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70esimo anniversario della Liberazione
di Redazione Rai Scuola
Dalla battaglia della "Linea gotica" alla fine della dittatura fascista
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Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, alle 8 del mattino via radio, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia - il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) - proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari per la Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.
Parallelamente il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti (tra cui Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo).
«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi
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Il Comitato di Liberazione Nazionale ordina l`insurrezione generale
Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia ordina l’insurrezione generale di tutti i gruppi combattenti. A Milano arrivano, in una città in sciopero, i partigiani di tutte le zone circostanti. Il 30 aprile le truppe alleate entrano in una città ormai liberata. In Germania, nel frattempo, l’esercito russo e quello americano si congiungono sulle rive dell’Elba.
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Entro il 1º maggio tutta l'Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mise così fine a venti anni di dittatura fascista ed a cinque anni di guerra.
In verità, la guerra proseguì fino agli inizi di maggio del 1945. Ma, quattro anni più tardi, con la Legge 260 del maggio 1949, il 25 aprile del 1945 fu scelto formalmente per festeggiare il giorno della Liberazione da parte dei partigiani. Una guerra che aveva fortemente provato la popolazione: la morte, il terrore dei bombardamenti, le sirene d’allarme, l’attesa dentro i rifugi. E poi la fame, il freddo, la carenza di medicine. Tutti fattori unificanti. La fine del conflitto restituì un Paese in ginocchio ma compatto nel rifiuto della guerra. C’era voglia di pace e di democrazia. Come dimostrano i fatti che seguirono quegli anni: dopo il ventennio di dittatura fascista, il 2 giugno 1946, si svolse il referendum per scegliere quale forma di governo dare al paese: Monarchia o Repubblica. Vinse la seconda. All’Assemblea costituente il compito di scrivere la nuova Costituzione. Fu approvata il 22 dicembre del 1947. Entrò in vigore il primo gennaio del 1948.
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I partigiani liberano Bologna
Bologna e’ libera. I partigiani del Gruppo di Combattimento “Friuli” entrano nella citta’ per primi da Porta Maggiore. La popolazione in festa accoglie i liberatori.
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"L’Italia – scrisse Winston Churchill, primo ministro inglese - deve la propria libertà ai suoi caduti partigiani perché solo combattendo si conquista la libertà". Ed è grazie ai partigiani che comincia il lungo processo di liberazione.
La Resistenza inizia dopo l’8 settembre 1943 e finisce all’inizio di maggio del 1945.
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La Resistenza Italiana (Istituto Luce)
Documentario ita - La Resistenza Italiana Istituto Luce
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Dopo il 1943, al nord Mussolini e i fascisti avevano costituito la repubblica di Salò, al sud il governo Badoglio che collaborava con gli alleati americani e inglesi. Contro l’invasore tedesco si organizzava la resistenza formata da partigiani appartenenti a diversi schieramenti politici, ma uniti in nome della libertà e giustizia sociale.
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LA REPUBBLICA DI SALÒ: LA DECADENZA. SECONDA GUERRA MONDIALE
Attraverso filmati d’archivio, l’unità audiovisiva ricostruisce la complessa situazione italiana nel 1944, anno durante il quale l’incipiente liberazione alleata divide gli italiani del nord Italia in gruppi fedeli a Mussolini, raccoltisi nella Repubblica di Salò e nelle brigate nere, e in gruppi di liberazione partigiana.
Nonostante Mussolini ricercasse consensi nelle classi più disagiate con provvedimenti rivolti al sociale, come l’apertura di mense popolari ed asili, e con l’attività politica nelle fabbriche, in aperto dissenso con la borghesia imprenditoriale (sempre più vicina agli alleati), la base del potere neofascista non è la classe operaia, ma l’esercito tedesco. Ciò è testimoniato dagli scioperi attuati nei più grandi centri del nord-est e dalla organizzazione, nell’ambito delle fabbriche, di fazioni partigiane cittadine, i GAP (gruppi di azione patriottica).
Mentre le città di Treviso, Venezia, Torino vengono distrutte dai bombardamenti alleati, i profughi invadono le campagne e attendono l’arrivo degli americani, già sbarcati in Normandia, che poi accoglieranno festanti nelle strade delle città. Intanto, Mussolini incontra Hitler in Germania, con il quale ostenta sicurezza e orgoglio.
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Lo sfondamento finale della 'Linea Gotica' (l’ultima difesa tedesca in Italia per rallentare l’avanzata dell’esercito alleato verso il nord Italia), si concluderà ad aprile dopo dure battaglie e l’insurrezione partigiana delle città del nord. A Genova, Milano, Torino, Venezia, Bologna gli uomini armati scendono dalle montagne e si uniscono ai gruppi già attivi nelle città.
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Grandi battaglie. La battaglia della Linea Gotica.
Gianni Bisiach, in questo approfondimento del 1994 racconta alcuni dettagli sulla battaglia della Linea Gotica durante la Seconda guerra mondiale.
Testimonianze di alcuni partigiani.
