L'eredità di Giandomenico Tiepolo

Tiepolo nero, 4° puntata, prima parte

Gli abissi di Tiepolo (2020), serie ideata e condotta dallo storico dell’arte Tomaso Montanari, con la collaudata regia di Luca Criscenti, celebra l’ultimo grande pittore italiano dell’età moderna in occasione dei 250 anni dalla morte. 
Le quattro puntate di un’ora circa l’una, trasmesse in prima serata da Rai 5, sono qui presentate integralmente da Rai Scuola in forma di brevi brani consecutivi.
Nella prima parte della quarta puntata “Tiepolo nero”, Montanari racconta gli affreschi privati di “casa Tiepolo”, oggi conservati al museo Ca’ Rezzonico di Venezia (Giandomenico Tiepolo a Zianigo).
Nel 1757, Giambattista Tiepolo (1696-1770) acquistava a Zianigo, piccolo centro vicino Mirano, nella campagna a ovest di Venezia, una villa seicentesca (1688), adattata con qualche modifica alle sue esigenze pratiche. 
Alla sua morte, l’ereditava il figlio Giandomenico (1727-1804) che continuava ad abitarci per quasi trent’anni. A partire dal 1759 fino al ’97, il pittore riempiva di affreschi le stanze di villa Tiepolo che, dopo la sua morte, subivano con l’immobile vari passaggi di proprietà. 

Nel 1906, l’allora proprietario Angelo Duodo, commissionava lo strappo e il restauro del ciclo pittorico all’antiquario veneziano Antonio Salvadori che tentava di venderlo in Francia

L’animata protesta contro il rischio di un nuovo e gravissimo depauperamento del patrimonio artistico nazionale costrinse, già nel 1908, la Città di Venezia e lo Stato italiano all’acquisto delle opere destinate così ai Musei Civici della città. 
Esposti al Museo Correr, solo dal 1936 gli affreschi di Giandomenico Tiepolo trovano definitiva collocazione a Ca’ Rezzonico con un allestimento che ricostruisce, in parte, la disposizione originaria. 
Negli anni Settanta del Novecento, dopo un incendio, villa Tiepolo venne attentamente restaurata a cura degli attuali proprietari, con il patrocinio dell’Ente per le Ville Venete

Gli affreschi di Zianigo sono un fatto eccezionale per due motivi: in primis, furono prodotti senza committente, in assoluta libertà d’ispirazione cosa all’epoca rarissima per un pittore

In secondo luogo, l’ampio arco di tempo che vede il compiersi dell’opera offre un’irripetibile occasione per cogliere lo sviluppo dell’arte di Giandomenico: dalle prove giovanili, legate all’insegnamento paterno, fino alle espressioni più intense e personali della maturità.
Montanari svela magistralmente la bravura del pittore e la psicologia di Giandomenico, un artista cresciuto sulle orme del padre, maturato nel ciclo di affreschi per la Foresteria di Villa Valmarana (I Tiepolo nelle Ville venete: Cordellina e Valmarana) e dopo la morte di Giambattista, sensibile alle atmosfere culturali di fine Settecento intrise gusto neoclassico e spirito illuminista.

Libero da convenzioni tematiche e figurative, l’artista asseconda la propria intima natura e descrive con sarcasmo un mondo che sta profondamente cambiando. Le scene si alternano in un teatro di metamorfosi, come qualcosa di effimero 

La prima opera eseguita, un tempo collocata al piano terra della villa di Zianigo, venne tratta dalla “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso: “Rinaldo abbandona il giardino di Armida”. 
La dimensione figurativa è ancora strettamente legata al mondo di Giambattista, sia dal punto di vista stilistico, sia tematico. La vena personale di Giandomenico appare nell’istantanea del falchetto che piomba sullo stormo di passeri in fuga, un’idea che risale ai soffitti paterni, ma ora al posto delle figure mitologie il pittore dipinge un brano di limpida e naturale semplicità. 
Molti affreschi di Zianigo ripropongono soggetti già trattati in giovinezza da Giandomenico nella foresteria di Villa Valmarana, temi qui rivisitati, dopo decine d'anni, con un occhio adulto che osserva spietato e ironico la società del suo tempo: il “Minuetto”, la “Passeggiata” e il “Mondo Novo”. 
Domina la vitalità proteiforme di Pulcinella, accompagnata da satiri e centauri, una maschera alla quale il padre aveva già dedicato alcune delle sue incisioni di "Capricci", realizzate tra gli anni Trenta e Quaranta del Settecento (Scherzi e Capricci: le nere incisioni di Tiepolo). 

Il “Mondo Novo” dipinto a Villa Valmarana e poi a Zianigo, è l’immagine di un discorso sulla pittura e sul guardare, afferma Montanari

Giandomenico raffigura una folla, richiamata dal ciarlatano, che si accalca attorno al casotto della lanterna magica per vedere dentro l’apparecchio “cartoline” illustrate di luoghi esotici, una sorta di proto-cinema. L’artista opera un capovolgimento della concezione classica della rappresentazione: infatti, le figure di schiena guardano qualcosa che noi non vediamo. 
Giandomenico presenta un altro tema a lui particolarmente caro, quello della passeggiata e della danza, immagini che a Zianigo risultano meno galanti e mondane rispetto alle piccole tele della sua giovinezza. Nella “Passeggiata in villa”, ancora una volta, le due figure voltano le spalle prendendo congedo dallo spettatore.  

La “Stanza dei Pulcinella”, l’ultima realizzata da Giandomenico, è la più celebre del ciclo

Una moltitudine brulicante di figure accompagna Pulcinella, una maschera della commedia dell’arte da sempre espressione dell’anima popolare, parodia dell’uomo e delle sue debolezze, incarnazione perfetta dello spirito sarcastico.
Negli ultimi anni di vita Giandomenico fu letteralmente ossessionato da questa figura che dipinse sulle pareti di casa e in decine di disegni, poi raccolti in un album e oggi smembrati in collezioni pubbliche e private. 
Negli affreschi, innumerevoli Pulcinella sbucati improvvisamente dalle viscere della terra, servendosi di una scala, compiono le stesse azioni della nobiltà, oppure fanno il verso ai protagonisti delle favole e delle mitologie di Giambattista. 

Pulcinella che corteggia dame, che va a passeggio, che si ubriaca a Carnevale e infine, esemplare, Pulcinella che va in altalena, forse parodia della tela di Fragonard

Il futuro immaginato da Giandomenico è tragico e comico allo stesso tempo: al fatuo “Mondo Novo” l’artista contrappone un altro “nuovo mondo” abitato da un popolo irriverente, sboccato, di personaggi liberi e eguali, in ossequio alle parole d’ordine che provenivano allora dalla Francia rivoluzionaria. 
Non irrilevante segnalare come, la data che indica il termine degli affreschi sia proprio il 1797, lo stesso anno fatale della caduta della Repubblica di Venezia.

Gli abissi di Tiepolo di Tomaso Montanari; regia: Luca Criscenti; fotografia: Francesco Lo Gullo; montaggio: Emanuele Redondi; produzione: Land Comunicazioni; 4 puntate x 60min., 2020

FOTO DI COPERTINA
Giandomenico Tiepolo, Corteggiamento di Pulcinella, dettaglio affresco, Ca' Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia