Venezia. Carnevali, ori e marmi

Festa Barocca, 1980-1982

Estratto dalla serie di Folco Quilici e Jean Antonie, Festa Barocca (Il lungo confine del Nord, terza puntata, 1980-1982), il filmato introduce il clima culturale della Venezia del Seicento dove, un edito della Controriforma cattolica che vietava le feste in tutto il Nord Italia, non riusciva a fermare il Carnevale. 
La Serenissima infatti, un secolo prima, aveva dato i natali a una scuola di pittori importantissimi per il Barocco, coloristi  della statura di Giorgione (1478-1510) e Tiziano (1488-1576), seguiti dai più giovani Tintoretto (1518-1594) e Veronese (1528-1588), artisti che avevano sedotto moltissimi pittori, assieme a quei nuovi collezionisti seicenteschi, sia italiani, sia stranieri. 
Dopo un secolo di tanta gloria, nel Seicento Venezia sembra "riposare", quasi già sapesse e si preparasse, al futuro apice settecentesco che la condurrà ad essere nuovamente il baricentro dell'arte pittorica. 

La luce del denaro non riesce, nonostante tutto, a offuscare quella dell'arte
Marco Boschini, 1660

Nella Venezia del Seicento, il Barocco entra di riflesso nell'intimità dei ricchi palazzi nobiliari, frequentati e conosciuti in tutta Europa con grande interesse, dato il ricco patrimonio cinquecentesco conservato nelle stanze. Per questo, l'arguto, colto e fine critico, nonché pittore, Marco Boschini (1602-1681), in uno dei suoi tanti poemetti in versi sulle bellezze pittoriche di Venezia (La Carta del navegar pitoresco, 1660), lodava la Repubblica per aver emanato provvedimenti di tutela, atti ad impedire il saccheggio da chiese e palazzi delle preziose tele di Giorgione, Tiziano e Tintoretto, bramati da un mercato accanito e senza scrupoli. 

La Venezia barocca non accoglie solo collezionisti e mercanti, ma anche importanti pittori e scultori, italiani e stranieri, che scelsero la Laguna come luogo per lavorare in totale libertà

Tra i pittori più interessanti, tre combinarono le ombre del Caravaggio con una fattura "impressionistica" alla Rubens (1577-1640), una combinazione di stili molto in linea con la naturale evoluzione della pittura veneziana matura. Lavorarono a Venezia per periodi più o meno brevi, il romano, e "caravaggesco", Domenico Fetti (1589-1624), il tedesco Johann Liss (1595-1630), capace di impasti densi e brillanti alla Rubens, e il Cappuccino, detto "il prete genovese" Bernardo Strozzi (1581-1644).


Bernardo Strozzi, Parabola dell'invitato a nozze, 1630-'35 ca., olio su tela, 153×209cm., Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti Genova

Nel pieno della maturità, trascorsa nella sua rinomata bottega di Genova, Strozzi fece un gesto esemplare per rivendicare la sua libertà artistica, segno di una nuova indipendenza di pensiero. Accusato dal Tribunale Ecclesiastico di lucrare sulla vendita dei suoi quadri, spesso di soggetto profano, atto incompatibile con la sua condizione di sacerdote, nel 1630, si trasferiva, definitivamente, da Genova a Venezia, città riconosciuta più tollerante nei gusti e nei costumi sociali. 
Nella Laguna, in breve tempo, Strozzi ripristinava la notevole fama acquisita a Genova, grazie alle importanti commesse del cardinale Federico Corner e del doge Francesco Erizzo che, tra le tante, gli affidano una tela per un soffitto dell'Ospedale degli Incurabili. Si tratta della "Parabola del convitato a nozze" (1630), di cui oggi sopravvivono il bozzetto e alcuni frammenti, dove appare trionfante la predilezione del pittore per Veronese. 

Eretta alla fine del Canal Grande, prima di Punta della Dogana, la Chiesa di Santa Maria della Salute, è un capolavoro unico del Barocco veneziano

La Salute, eccezione clamorosa nel panorama dell'architettura barocca lagunare, fu voluta dal Doge in segno di ringraziamento alla Vergine per aver messo fine alla peste del 1630. 


Chiesa di Santa Maria della Salute, Baldassare Longhena, Venezia

A seguito di un concorso, la chiesa fu progettata dall'architetto e scultore veneziano Baldassare Longhena (1598-1682), che operò senza rispettare minimamente le "normative" imposte a Roma per gli edifici liturgici contro-riformati (Giovan Battista Gaulli e la chiesa del Gesù). Longhena infatti, volle esaltare il valore simbolico dell'edificio scegliendo una pianta centrale, di tipo ottagonale, come gli otto lati degli antichi battisteri, luoghi di rinascita.

Mi parve di farla in forma di corona, essendo dedicata alla Vergine
Baldassare Longhena

I lavori durarono quasi sessant'anni. Santa Maria della Salute fu consacrata dopo la morte di Longhena, nel 1687, modificando per sempre il profilo della Laguna.


Chiesa di Santa Maria della Salute, dettaglio, Venezia

Il dinamico corpo centrale della chiesa, sormontato da una grande cupola semisferica, è circondato da sei cappelle minori che donano al complesso una straordinaria visibilità tutta scenografica. Architettura e scultura si fondono nelle raffinate volute a spirale che sovrastano il tamburo e scandiscono i lati dell'ottagono, stabilizzate da statue che fungono da contrafforti della cupola, sulla cui lanterna si innalza l'icona della Vergine.

La severa classicità del suo interno contrasta nettamente con le ardite concezioni scenografiche dell'esterno di chiara ispirazione barocca

Longhena utilizzò moltissimi spunti formali tratti dalla tradizione; il presbiterio, per esempio, coperto da una cupola più bassa, affiancata a quella centrale, evoca l'architettura bizantina orientale, tipica della Serenissima. 
Alla Salute tuttavia, Longhena fu profondamente influenzato dai due sommi maestri del Cinquecento italiano, Jacopo Sansovino (1486-1570) e Andrea Palladio (1508-1580). La sontuosità degli effetti chiaroscurali, movimentano la massa articolata delle varie facciate, punti di vista, prospetti diversi dell'edificio che emergono a seconda del punto di osservazione.

FOTO DI COPERTINA
Chiesa di Santa Maria della Salute, Baldassare Longhena, Venezia