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La linea Gotica (in tedesco Gotenstellung, in inglese Gothic Line) fu la linea fortificata difensiva istituita dal feldmaresciallo tedesco Albert Kesselring nel 1944 nel tentativo di rallentare l'avanzata dell'esercito alleato comandato dal generale Harold Alexander verso il nord Italia. La linea difensiva si estendeva dalla provincia di Apuania (le attuali Massa e Carrara), fino alla costa adriatica di Pesaro, seguendo un fronte di oltre 300 chilometri sui rilievi delle Alpi Apuane proseguendo verso est lungo le colline della Garfagnana, sui monti dell'Appennino modenese, l'Appennino bolognese, l'alta valle dell'Arno, quella del Tevere e l'Appennino forlivese, per finire poi sul versante adriatico negli approntamenti difensivi tra Rimini e Pesaro
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FUOCO SULLA MONTAGNA
La 10° divisione da montagna U.s.a e la F.E.B forza di spedizione Brasiliana, nel corso della 2° guerra mondiale sono state protagoniste di alcuni fra le più cruente battaglie combattute nell'Appennino Emiliano sulla Linea Gotica , estremo baluardo difensivo delle armate tedesche. In questo documentario abbiamo riscoperto alcune pagine di storia, forse a tutt'oggi poco conosciute, per rivivere con le immagini girate sul fronte dai cineoperatori Americani e Brasiliani.
Consulenza storica: Daniele Amicarella,
Supervisione Ricostruzione Storica: Giovanni Sulla
Collaborazione alla realizzazione
Giancarlo Ghirardato
Miguel Pereira
Elza Cansanção Medeiros
Regia e Montaggio : Marco Managlia
Produzione: Massimo Carpani
Speaker:Angelo Leopizzi
Musiche originali:
Gianmarco Gualandi, Luca Testoni, Massimo Carpani
Special Guest: Giorgio Zagnoni, flauto solista
Registrazione Audio e Mixage: Maxmusic Multimediale
Edizioni musicali: Tocadisco's
Genere: Documentario Durata: 60 minuti
Anno di produzione: 2002
http://www.lineagotica.eu/risorsezoom.php?id=1148
https://sites.google.com/site/progettolineagotica/Home/fuocosullamontagna
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Il 25 aprile il CLNAI assumerà i poteri di governo, mentre Mussolini tenterà prima di trattare la resa e poi di fuggire. Il Duce verrà catturato il 27 aprile dai partigiani a Dongo, sul Lago di Como e fucilato il giorno dopo con la sua amante Claretta Petacci. La mattina del 29 aprile, prima dell’alba, i cadaveri di Mussolini, della Petacci e di altri esponenti della Repubblica di Salò saranno appesi a testa in giù a Piazzale Loreto. Il 4 maggio è il giorno della resa delle forze tedesche in Italia
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A piazzale Loreto uno spettacolo di morte
Milano, piazzale Loreto. Nello stesso luogo in cui i fascisti, nell’agosto del 1944 avevano esposto i corpi di quindici prigionieri politici, si palesa un nuovo spettacolo di morte. I cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci e degli ultimi gerarchi rimasti fedeli alla Repubblica di Salò vengono mostrati alla cittadinanza. Il partigiano e futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, commenta: “L'insurrezione si è disonorata”.
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Nella strage di Piazzale Loreto, il 10 agosto del 1944, i soldati della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti fucilarono quindici partigiani antifascisti sul marciapiede compreso tra viale Andrea Doria e corso Buenos Aires (l'attuale stele commemorativa si trova leggermente spostata al centro di viale Andrea Doria).
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Piazzale Loreto
30 aprile 1945-Cineoperatore al seguito di una Combat Camera Unit riprende la folla inferocita che a piazzale Loreto a Milano infierisce sui corpi di Mussolini, Pavolini, Clara Petacci ed altri al punto che per sottrarli alla folla i partigiani decidono di esporli appese alla pensilina di un distributore di benzina
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I corpi di Mussolini, che era stato ucciso a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945, di Claretta Petacci e di altri 18 gerarchi della Repubblica Sociale Italiana, arrivati a Milano la sera stessa, vennero esposti in piazzale Loreto verso le 3 della notte, dove vennero scaricati nello stesso luogo in cui il 10 agosto 1944 erano stati fucilati e lasciati esposti al pubblico i quindici partigiani Sappisti della 110ª Brigata Garibaldi montarono la guardia fino alle 7 del mattino.Col passare delle ore sempre più gente si radunò in piazzale Loreto per assistere al truce spettacolo, tanto che il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina del distributore di benzina all'angolo con corso Buenos Aires per poter essere visti da tutti. I corpi, ai quali si aggiunse quello di Achille Starace (già segretario del PNF ma caduto in disgrazia e privo di cariche nella RSI) fermato per le strade di Milano mentre faceva jogging e fucilato alla schiena dopo un processo sommario, rimasero esposti per diverse ore, in una rassegna di insulti, sputi e oltraggi, finché su pressione delle autorità militari alleate, preoccupate per la tutela dell'ordine pubblico, i corpi vennero trasportati all'obitorio.