Giuseppe Ungaretti e William Blake

Un'affinità spirituale

L’intervista a Giuseppe Ungaretti (1888-1970), qui proposta, fu realizzata nel 1965 per la rubrica “Segnalibro”, in occasione della traduzione e pubblicazione del volume di poesie, “Visioni di William Blake” (Mondadori, 1965).

Per alcuni poeti la traduzione di poesia non è occasione o eccezione, ma componente stessa del lavoro poetico

L’artista inglese (William Blake. La visione e l'infinito) trovò un sommo traduttore: per Ungaretti, infatti, il rapporto con Blake non fu occasionale né sporadico, tanto che egli stesso nella prefazione del volume e in questa intervista, dichiarò:

Lavoro alle traduzioni di Blake da più di sette lustri. È un poeta difficile. Sempre, anche quando è semplice come l’acqua. Ma c’è poeta, o un qualsiasi uomo che parli, che sia nel suo dire interamente decifrabile?”
Giuseppe Ungaretti

Dopo i primi tentativi di traduzione, a partire dal 1928, Ungaretti approcciava quest’opera dimostrandosi l’interprete più efficace e al contempo partecipe, di quanti avevano già affrontato l’impresa. Infatti, nella traduzione del poeta italiano i versi di Blake, artista sapienziale, riescono a toccare con la semplicità naturale della nostra lingua l’anima del lettore.

FOTO DI COPERTINA
Giuseppe Ungaretti, 1969