Genova. Gemme sacre del Barocco

Genova. Gemme sacre del Barocco

I pittori e le "Superbe" chiese

Genova. Gemme sacre del Barocco
Tre le "gemme sacre" del Barocco genovese, spiccano due basiliche e la cappella del Doge: la Santissima Annunziata del Vastato, qui presentata, San Siro (La Basilica di San Siro) e la Cappella Dogale, incastonata negli spazi monumentali di Palazzo Ducale (Cappella Dogale della Repubblica). 
Sorti nel corso Seicento, questi spazi interamente affrescati e decorati con pale e sculture pregevoli, testimoniano lo sviluppo del nuovo linguaggio artistico che, nella "Superba", prendeva il via dai pennelli di artisti locali influenzati dalla presenza in città delle opere di Paul Rubens (1577-1640) e Orazio Gentileschi (1563-1639). Mentre il fiammingo soggiornava a Genova in gioventù, nei primi anni del Seicento (Genova. Rubens nella Superba), Gentileschi arrivava già maturo, negli anni Venti, ospite del facoltoso banchiere Antonio Sauli per il quale realizzava una grande pala pubblica dedicata alla Vergine e destinata a San Siro. Nell'Annunciazione (1621-'22), oltre alla forte suggestione per l'amico Caravaggio (1571-1610), Gentileschi esibiva nel gesto aggraziato della Madonna anche le raffinatezze della pittura toscana, unita all'amore per i dettagli dei pittori fiamminghi (Orazio Gentileschi: L'annunciazione di un caravaggesco).
L'Annunciazione, non è l'unica opera caravaggesca presente a Genova a queste date; nella Basilica dell'Annunziata, sopra il portale di ingresso, spicca "l’Ultima Cena" una grande tela, di quaranta metri quadrati, dipinta da Giulio Cesare Procaccini (1574-1625). Improntata sul celebre modello leonardesco, il dipinto presenta una fonte di luce che entra da sinistra e scorre verso destra, dando risalto ai visi dei protagonisti (L'ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini).

Dagli anni Trenta del Seicento, gli artisti genovesi elaborarono un nuovo linguaggio abbandonando la fredda tradizione manierista toscana e lombarda radicata in città

L'uso innovativo del colore alla veneziana, l'accentuazione del realismo caravaggesco, uniti alla nuova libertà compositiva e pittorica, emerge nelle opere di Andrea Ansaldo (1584-1638), Domenico Piola (1627–1703), e soprattutto i Carlone, la feconda famiglia di origini ticinesi, titolari a Genova di un'importante bottega. Si tratta dei fratelli Giovanni Carlone (1584-1631) e Giovanni Battista (1603–1684), a sua volta padre di Battista, Andrea (1639-1697), aiutante del Baciccio (1639–1709) nella creazione del più vertiginoso soffitto Barocco romano (Giovan Battista Gaulli e la chiesa del Gesù).

La Basilica dell’Annunziata, sorta vicino la cinta muraria medievale di Genova, nel piano di espansione verso Ponente, fu eretta grazie all’ausilio economico delle principali famiglie genovesi che presero in giuspatronato le cappelle laterali

Principale mecenate della Basilica, tuttavia, fu la famiglia dei Lomellini che prese in carico l’edificazione della cupola e della maggior parte della decorazione interna ad affresco.


Interno della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, Genova 

L'Annunziata è uno degli ambienti barocchi più sfarzosi della città, nella massiccia prevalenza dell'oro che circonda gli affreschi delle volte, delle tre navate e della zona presbiteriale. 
La navata centrale, decorata dai fratelli Giovanni e Giovanni Battista Carlone, con soggetti tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, esalta la vita della Vergine e di Gesù, dalla nascita, con l’Adorazione dei Magi, alla Resurrezione. 


Andrea Ansaldo, Assunzione della Vergine, 1635, cupola, Basilica dell'Annunziata, Genova

Questi episodi conducono verso la grande cupola dipinta da Andrea Ansaldo nel 1635, una data che fa dell'opera il primo fulcro architettonico e pittorico del Barocco genovese.
Il pittore realizza una straordinaria "Assunzione della Vergine", introdotta nei pennacchi alla base dai Quattro Evangelisti. La presenza dei cherubini e il vorticoso posizionamento delle nubi, sospingono Maria verso il cupolino dove risplende di luce l’Altissimo.


Giulio Benso, Annunciazione, 1640, coro, Basilica della Santissima Annunziata, Genova

Importante anche l'affresco del coro e dell’anticoro realizzato dal pittore ligure Giulio Benso (1592-1668) che, su incarico dai Lomellini, inscena un eccezionale prospettiva dipinta dove la Vergine si affaccia dal balcone e volge lo sguardo verso l’Arcangelo Gabriele, giunto dall’Empireo e posto al centro del soffitto "sfondato". 
Spicca nelle cappelle laterali un’eccezionale quadreria di scuola barocca genovese, tra cui, Bernardo Strozzi (1581-1644), Domenico Piola, da Luciano Borzone (1590-1645) e Domenico Fiasella (1589-1669).


