Il Cimitero Monumentale del Verano

Roma Capitale eclettica

Il Cimitero Monumentale del Verano di Roma, sito nel quartiere Tiburtino, con la sua estensione di ottantatré ettari è oggi il secondo camposanto d'Italia
In questo filmato la storica dell’arte Beatrice De Ruggeri racconta la storia del grande complesso cimiteriale ottocentesco attraverso i maggiori protagonisti dell’arte di questo secolo che, proprio qui, riprodussero in piccolo formato sia l’urbanistica romana, come il caso della collina detta il Pincetto, sia e soprattutto quello Stile eclettico di un'architettura rappresentativa di una città prossima a diventare la Capitale d’Italia.
L’idea di un grande Cimitero Monumentale nasce a seguito dell'Editto di Saint Cloud emanato da Napoleone nel 1804, un “Decreto imperiale sulle Sepolture” esteso anche in Italia, dominio francese, con il nome di “Editto della Polizia Medica”. Per evitare problemi igienico-sanitari l’editto imponeva di seppellire le salme fuori dalle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati; fino ad allora, infatti, le salme venivano poste o dentro le chiese, o in cimiteri adiacenti all’interno della cerchia cittadina.
Napoleone, impose l’obbligo della sepoltura individuale, in sostituzione delle fosse comuni all’epoca molto diffuse e soprattutto, rese obbligatoria la realizzazione di tombe tutte uguali nel rispetto dello spirito egualitario promosso della Rivoluzione francese.

Gli spazi della morte non erano più pertinenza ecclesiastica, ma delle amministrazioni civiche

La prima città italiana a recepire l’edito francese fu Brescia che eresse un Cimitero in stile classico, severo e solenne con la Cappella centrale su modello del Pantheon. In epoca di Restaurazione furono molti gli spazi di memoria familiare e civile iedificati in Italia e ogniuno di questi conserva al suo interno importanti monumenti funerari, opere plastiche e pittoriche realizzate da artisti: ne è esempio, la Certosa di Bologna, il Cimitero Monumentale di Milano, dell’Isola di San Michele di Venezia e di Staglieno a Genova. 

Tuttavia il processo fu lento e l'editto di Saint-Cloud non venne immediatamente recepito dalla normativa della Repubblica e del Regno d'Italia

Vari intellettuali, infatti, tra cui Ugo Foscolo, criticarono le norme imposte sollevando il rischio della perdita di memoria, ossia, che persone illustri giacessero accanto a malfattori in sepolture anonime e non confacenti al culto dei morti. Intanto, con un decreto del 1811 lo Stato italiano legiferava in materia di sepolture senza accogliere alla lettera il modello francese, anzi, se ne allontanò in maniera significativa, soprattutto sulla questione egualitaria.

Il Verano di Roma è una testimonianza di questa storia 

La sua collocazione fu individuata nell’area dove in epoca romana sorgevano le catacombe di Santa Ciriaca, un luogo di inumazione millenario che con l’affermazione del culto cristiano accoglieva anche la fondazione della Basilica paleocristiana di “San Lorenzo fuori le mura”, una delle “Sette chiese” di pellegrinaggio medioevale.

Il toponimo Verano rimanda all'antico “Campo dei Verani”, gens senatoria ai tempi della Repubblica Romana 

Alla prima progettazione del Cimitero parteciparono architetti di epoca Neoclassica, tra cui Giuseppe Valadier (Il Settecento a Roma: tra Rococò e Neoclassico) che tra il 1807 e il ’12 avviò la prima fase di costruzione su progetti rimasti, prevalentemente, su carta. Infatti, i lavori furono interrotti due anni dopo con la caduta di Napoleone e il ritorno a Roma dell'amministrazione pontificia che riprese l'usanza di seppellire i defunti all'interno delle mura cittadine. 
Nel 1837, con Gregorio XVI e a causa di un'epidemia di colera che provocò oltre tredicimila morti, i lavori del Cimitero ebbero un nuovo impulso.
Con l'elezione di Pio IX, nel 1846, il Campo del Verano appariva già come un ampio insieme di terreni parzialmente recintati con tombe a pozzo e una cappella lignea.


Cimitero di Campo Verano, presso la Basilica Papale di San Lorenzo fuori le Mura, Roma, incisione tratta da L'album, giornale letterario e di belle arti, 6 novembre 1847

Il pontefice, intenzionato a cambiare il volto di Roma, si adoperò per la sistemazione risolutiva del Cimitero e affidò il progetto al suo architetto romano di fiducia, Virginio Vespignani (1808–1882), braccio esecutivo della campagna di rinnovamento dell’immagine della chiesa avvenuta con importanti restauri di edifici ecclesiastici e monumenti cittadini. 
Vespignani, infatti, qui si occupò dei lavori di risistemazione sia della “Basilica di San Lorenzo fuori le mura” (1855-64), sia del Cimitero: progettò un Ingresso Monumentale (1872) ispirato alle forme dell’architettura medievale fortificata, con due torrette quadrangolari e tre archi a tutto sesto su pilastri cruciformi. 
In un’alternanza di laterizi e cornicioni aggettanti in travertino, Vespignani sottolineava il ruolo dei diversi elementi costruttivi di un’entrata che, a colpo d’occhio, risultava massiccia e monumentale, appunto.


