Giandomenico Tiepolo a Zianigo

Un racconto di Claudio Strinati

Per la serie Strinarte (Rai 5, 2016), condotta da Claudio Strinati, in questo estratto lo storico dell’arte visita e commenta gli affreschi privati di “Casa Tiepolo”, oggi conservati al Museo Ca’ Rezzonico di Venezia.   
Nel 1757, Giambattista Tiepolo (1696-1770) acquistava a Zianigo, piccolo centro vicino Mirano, nella campagna a ovest di Venezia, una villa di fine Seicento (1688), adattata con qualche modifica alle sue esigenze pratiche. 
Alla sua morte, l’ereditava il figlio Giandomenico (1727-1804) che vi risiedeva a lungo.  Dal 1759 al ’97, per quasi quarant’anni, le stanze di villa Tiepolo venivano riempite di affreschi, di cui solo una piccola parte è oggi ancora in loco. 

Con la morte di Giandomenico, la dimora e i suoi affreschi, subiscono vari passaggi di proprietà 

Nel 1906, l’allora proprietario Angelo Duodo commissionava lo strappo e il restauro degli affreschi all’antiquario veneziano Antonio Salvadori che tentava di venderli in Francia.
L’animata protesta contro il rischio di un nuovo e gravissimo depauperamento del patrimonio artistico nazionale costrinse, già nel 1908, la Città di Venezia e lo Stato italiano all’acquisto del ciclo destinato così ai Musei Civici
Esposti al Museo Correr, dal 1936, gli affreschi di Giandomenico Tiepolo trovano definitiva collocazione a Ca’ Rezzonico con un allestimento che ricostruiva in parte la disposizione originaria. 
Negli anni Settanta del Novecento, dopo un incendio, villa Tiepolo venne attentamente restaurata, a cura degli attuali proprietari, con il patrocinio dell’Ente per le Ville Venete. 

Giandomenico Tiepolo, Pulcinella, dettaglio affresco, Ca' Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia

Gli affreschi di Zianigo sono un fatto eccezionale per due motivi: innanzitutto, furono prodotti senza committente, in assoluta libertà d’ispirazione cosa all’epoca rarissima per un pittore. In secondo luogo, l’ampio arco di tempo che vede il compiersi dell’opera offre un’irripetibile occasione per cogliere lo sviluppo dell’arte di Giandomenico: dalle prove giovanili, legate all’insegnamento paterno, fino alle espressioni più intense e personali della maturità.

Strinati svela magistralmente la figura e la psicologia di Giandomenico, un artista cresciuto sulle orme del padre, ma già calato nelle mutevoli atmosfere culturali di fine Settecento

Libero da convenzioni tematiche e figurative, l’artista asseconda la propria intima natura e descrive con sarcasmo un mondo che sta profondamente cambiando (L'eredità di Giandomenico Tiepolo). 
Domina la vitalità proteiforme della maschera di Pulcinella, accompagnata da satiri e centauri. Molte anche le scene di vita contemporanea, il “Minuetto”, la “Passeggiata”, il “Mondo Novo”. 
La prima opera eseguita, un tempo collocata a piano terreno della villa di Zianigo, raffigura una scena della “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso: "Rinaldo abbandona il giardino di Armida". 
La dimensione figurativa è ancora strettamente legata al mondo paterno di Giambattista, sia dal punto di vista stilistico, sia tematico. La vena personale di Giandomenico appare nell’istantanea del falchetto che piomba sullo stormo di passeri in fuga; originariamente, l’idea risaliva ad un soffitto dove, al posto delle figure mitologie paterne, Giandomenico raffigura un tema di limpida e naturale semplicità. 
Alcuni affreschi ripropongono temi già svolti in giovinezza dall’artista, con il padre, nella foresteria di Villa Valmarana a Vicenza (I Tiepolo nelle Ville venete: Cordellina e Valmarana). Il pittore li ripropone rivisitati dopo molti anni e con un occhio più maturo, osserva i contemporanei con spietata ironia. 


Giandomenico Tiepolo, Il Mondo Novo, 1791, Ca' Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia

Nel “Mondo Novo”, Giandomenico raffigura una folla, richiamata dal ciarlatano, che si accalca attorno al casotto della lanterna magica per vedere immagini di luoghi esotici all’interno dell’apparecchio. Il pittore opera un capovolgimento della concezione classica della rappresentazione: la scena guardata non si mostra allo spettatore ma, paradossalmente si nega. Infatti, il pittore fa vedere le figure di schiena.
Nella medesima stanza, l'artista presenta un altro tema a lui particolarmente caro, quello della passeggiata e della danza, qui però svincolati dal loro contesto galante e mondano, proprio delle piccole tele della giovinezza. Nella “Passeggiata in villa”, ancora una volta le due figure voltano le spalle prendendo congedo dallo spettatore.  

Giandomenico Tiepolo, Stanza di Pulcinella, 1793, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia

La Stanza dei Pulcinella, l’ultima realizzata da Giandomenico, è la più celebre del ciclo. Una moltitudine brulicante di figure accompagna il protagonista Pulcinella, maschera della commedia dell’arte da sempre espressione dell’anima popolare, parodia dell’uomo e delle sue debolezze. 
Negli ultimi anni di vita Giandomenico fu letteralmente ossessionato da questa figura, incarnazione perfetta del suo spirito sarcastico, che dipinse sulle pareti di casa e in decine di disegni poi raccolti in un album e oggi smembrati in collezioni pubbliche e private. 


Giandomenico Tiepolo, Pulcinella, disegno, Museo Correr, Venezia

Negli affreschi di questa stanza innumerevoli Pulcinella, sbucati improvvisamente dalle viscere della terra servendosi di una scala, compiono le stesse azioni della nobiltà, oppure fanno il verso ai protagonisti delle favole e delle mitologie descritte da Giambattista Tiepolo. Qui Pulcinella va in altalena, corteggia dame, va a passeggio e nel corso del carnevale si ubriaca.

Giandomenico Tiepolo, L’altalena di Pulcinella, 1793, soffitto della Sala di Pulcinella, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia

Il futuro immaginato dal pittore è tragico e comico allo stesso tempo: al fatuo “Mondo Novo” contrappone un altro nuovo mondo abitato da un popolo irriverente, sboccato, composto di personaggi liberi e eguali, in ossequio alle parole d’ordine che provenivano allora dalla Francia rivoluzionaria.
Infine, fatto importante, la data che indica il termine degli affreschi: 1797, lo stesso anno fatale della caduta della Repubblica di Venezia.

FOTO DI COPERTINA
Giandomenico Tiepolo, L’altalena di Pulcinella, 1793, soffitto della Sala di Pulcinella, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, Venezia