Juvarra: i Palazzi cittadini e le ville in campagna dei Savoia

Passepartout, 2005

Philippe Daverio ci conduce all’interno di Palazzo Madama, fulcro visivo della nuova Torino settecentesca, un edificio cittadino la cui moderna immagine architettonica conferita da Filippo Juvarra (1678-1736) vuole evidenziare il rinnovato ruolo della sua inquilina, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (1666-1724), sposa del duca Carlo Emanuele II (1634-1675).

Filippo Juvarra, facciata di Palazzo Madama, 1718-28, Torino

Nella facciata di Palazzo Madama, scandita da marcati ordini architettonici sovrapposti, le eleganti lesene del registro mediano diventano, nella campata centrale aggettante, quattro possenti colonne. La grande architettura traforata con immense finestre esaltanti il chiaroscuro della facciata fu concepita per contenere lo scalone d’onore a doppia rampa simmetrica che introduceva al piano nobile. 
Gli scaloni, già particolarmente diffusi tra gli architetti del Barocco, consentivano all’interno dei palazzi una più libera organizzazione spaziale, oltre a garantire una luce naturale copiosa che plasmava le superfici decorate da eleganti stucchi e statue bianche (Juvarra a Palazzo Madama di Torino). 

Filippo Juvarra, dettaglio Scalone di Palazzo Madama, 1718-21, Torino

Daverio entra a Palazzo Madama poco dopo il restauro (2005) e salendo lo scalone di Juvarra, realizzato tra il 1718 e il ’21, mette in evidenza come la luce che investe l’accurata decorazione a stucco di Carlo Tantardini (1677–1748), fu modellata con allusioni visive alla gloria eterna della Madama Reale.

La decorazione conferisce all’interno un aspetto più leggero ed elegante, tipico dell’architettura Rococò

L’ampio atrio, inoltre, permette di visualizzare a tutta altezza le due rampe di scalinate contrapposte che conducono al piano delle residenze nobiliari del Palazzo
La scenografica immagine di Palazzo Madama assegnava un certo lustro alla casata dei Savoia desiderosa di comunicare all’esterno ricchezza e potere. Lo Scalone, in particolare, rappresenta lo sfarzo e il lusso, ma in modo nuovo, più moderno e discreto dello stile Barocco senza, tuttavia, rinunciare all’effetto sbalorditivo delle sue forme.

Filippo Juvarra, Scalone delle Forbici con Soffitto a stucco, 1720, Palazzo Reale, Torino

A Palazzo Reale di Torino, Daverio mostra un’altra opera di ingegno del Juvarra la “Scala delle Forbici” progettata negli anni Venti del Settecento. 
L’opera fu voluta per il matrimonio del principe Carlo Emanuele III con Anna Cristina di Baviera Sulzbach, allo scopo di rendere maestoso e rappresentativo l’accesso all’appartamento della coppia situato al secondo piano del Palazzo.
Il nome, “Scala delle Forbici” richiama un particolare posto da Juvarra in corrispondenza dell’imposta della volta sospesa, dove un paio di forbici tagliano le due trecce laterali incrociate creando una lingua biforcuta. 

Forse un’allusione alle malelingue di corte sulla dubbia capacità di riuscita di Juvarra

La bellissima Scala, infatti, è costituita su un impianto architettonico detto “a tenaglia”, ossia che scarica il peso sulle pareti laterali; così, la rampa centrale superiore non presenta sostegni ai lati in quanto sorretta solamente dagli archi trasversali dei pianerottoli. 

Eleganti decorazioni a stucco bianco di fiori, conchiglie, cornici e stemmi amplificano l’effetto maestoso di luce dell’ambiente

Daverio finisce il suo tour in una delle residenze sabaude più prestigiose del Piemonte, la Palazzina di Caccia Stupinigi, un immenso complesso circondato da ettari di verde, situato a dieci chilometri da Torino (Stupinigi, frazione di Nichelino) e pensato per gli ozi della nobiltà, le battute di caccia e le feste di casa Savoia. 


Filippo Juvarra, Palazzina di Caccia Stupinigi, 1729-’33, Stupinigi, Torino

La costruzione avviata nel 1729 su progetto di Juvarra, fu ultimata quattro anni dopo; tuttavia, per tutto il Settecento, la Palazzina vide ampliamenti importanti sotto la guida di Benedetto Alfieri (1699–1767), interventi che non tradirono lo spirito innovativo di Juvarra.
I sovrani sabaudi, che risiedevano a Torino solo per pochi mesi all’anno, con la bella stagione erano soliti trasferirsi nel circuito delle residenze che circondava la capitale (Venaria e Moncalieri); normalmente, Stupinigi era usata come palazzina di caccia, dunque, luogo di brevi soggiorni.

Filippo Juvarra, Salone centrale, Palazzina di Caccia Stupinigi, 1729-’33, Stupinigi, Torino

Tuttavia, nella sua storia la Palazzina ha ospitato matrimoni, ricevimenti e feste importanti di sovrani. Alcuni nomi: l’unione di Maria Teresa di Savoia e Carlo Filippo d‘Artois, futuro re di Francia (Carlo X), quella di Vittorio Emanuele II (futuro primo re d’Italia ) con Maria Adelaide d’Asburgo Lorena e ancora, le nozze di Amedeo di Savoia con Maria Vittoria Dal Pozzo della Cisterna. Nelle stanze di Stupinigi, infine, hanno dimorato lo zar di Russia Paolo I, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, Napoleone e Paolina Bonaparte, e la regina d’Italia Margherita di Savoia.

La cura dei dettagli e il grandioso progetto di Juvarra rende il complesso di Stupinigi uno dei luoghi più suggestivi nei dintorni di Torino

Il cuore della Palazzina è rappresentato dal grande Salone Centrale di forma ovale e a doppia altezza con balconate dall’andamento concavo e convesso. L’incredibile cupola a barca rovesciata, all’esterno esibisce la scultura del cervo, simbolo di Stupinigi, che domina il complesso.

Filippo Juvarra, dettagli del Salone centrale, il grande lampadario in bronzo e cristallo, le balconate, gli stucchi e gli affreschi trompe-l’oeil, Palazzina di Caccia Stupinigi, Torino

Nel Salone, si innestano quattro bracci che conferiscono alla Palazzina la pianta a “croce di Sant’Andrea”, una struttura che si proietta nel paesaggio come le pale di un mulino. Questi corpi di fabbrica ospitano i due appartamenti del re e della regina e gli ambienti riservati agli ospiti; nel totale, 137 camere e 17 gallerie. 
L'interno del Salone, una scenografia in perfetto stile Rococò, esibisce materiali preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati, specchi e radiche, nonché, gli straordinari affreschi sul tema della caccia realizzati a trompe-l’oeil dai fratelli Domenico e Giuseppe Valeriani (1731-’33). 

Dal 1997 la Palazzina di Caccia Stupinigi è stata inclusa nel Patrimonio UNESCO.

FOTO DI COPERTINA
Veduta dall’alto della Palazzina di Caccia Stupinigi, Torino