Scienza, tempo e spazio

Dall'universo infinito alla longitudine terrestre

Il Seicento rappresenta l'età "moderna" perché in questo secolo nasce ed agisce una rivoluzione culturale profonda e influente per la vita dell'uomo di oggi 

Estratto da Festa Barocca (L'uomo in rappresentazione, prima puntata), il filmato introduce il Seicento, focalizzando l'attenzione sulla scienza e sui grandi scienziati e pensatori, in primis, il pisano Galileo Galilei (1564-1642), fisico, astronomo, filosofo e matematico che con le sue osservazioni empiriche del cielo, metteva fine alla visione antropocentrica dell’uomo tipica dell'Umanesimo.

Nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalla autorità di luoghi delle scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie
Galileo Galilei, 1610 

La sperimentazione di un universo aperto e senza limiti, già oggetto di riflessioni da parte del filosofo Giordano Bruno (1548–1600), trova risposte certe, perché "visibili", nell'uso di strumenti razionali costruiti dalla nuova scienza ottica seicentesca. Lenti di ingrandimento, cannocchiali, cronometri marini e strumenti di precisione, aiutano a comprendere, organizzare, esplorare e dominare la complessità del mondo.
Le questioni riguardanti "l'infinito", vengono dibattute nei luoghi sacri del sapere, ossia, dentro le aule delle nuove Accademie scientifiche che, nel Seicento, nascono fiorenti in Italia e nelle corti d'Europa, affiancando quelle dedicate a studi umanistici (La nascita dei Lincei).

Dopo la metà del secolo, gli studi di Galileo portavano alla fondazione del primo laboratorio scientifico, l'Osservatorio Reale di Greenwich, nato a Londra nel giugno del 1675, grazie a Carlo II re d'Inghilterra

Il sovrano nominava John Flamsteed (1646-1719) a capo dell'osservatorio conferendogli il titolo di Astronomo reale. Flamsteed fu impiegato per ridisegnare, con massima cura e diligenza, le tavole dei moti dei cieli e le posizioni delle stelle, informazioni necessarie utilissime per la navigazione via mare, dunque per gli scambi e il commercio sicuro. 
Fino al Settecento, i marinai potevano stabilire la loro “latitudine”, rispetto all’equatore, osservando il Sole o le stelle,  ma non riuscivano a stabilire la “longitudine”, ossia quanto erano a est o a ovest, rispetto a Londra, ossia al meridiano di Greenwich. 

Dalla nascita di Greenwich, nel 1675, erano stati fatti molti passi in avanti, ma bisognava attendere John Harrison, un inventore inglese, figlio di un falegname che, a vent'anni, senza aver compiuto studi particolari, costruì il suo primo orologio a pendolo, in legno

Nel 1730, John Harrison (1693-17776) incontrava a Londra Edmond Halley, astronomo reale, per presentargli il suo progetto di un orologio che fosse capace di funzionare a bordo di una nave. Halley indirizzò Harrison dal più grande costruttore di orologi di Londra, George Graham (1673-1751), che finanziò la realizzazione di un particolare marchingegno, il primo cronometro marino per calcolare la longitudine in mare.
Ci vollero cinque anni perché Harrison mettesse a punto il primo prototipo: l'orologio pesava quasi 35 kg ed era un oggetto molto ingombrante, ma non usava più il pendolo per scandire il tempo.

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FOTO DI COPERTINA
La linea che segna il Primo Meridiano del Mondo di longitudine 0, all'Osservatorio Reale di Greenwich di Londra (2012)