Filippo Severati, "il pittore del Verano"

Una galleria di ritratti, fra storia e costume dell'Ottocento romano

Il pittore romano Filippo Severati (1819-1892) realizzò più di duecentocinquanta ritratti commemorativi conservati al Cimitero Monumentale del Verano (Il Cimitero Monumentale del Verano). 
Questo servizio del TGR (Gli smalti del Verano, 2013) racconta la vicenda del “pittore del Verano” che, con una tecnica innovativa, detta della "pittura a fuoco su supporto di porcellana e lava vulcanica", realizzò l’effige dei defunti con un geniale brevetto, ancora oggi conservato presso l’Archivio di Stato.

La tecnica di Severati ha permesso un buono stato di conservazione per la maggior parte delle opere esposte, da quasi due secoli. Per la sua invenzione, l’artista venne insignito del titolo di "Porcellanista" da Papa Pio IX 

Allievo di Tommaso Minardi (La scultura del Verano), Severati, pittore e disegnatore, nonché membro dell’Accademia di San Luca, partecipò a una campagna di traduzione in grande formato dei dipinti di Raffaello nelle Stanze Vaticane
L’artista fu prescelto dalla stessa commissione della Calcografia, di cui era membro, per la sua capacità di riprodurre i minimi dettagli e di cogliere appieno lo stile del maestro urbinate. I disegni dal vero dell’artista, conservati ancora oggi all’Istituto Nazionale della Grafica e databili fra il 1852 e il 1864, riproducono in copia “L’incontro di Attila e Leone Magno”, “Il monte Parnaso”, “San Pietro in carcere” e “La Scuola di Atene”.
A Raffaello è dedicata anche l’unica opera dell’artista di carattere religioso presente proprio al Verano: si tratta della Tomba Rognetta, dove spicca una mirabile riproduzione della “Madonna della seggiola”.

Dettaglio della Madonna con Bambino, Tomba Rognetta, Filippo Severati, Quadriportico lato destro, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Ma l’attività di Severati si svolse principalmente al Verano. La tecnica esecutiva dei suoi ritratti fu definita dallo stesso "in smalto su lava". 

Gli ovali di Severati restituiscono il mondo e il contesto sociale attraverso gli sguardi, gli abiti, i gioielli e le acconciature di donne, uomini e bambini ritratti nel periodo di ascesa di Roma Capitale

La tecnica di Severati rimase per lungo tempo ignota; solo dopo da sua morte se ne conobbe la ricetta.
L’artista operava in un supporto di origine vulcanica, probabilmente la "basaltina" proveniente dalla zona di Viterbo. Questo, era preparato con la stesura bianca di un certo spessore contenente ossidi di stagno, come era tipico nei rivestimenti ceramici con lo scopo di fornire alla base argillosa un fondo coprente per la pittura. Su questo fondo venivano poi stesi i colori, anch'essi a base di ossidi, in grado di fondere durante la cottura assumendo una colorazione stabile. Il supporto con i diversi colori, stesi in successive fasi, veniva posto in un contenitore di materiale refrattario, un forno a carbone o legna e con successive cotture a sempre minore temperatura, portato a finitura. 

Dettaglio della Tomba con Ritratto di Santa Benedetti, Filippo Severati, 1882, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Il complesso procedimento adottato dal Severati, paragonabile a quello della ceramica, dona all’opera quella resistenza e durevolezza che hanno consentito l'esposizione della maggior parte delle sue opere in ambiente esterno senza subire particolari danni.


Dettaglio della Tomba di Filippo Severati, Pincetto Nuovo, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Il primo dipinto eseguito in smalto su lava risale al 1863, ed è proprio il suo autoritratto sulla Tomba di famiglia che raffigura l'artista con la tavolozza e accanto le due effigi dei genitori. Alla base compare l'iscrizione: 

Primo ritratto eseguito in Roma in smalto sopra lava. Tal genere di pittura è utile per la durata, si può unire alla scultura"

Nel grande Cimitero Monumentale, i ritratti di Severati sono da subito visibili nel Viale d’accesso (Tomba Riem Coltellacci, Tomba Tommasi), nel Quadriportico (Tomba Biondi, Tomba Fumaroli, Tomba Benedetti, Tomba Pietrangeli) e nella zona del Pincetto Vecchio (Tomba Moriggia, Tomba Massoli, Tomba Cardini) dove il pittore è sepolto.
Tra queste effigi di una vivezza straordinaria, nella Tomba di Maria Mucci l'autore stesso loda il proprio metodo pittorico. Il ritratto della donna porta infatti la scritta:

Spero di vedere principiata la riproduzione dei classici dipinti e la storia Patria, con questa pittura inalterabile. Così si eternano le glorie mondiali dell'Italia. Fra le più utili e meravigliose scoperte del nostro secolo, si può annoverare anche questa pittura"


FOTO DI COPERTINA
Tomba di Filippo Severati, Pincetto Nuovo, Cimitero Monumentale del Verano, Roma