nella sua residenza di Ca' Loredan, sulle rive del Canal Grande, il mecenate tedesco raccoglieva un'importante collezione di grandi artisti veneziani del Cinquecento. 

Canaletto realizzava molte opere "dal vero”, cosa non comune all’epoca dato che gli artisti, dopo lo schizzo iniziale, rifinivano le tele in studio

Nei capolavori maturi, il pittore tornava a questa modalità eseguendo figure a distanza con macchie di colore, un effetto prodotto dall'uso della Camera oscura che confonde gli oggetti in secondo piano. 
Le Vedute di Canaletto iniziano ad essere notate dagli aristocratici inglesi che nel Settecento abitavano Venezia, grazie ad Owen Swiny, impresario teatrale e mercante d'arte irlandese amico del pittore. 
Canaletto entrò così in contatto con Joseph Smith, un ricchissimo collezionista d'arte, console britannico a Venezia (1744-1760) e personaggio decisivo per la sua carriera. Inizialmente, Smith fu uno tra i più facoltosi clienti; per lui, Canaletto realizzò alcune opere importanti, come il suggestivo “Interno di San Marco di notte”, uno dei pochi dipinti notturni della produzione dell'artista. 

Canaletto, Regata sul Canal Grande da Ca' Foscari, 1740 ca., olio su tela, 122x183cm., Collezione Royal Borough Museum, Windsor

Con il tempo, Smith divenne suo intermediario per la ricca clientela inglese; infatti, secondo fonti d'epoca, pare che Canaletto non avesse un carattere particolarmente affabile.
L'attività di Smith raggiunse il culmine nella seconda metà degli anni Trenta quando importanti nobili, come il conte di Fitzwilliam, il duca di Bedford, il duca di Leeds e il conte di Carlisle, iniziarono a richiedere quadri dell’artista. 
Verso il 1740, quando la guerra di successione austriaca (1741-1748) portò a un forte decremento dei visitatori britannici a Venezia, il mercato di Canaletto si ridusse drasticamente. Smith non riusciva più a garantirgli l'elevato numero dei clienti di un tempo, anche perché ormai tutti i più importanti committenti inglesi che frequentavano la città avevano acquistato parecchie sue opere. 
Data la scarsità di lavoro, nel 1746 Canaletto decise di trasferirsi a Londra: in una lettera al suo primo agente, Owen Swiny, lo prega di introdurlo presso il duca di Richmond, già cliente negli anni Venti a Venezia.

Canaletto, Londra: Westminster Bridge con il corteo del Lord Mayor sul Tamigi, 1746, olio su tela, 95,9X127,6 cm., Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection, USA

In Inghilterra, malgrado accolto con iniziale diffidenza, Canaletto riuscì a farsi notare e a ricevere diverse commissioni da parte dell'aristocrazia. Coltivò rapporti diretti con il principe boemo Johann Georg Christian von Lobkowitz e il nobile inglese Hugh Percy, futuro duca di Northumberland. 
L'artista, abituato a dipingere gli scorci urbani di una Venezia ricca di edifici e figurine operose, a Londra cominciò a raffigurare paesaggi più silenziosi, privi di architetture complesse, come alcune vedute del Tamigi nelle quali il pittore poteva utilizzare gli artifici di cui si serviva per i canali e i bacini veneziani.
Dopo alcune interruzioni del soggiorno inglese, il pittore fece ritorno a Londra e stringe rapporti con Thomas Hollis, uno dei più importanti committenti degli anni Cinquanta del Settecento, per cui dipinse “L'interno della rotonda di Ranelagh”, una rarità tra i soggetti di Canaletto. 
Tra il 1756 e il 1757, l’artista tornava definitivamente a Venezia. Le ultime committenze prestigiose sono quelle del mercante tedesco Sigismund Streit e per le feste dedicate alle "Solennità dogali". 

Per l’esigente committente straniero, il pittore realizzò alcune tele, tra i quali dei notturni dove un Canaletto melanconico illumina Venezia con la sola luce soffusa della luna 

Durante l'ultima fase della carriera Canaletto approfondì il tema del "Capriccio", già affrontato in gioventù; in “Capriccio palladiano” (Galleria Nazionale di Parma, 1756-1759), mostra il quartiere di Rialto con il ponte rifatto secondo il progetto, mai realizzato, di Andrea Palladio e accanto, pone la Basilica di Vicenza, opera dell’architetto cinquecentesco. Qui Canaletto coniuga elementi reali, come il quartiere veneziano, con soggetti veri ma allocati altrove, come la Basilica vicentina e ancora, li mischia con oggetti di fantasia e sviluppa il progetto del ponte di Palladio. 
Nel 1763, Canaletto fu omaggiato con la nomina a socio della novella "Veneta academia di pittura, scultura e architettura".
Morì dopo una lunga malattia e fu sepolto nella Chiesa di San Lio.
Dopo la morte dell’artista, Joseph Smith vendette gran parte della sua collezione al re Giorgio III, che ebbe così modo di creare la base per la grande raccolta di dipinti di Canaletto oggi alla Royal Collection. Molti altri quadri dell'artista sono presenti in collezioni britanniche, tra cui la Wallace Collection (Londra) e una ventina di tele adobbano la Sala da pranzo della Woburn Abbey (Bedfordshire).

MOSTRA: Canaletto 1697-1768, Museo di Roma Palazzo Braschi, Roma, 2018

FOTO DI COPERTINA
Canaletto, Ritorno del Bucintoro al Molo il giorno dell'Ascensione, 1732, Royal Collection, Windsor Castle