L’entrata del Cimitero Monumentale del Verano, Roma

A coronamento della facciata, su quattro alti podi, collocava quattro enormi statue allegoriche eseguite da diversi scultori dell’epoca: il Silenzio (Giuseppe Blasetti), la Carità (Francesco Fabi-Altini), la Speranza (Stefano Galletti) e la Meditazione (Francesco Fabi-Altini). 
Nel corpo centrale di entrata, coperto da una volta a botte longitudinale, a sinistra trova posto il Monumento sepolcrale di Virginio Vespignani realizzato dal figlio Francesco, anche lui architetto. La Tomba presenta un sarcofago romano sormontato da un busto del defunto, opera dello scultore messinese Giuseppe Prinzi (1825–1895).


l Quadriportico di Vespignani con la Basilica di San Lorenzo fuori le mura, vista dall’alto, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Fra gli anni Cinquanta e Settanta dell’Ottocento, Vespignani realizzava il cuore della parte monumentale del Verano, un “Quadriportico” posto nella prospettiva rettilinea del viale d’entrata ad inquadrare la Chiesa di “Santa Maria della Misericordia”, consacrata nel 1860. Lo stile del Quadriportico di ispirazione Neo-quattrocentesca, presenta proporzioni armoniche simmetriche, dove gli elementi decorativi semplificati rimandano ai molti esempi di piazze porticate del Rinascimento italiano. 

Il Quadriportico di Vespignani, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Il Quadriportico (1874) è composto da una serie di arcate coperte da volte a crociera; ogni campata, ospita importanti Monumenti sepolcrali, o addossati alla parete posteriore chiusa da un muro, oppure inseriti nello spazio fra i pilastri del porticato che, nella metà verso la chiesa, viene lasciato aperto. 
Le campate, inoltre, ospitano ogniuna una lunetta dipinta con temi legati al culto dei morti. L’importante ciclo di affreschi realizzati da diversi artisti si accorda nello stile Purista dell’epoca propugnato da Tommaso Minardi (1787–1871), un altro pittore e importante accademico ricordato nel Quadriportico con il suo Monumento funebre (La scultura del Verano).


Confronto tra la Tomba Benzoni (a sinistra) e la Tomba Podesti (a destra), Cimitero Monumentale del Verano, Roma

Tra le Tombe a parete, spiccano diversi stili di ispirazione eclettica. Esemplificative le due Tombe realizzate dagli stessi artisti che vi trovano sepoltura, quella Neogotica dello scultore Giovanni Maria Benzoni (1809–1873) e quella Neorinascimentale del pittore Francesco Podesti (1800–1895) che proprio qui, per la prima volta, si cimentò in un’opera di scultura. Sua anche la lunetta superiore, raffigurante una scena del Vecchio Testamento (Le fanciulle di Israele piangono sulla tomba della figlia di Jefte). 

La chiesa di “Santa Maria della Misericordia” di Virginio Vespignani (1860), con la statua di “Cristo che ascende al cielo” di Leopoldo Ansiglioni, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

La piccola chiesa di “Santa Maria della Misericordia” rappresenta il punto focale nella struttura architettonica del Quadriportico. Voluta da Pio IX, essa s’inserisce nel programma di restauro degli edifici ecclesiastici romani dell’epoca e sostituisce la vecchia cappella in legno adibita alle funzioni religiose. La data di inizio dei lavori è quasi contemporanea agli interventi di Vespignani nel Quadriportico. Pio IX dovette tenere particolarmente a questa impresa, tanto da donare dodici colonne provenienti dalla Basilica di “San Paolo fuori le mura”.
La struttura architettonica dell’edificio, si ispira ai modelli delle Basiliche paleocristiane, come l’adiacente “San Lorenzo”: nella facciata un portico antistante è sorretto da quattro colonne ioniche con architrave su cui corre l’iscrizione dedicatoria a Pio IX. La parte superiore termina con un timpano e un affresco raffigurante “Cristo comanda agli angeli di suonare le trombe del Giudizio”, oggi quasi illeggibile, opera del romano Francesco Grandi (1831-1891). 
La monumentale statua antistante la chiesa, “Cristo che ascende al cielo” è opera dello scultore Leopoldo Ansiglioni (1832-1894) attivo nel tardo Ottocento principalmente a Roma, ma tracce della sua produzione si possono trovare anche a Parigi e Londra. 