Anton Maria Maragliano, San Pasquale Baylon in estasi davanti all’Eucarestia, Basilica della Santissima Annunziata, Genova

A completare le decorazioni delle cappelle laterali, vennero chiamati alcuni dei più importanti scultori attivi a Genova tra Seicento e Settecento, come Giacomo Antonio Ponsonelli (1654-1735) e Anton Maria Maragliano (1664-1739), autore del gruppo del "San Pasquale Baylon in estasi davanti all’Eucarestia". Capolavoro di scultura lignea dipinta del Seicento Barocco, l’opera rappresenta un vero e proprio theatrum sacrum, un palcoscenico in cui la sintesi di architettura, pittura e scultura concorrono nel creare una scena di figure plastiche perfettamente integrate con lo sfondo.


Interno della Basilica di San Siro, Genova

La Basilica di San Siro, è oggi frutto della ricostruzione promossa dai Padri Teatini, a partire dal 1580, quando buona parte del sito precedente venne distrutto da un incendio. 
Di facciata ottocentesca, in stile Neoclassico come l'Annunziata, l'interno di San Siro presenta uno spazio tipicamente Barocco: le tre navate scandite da colonne binate, creano ampie arcate dentro le quali si aprono dodici cappelle. 
Qui, oltre all'Annunciazione di Gentileschi, viene conservata una "Natività" del toscano Pomarancio (pseudonimo di Cristoforo Roncalli: 1553-1626), commissionata dal Marchese Lomellini, e una "Morte di Sant’Andrea Avellino" di Domenico Fiasella
Nelle cappelle dedicate a San Gaetano di Thiene, spiccano le pitture murali di Domenico Piola e Gregorio de Ferrari (1647-1726). 


Affreschi del Transeto, della Cupola e dell'Abside, Giovanni Battista Carlone, Basilica di San Siro, Genova

La decorazione ad affresco principale, fu ancora una volta opera dei Carlone e in particolare di Giovanni Battista che, su commissione della famiglia Pallavicino, principale finanziatrice del restauro della chiesa, decorò la navata centrale, la cupola e la zona del presbitero. 
La navata presenta scene della "Vita di San Pietro" tra cui il "Martirio" e la "Vocazione", mentre nella cupola e nel coro, protagonista è San Siro, primo vescovo di Genova.
Nella cupola, in parte deteriorata, spicca la "Gloria di San Siro", mentre sopra all’altare, il riferimento principale venne rivolto alla leggenda del "Miracolo del Basilisco", qui raffigurato in uno straordinario spaccato cittadino di estremo realismo. 


Giovanni Battista Carlone, "Miracolo del Basilisco", Basilica di San Siro, Genova 

L'apparizione del Basilisco, creatura mostruosa di origini antichissime, temuta per lo sguardo funesto e capace di uccidere con il soffio pestilenziale, era avvenuta proprio a Genova nel IV Secolo, quando il mostro fu visto all’interno di un pozzo situato accanto all'originaria Basilica. 

Per scongiurare la peste, la cittadinanza invocò il vescovo Siro che, avvicinato al pozzo, nel nome del Signore Gesù Cristo, ordinò al Basilisco di uscire e gettarsi a mare

Sotto agli affreschi dedicati al Santo, spicca un originale altare Barocco in marmo nero e bronzo progettato dallo scultore marsigliese Pierre Puget (1620-1694), negli anni Sessanta del Seicento. Il raffinato altare, in origine progettato per ospitare le reliquie dei Santi vescovi genovesi, fu una struttura innovativa che cambiò la concezione dell'elemento sacro, da semplice costruzione architettonica, a scultura scenografica (Genova. La scultura di Puget e Parodi).


La Cappella Dogale, Palazzo Ducale, Genova

Incastonata negli spazi monumentali di Palazzo Ducale, rinnovati negli anni Settanta del Settecento in chiave Neoclassica, la Cappella del Doge rimane tutt'oggi uno degli spazio del Barocco genovese più significativi e meglio conservati.
Nel "Päxo", come detto in genovese "Palazzo del Doge", lo spazio adibito a Cappella è documentato fin dal 1367, con significative riprogettazioni culminanti nella ristrutturazione architettonica compiuta attorno al 1580. Alcune testimonianze d’archivio, raccontano la fase tra il 1653 e '57, quando una ricchissima decorazione rese la cappella il gioiello ancor oggi integralmente visibile. 


