Torino. Il restauro della Cappella della Sindone

Torino. Il restauro della Cappella della Sindone

Save the Date, 2018

Torino. Il restauro della Cappella della Sindone
Tratto dalla rubrica culturale Save the date (2018), il filmato propone la storia di un restauro lungo e complesso che ha toccato un capolavoro straordinario e inimitabile del Barocco torinese, la Cappella della Sacra Sindone, posta tra Palazzo Reale e il Duomo, realizzata dall'architetto e monaco teatino, Guarino Guarini (1624-1683), fra il 1668 e l''82 (Torino. Dai Castellamonte a Guarini).

Dopo la riapertura al pubblico, la Cappella della Sindone entrerà a far parte del percorso dei Musei Reali e tornerà ad essere, per la città intera, quel grande simbolo di arte e storia che dobbiamo alla mente di un architetto non convenzionale come Guarino Guarini, che ha esplorato il tema della luce e della cupola diafana come nessuno mai prima
Enrica Pagella

Nella notte dell'undici aprile 1997, il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino si prestava a spegnere l’incendio scoppiato tra il Duomo e Palazzo Reale che aveva avvolto nelle fiamme anche la Cappella della Sacra Sindone. 
Il racconto della mirabile opera di Guarino Guarini e del grandioso restauro, viene qui restituito dalle voci di esperti e studiosi quali, Enrica Pagella (direttrice dei Musei Reali di Torino), Giuseppe Dardanello (storico dell'arte e dell'architettura) e Marina Feroggio (direttrice del restauro per i Musei Reali). 
Quella notte, fu subito chiaro che i danni nella straordinaria Cappella del Guarini erano ingentissimi, pertanto, nelle primissime ore, si intervenne per salvare il Sacro telo custodito dai Savoia, fin dal 1453, nell'altare centrale che Antonio Bertola (1647–1719) aveva realizzato, dopo la morte dell'architetto, tra il 1688 e il 1694.
La decisione di salvare il Sudario, fu presa in vista del rischio di crollo, anche solo parziale, della singolare cupola del Guarini, notevolmente deformata dal calore, che già aveva fatto esplodere tutte le vetrate in mille pezzi e compromesso le strutture portanti.


Cupola della Cappella della Sindone durante il restauro

Pezzi di muratura, decorazioni, colonne di marmo distaccate da più punti e cadute a terra, calcinazione delle pietre del rivestimento interno, rottura delle catene portanti originali situate a vari livelli nella cupola, tutto ciò era parte della dolorosa visione all'indomani del disastro. 
In breve tempo, vennero varati provvedimenti, piani finanziari, progetti e proposte che aprirono un grande dibattito su come restaurare e recuperare il complesso danneggiato.

Intervenire con la ricostruzione per restituire l’immagine integrale dell’edificio? Oppure, conservare il tutto nello stato in cui il fuoco l’aveva lasciato, consolidando solo le pietre per impedire il progredire di altri dissesti?

La valutazione complessiva del problema venne fatta solo dopo aver istituito il "Cantiere della conoscenza", ossia un gruppo di lavoro per la stima scientifica di tutti i reperti e frammenti lapidei raccolti, puliti, catalogati, fotografati ed analizzati, attraverso indagini diagnostiche atte a definirne la collocazione originaria e la tipologia del degrado. 
Inoltre, vennero fatti anche dei sondaggi geognostici, fino ad una profondità di venticinque metri, per appurare lo stato delle fondamenta, in quanto, Guarini costruì la Cappella sulle strutture già esistenti di Bernardino Quadri (1625–1695) che lo aveva preceduto.

Un sofisticato programma software, appositamente studiato per l'occasione, ha favorito la decisione di procedere con il restauro integrale del complesso

Dallo studio dei dissesti subiti dalla struttura, si è potuto evincere anche la natura stessa della costruzione di Guarini, quei misteri strutturali e quelle soluzioni fantasiose, opera del geniale architetto e matematico, che non rientravano in nessun trattato dell'epoca.
Durante il restauro della Cappella della Sindone, si rese necessaria la sostituzione completa di oltre dieci colonne di marmo di Frabosa, al primo livello, e di tutte le otto lesene dell’ordine maggiore, più alcuni pezzi di trabeazione del vestibolo. Per questo, in via del tutto eccezionale, venne riaperta la cava di cui si era servito lo stesso Guarini, per estrarre il marmo di Frabosa Soprana (Cuneo), sufficiente al restauro. 


La cupola di Guarini dopo il restauro

Dopo vent'anni di restauro (1997-2017), la Cappella del Guarini è tornata a vivere nell’immagine della sua originaria architettura interna ed esterna, con tutto il suo valore, storico, sociale ed artistico, che la Cappella rappresenta per la città e per il patrimonio mondiale. 
L’impegno economico per il restauro fu davvero ingente, ma le donazioni attive in città, tra pubblico e privato (Compagnia di San Paolo, Fondazione Specchio dei Tempi, Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali, Iren. Performance in Lighiting), unite allo stanziamento principale del Ministero dei beni e le attività culturali, hanno permesso la fine dei lavori.

Guarino Guarini, nato a Modena, si formava a Roma, dal 1639 al '47. Qui, entrava nell'ordine dei Teatini, studiava matematica, filosofia e teologia, guardando alle suggestioni e alle sfide barocche di Bernini, Cortona e soprattutto Borromini, dal quale fu particolarmente conquistato (Francesco Borromini, una biografia). Dopo Messina, Lisbona e Parigi, Guarini arrivava a Torino nel 1666, trasformando la città in una perla del Barocco di confine. Tre in particolare, le opere torinesi di straordinaria importanza: la Chiesa di San Lorenzo (1668-1687), Palazzo Carignano (1679), e la Cappella della Sacra Sindone in Duomo (1668), ritenuta il suo capolavoro (Torino. Dai Castellamonte a Guarini).

FOTO DI COPERTINA
Immagine dell'incendio della Cupola di Guarini, 1997 © Ansa