CoderDojo – Trasformare l`informatica in un gioco

Intervista ad Agnese Addone, responsabile CoderDojo Roma.

Intervista ad Agnese Addone, responsabile CoderDojo Roma.

 

Cos’è CoderDojo?

“CoderDojo è una rete internazionale di volontari che organizza laboratori multimediali gratuiti per bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 ed i 17 anni. Nasce in Irlanda nel 2011 su idea di un giovane ragazzo che aveva crackato il suo ipod nano e di un filantropo che lo ha supportato.
I primi club sono nati appunto in Irlanda, ma via via si sono diffusi nel resto del mondo. In questo momento in tutto il mondo ci sono circa 600 club, di cui più di 60 soltanto in Italia.
CoderDojo è una palestra di creatività dove bambini e ragazzi possono creare i propri programmi, videogiochi, animazioni o storie interattive con il divertimento come elemento fondamentale.
Questo tipo di approccio non formale mette in condizione i ragazzi di diventare consapevoli della tecnologia che stanno utilizzando e di non subirla in maniera passiva. Diventano attori e non spettatori della multimedialità”.

Cosa prevede la formula di questo progetto per partecipare al laboratorio?

“I bambini e i ragazzi che partecipano ai CoderDojo devono portare da casa un proprio computer portatile, devono essere accompagnati da un genitore, che sarà presente per tutta la durata del laboratorio, e avere con sé la merenda. Quest’ultimo aspetto è stato pensato per far aumentare la socialità tra i ragazzi e per far condividere insieme gli spazi di interazione”.

Cos’è il programma Scratch 2.0?

“Scratch è un ambiente di programmazione visuale elaborato dal MIT. I bambini utilizzano dei blocchi colorati stile Lego con i quali costruiscono, mettendoli in sequenza, dei programmi.
Possono elaborare software in maniera divertente, concentrandosi solo sulla parte progettuale e non sulla sintassi di programmazione, che inevitabilmente creerebbe delle difficoltà.
Scratch il 9 maggio organizza una giornata Internazionale alla quale partecipano scuole, club, insegnanti ed educatori. In questa giornata si condividono dei progetti che vengono caricati sulla piattaforma di Scratch, che è una vera e propria piattaforma sociale, in cui ci si iscrive con le proprie credenziali, esattamente come qualsiasi social network. E’ un ambiente estremamente controllato, sicuro per l’uso da parte dei ragazzi, perché c’è una forte componente di autocontrollo da parte dei partecipanti.
Qualsiasi anomalia o abuso viene immediatamente segnalato e verificato, cosicchè i bambini che sono i maggiori utilizzatori, non incorrano in pe
ricoli".

Cosa sono i TeacherDojo?

"In Italia, parallelamente ai CoderDojo, sono nati i TeacherDojo che sono delle sessioni riservate ai docenti, durante le quali gli insegnanti si misurano con l’utilizzo di programmi di tipo educativo.
Sono delle sessioni in cui i docenti si auto formano, lavorano in collaborazione tra di loro e soprattutto sviluppano molte competenze digitali anche utilizzando delle piattaforme di tipo sociale. Interagiscono online su ambienti riservati e successivamente aprono i loro lavori, e le loro attività, al resto della comunità internazionale. Si iscrivono regolarmente sulla piattaforma di Scratch, e la utilizzano con un vantaggio sul piano educativo perché da “studenti” che apprendono hanno maggior cognizione delle nozioni che immagazzinano i loro alunni".

L’uso dei social network in classe da parte degli studenti divide gli insegnanti. C’è chi lo vorrebbe limitare e chi lo liberalizza, lei da che parte sta?

“Io sono un’insegnate di matematica della scuola primaria e mi piace molto utilizzare i social nella didattica. Nello specifico utilizzo Twitter con i miei alunni, e benché siano piccoli si mostrano molto recettivi e interessati a questi nuovi modi di comunicare.
All’interno della scuola ci sono molte resistenze all’uso dei social soprattutto per l’aspetto legato alla sicurezza ed alla privacy dei ragazzi. Io ritengo invece che ormai il mondo di Internet sia il riflesso della società in cui viviamo, quindi l'accortezza e l’attenzione verso il mondo virtuale va data tanto quanto normalmente si fa nella vita di tutti i giorni.
È chiaro che per quanto riguarda l’uso dei social nella didattica bisogna esser preparati alla gestione degli account ed a supervisionare determinate risposte prima di lanciarle in rete. Bisogna veicolare gli aspetti di contatto che i ragazzi hanno con il mondo virtuale senza però limitarne la creatività"
.

Secondo la sua esperienza l’interazione genitori/bambini migliora grazie alla tecnologia?

“Il rapporto tra genitori e bambini migliora decisamente nell’utilizzo consapevole della tecnologia. Spesso i genitori però non sono preparati, utilizzano i loro device ma non li conoscono fino in fondo. Noto che a volte rimangono spiazzati dai risultati dei figli durante i CoderDojo. I bambini d’oggi vengo denominati, talvolta a sproposito, nativi digitali. In realtà non lo sono, non nascono digitando, ma hanno sicuramente più dimestichezza con i device tecnologici semplicemente perché li vedono continuamente utilizzare dai propri genitori.
L’aspetto importante è non lasciare i propri figli in balia della tecnologia, ma accompagnarli nell’uso e nella fruizione con uno sguardo sempre attento. Questo comporta un salto di qualità nel rapporto perché il genitore incomincia a capire l’universo del figlio, ed il figlio da parte sua si rende conto di poter comunicare con il genitore anche attraverso i suoi progetti tecnologici".