Giovanni Battista Carlone, Maria Regina di Genova, volta ad affresco, Cappella Dogale in Palazzo Ducale, Genova

Gli affreschi di enorme valenza artistica, nascevano da una forte e programmatica politica culturale, incentrata nella figura della Vergine Maria, immagine che la Repubblica di Genova, adottò fin dal 1637, per rappresentare il nuovo ordinamento, quello di una monarchia con a capo il Doge a scadenza biennale. L’escamotage, permetteva alla piccola Repubblica che teneva tra le mani buona parte della finanza Europea e non solo, di non essere marginalizzata della Spagna nel cerimoniale internazionale. Ma non fu così. (La Cappella Dogale della Repubblica).

Tuttavia, la grande macchina politica era stata messa in moto e per comunicare l'epocale passaggio, da Repubblica a Monarchia, era assolutamente necessario istituire un’immagine nuova che potesse indicare il ruolo ricoperto da Maria nei confronti di tutti i genovesi 

La "Madonna Regina di Genova", che regge lo scettro e il Bimbo con in mano il cartiglio, ad indicarne il mandato di governo nei confronti della città, divenne subito iconografia di propaganda da trasmettere alle comunità genovesi sparse in tutta Italia, da Roma a Napoli, fino a Messina. Domenico Fiasella ne creò il prototipo, in dipinti con l’effige della Vergine sovrastante Genova, cinta dalle poderose Mura Nuove, terminate proprio nel 1635. 

Non poteva la Cappella Dogale, centro ideologico del potere cittadino, rimanere senza questa significativa relazione tra la grandiosa storia della città e la sua Madonna

Nel 1653, infatti, viene chiamata la maggior ditta artistica genovese dei fratelli Carlone, già conosciuti per le mirabolanti imprese ad affresco in decine di siti urbani ed extraurbani, dalla Basilica dell’Annunziata a Palazzo Lomellini, fino alla Chiesa di Sant’Antonio Abate a Milano, dove Giovanni, tra l'altro, era mancato nel 1631. 
Giovanni Battista, che con il fratello aveva portato a Genova gli stilemi trionfali del Barocco, intervenne da prima nella volta della Cappella Dogale e poi nelle pareti, in un'impresa che va dal 1653, al '55. 
Le figure della volta, sapientemente disposte dall’artista all’interno di una finta architettura, culminano al centro con la "Vergine in Gloria" che, il Carlone, volle evidenziare ponendola dentro un grande quadro riportato, privo di artifici prospettici.
L’impresa pittorica coinvolgente, divenne totalizzante nel suo culmine rappresentato nel grande altare con l'efige plastica della Madonna Regina di Genova (1729), dello scultore Francesco Maria Schiaffino


Giovanni Battista Carlone, Affreschi della Cappella Dogale, 1653-'55, Palazzo Ducale, Genova

Alla ricca decorazione pavimentale di marmi policromi intarsiati, si somma il grande impatto dell'affresco di parete che, tra  monumentali e opulente colonne in marmo rosso di Francia, sapientemente replicate dalla volta, nella finzione trompe l’oeil di insieme, inquadrano scene di storia nello spazio profondo, al di là di logge illusorie. 

Sebbene la Cappella sia dedicata alla Vergine, messa sull’altare da Schiaffino, in realtà lo spazio decorativo celebra i fasti di Genova in un crescendo di episodi rappresentavi degli eroi cittadini, da Guglielmo Embriaco, a Cristoforo Colombo 

L’esigenza di una forte chiarezza espositiva nella gestione dello spazio narrativo della cappella, che ha l’arduo compito di legare assieme episodi della gloria civica ed elementi devozionali, spinse l’artista, sotto la guida di una committenza con le idee ben chiare, a corredare ogni scena e ogni figura da apposita didascalia per facilitare l’identificazione. Pertanto, anche gran parte delle scelte iconografiche vennero tratte da testi di fama, pubblicati all’epoca in area genovese. 
Evidenti sono tutt'oggi le tracce esecutive lasciate dalla ditta del Carlone, ben leggibili nei frequentissimi riporti da cartone visibili nelle incisioni sull’intonaco a delineare i contorni delle figure.

La grande novità qui introdotta da Giovanni Battista Carlone, è data dall’infrangersi definitivo della barriera tra lo spazio virtuale e spazio fisico dell’osservatore

Molti sono qui i dettagli ricostruiti in plastica, con stucco, che fuoriescono dalla parete dipinta andando a dar corpo all’illusione pittorica. Una premiere che giunge a dieci anni dall’exploit romano dell’Estasi di Santa Teresa nella Cappella Cornaro di Gian Lorenzo Bernini (La Cappella Cornaro di Bernini).
Una ricezione per nulla tardiva degli stilemi di maggior grido che da Roma, arrivavano a Genova.

VIDEO SULLE OPERE
L'Ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini
La Basilica di San Siro 
La Cappella Dogale della Repubblica

FOTO DI COPERTINA

Interno della Basilica di San Siro