Salendo una rampa di scale, o percorrendo un vialetto, si arriva nella parte più alta e più antica del cimitero monumentale detta il Pincetto Vecchio

Nel Pincetto Nuovo, invece, trovano posto alcune Cappelle degli architetti che plasmarono la Roma Capitale di fine Ottocento; tra questi, il romano Gaetano Koch (1849–1910) e l’ascolano Giuseppe Sacconi (1854–1905), entrambe propugnatori dell’Ecclettismo romano

A destra la Tomba Koch di Gaetano Koch; a sinistra la Tomba Sacconi di Giovan Battista Giovenale, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

La tomba di famiglia di Gaetano Koch si presenta come una raffinata piccola cappella a pianta quadrata in stile Neogotico. Tutta la facciata principale è occupata da un protiro in travertino con colonnine in granito grigio e capitello corinzio che sorreggono l’arco coperto a spioventi. Una ricca cornice a dentelli e palmette corona l’insieme, mentre il portale presenta un accenno di strombatura con colonnine accostate. Sulle facciate laterali sono presenti aperture traforate a forma di croce. Nella parte superiore dell’edificio, un tiburio a otto lati ingloba la copertura con un basamento liscio a mattoncini e una parte superiore ad archi e colonnine, chiusa da una cornice a dentelli.

La Cappella di famiglia di Gaetano Koch non è rappresentativa dello stile dell'architetto che, a fine Ottocento, con i suoi edifici partecipava all’acceso dibattito sul nuovo stile nazionale da adottare per forgiare l’immagine della Capitale d’Italia

Koch, infatti, scelse l’eclettismo Neorinascimentale, facciate di grande armonia e proporzione con cornici modanate, colonne ed altri elementi di ornato, emblemi del suo stile architettonico più aulico e monumentale: ne sono esempio, i palazzi porticati di Piazza Vittorio Emanuele II (1882) e quelli di Piazza Esedra (1887-1898; dal 1953 Piazza della Repubblica), oppure, la facciata di Palazzo Margherita (1886) in via Veneto chiaramente ispirato allo splendido Palazzo Farnese sorto nella Roma cinquecentesca.

Gaetano Koch, Piazza Esedra, attuale Piazza della Repubblica, Roma

La Cappella Donati-Sacconi (post 1908), opera di Giovan Battista Giovenale (1849-1934), rappresenta un vero e proprio omaggio all’attività professionale dell’architetto in essa sepolto,Giuseppe Sacconi, un grande studioso di monumenti dell’antichità e in particolar modo, della Roma imperiale. La Cappella presenta notevoli richiami allo stile di Sacconi, in particolare alla sua opera più importante, il Vittoriano di Roma che lo occupò dal 1882, anno del concorso nazionale per il monumento, fino alla morte avvenuta senza che potesse vederne completata l’opera.
Il racconto di Beatrice De Ruggeri termina davanti alla Cappella Giustiniani Bandini, commissionata da Sigismondo Giustiniani Bandini (1818-1908), esponente di spicco della nobile, ricca e potente famiglia genovese, in stretti rapporti sia con l’aristocrazia inglese, sia con la chiesa romana. 

Alessandro Morani, Cappella Giustiniani Bandini, Cimitero Monumentale del Verano, Roma

La Cappella fu realizzata da un poliedrico artista romano, Alessandro Morani (1859-1941), pittore, scultore e decoratore. Dopo un apprendistato di bottega, Morani seguì i corsi all’Accademia di Belle Arti dove entrò in circolo di artisti dediti sia allo studio dal vero, sia al recupero dell’arte quattrocentesca che a quel tempo portavano in auge i Preraffaelliti inglesi. Questo indirizzo promosso a Roma dal pittore Nino Costa (1826–1903) confluì nella società “In arte libertas”, fondata da Morani stesso e Alfredo Ricci (1864–1889) nel 1886.

Con numerose esposizioni, l’associazione intendeva aprire al Modernismo internazionale e antiaccademico per affrancare il gusto, ancora molto conservatore, dell’ambiente romano

Nella Cappella Giustiniani Bandini, la decorazione pittorica a mosaico si integra nella struttura della cappella-sarcofago componendo nelle arcate le figure di angeli dallo stile Modernista e di assonanza Preraffaellita. La tecnica polimaterica (tessere e ghiaia) movimenta i fondali staccando le figure, mentre la disposizione grafica delle tessere marca i profili e sottolineare il disegno; ciò, rimanda alle ricerche antiaccademiche, lontane tanto dalla ripetizione più o meno filologica di modelli antichi, quanto dall'annullamento della materia raggiunta nel mosaico minuto, a tessere finissime. 

L’edificazione del Verano proseguì attraverso diversi ampliamenti fino agli anni Sessanta del Novecento

Tra il 1880 e il 1906 furono inaugurati i reparti israelitico e acattolico a cui si aggiunse la realizzazione del forno crematorio, dell'obitorio e il serbatoio idrico dell'Acqua Marcia. In questo periodo i lavori furono diretti dagli architetti Agostino Mercandetti e Gioacchino Ersoch. 

Il Primo novembre del 1879 fu inaugurata anche una tranvia a cavalli che collegava il Cimitero alla stazione Termini

Nel 1928 fu inaugurato l'Ossario dei caduti romani della Prima Guerra mondiale, progettato da Raffaele De Vico.
Nel luglio del 1943, il Cimitero subì importanti danni a causa del bombardamento alleato che danneggiò il Quadriportico, il sacrario militare e il deposito comunale dei servizi funebri, provocando il crollo di un tratto delle mura di cinta e causando la morte di alcuni fiorai e marmisti del piazzale antistante il monumento.
L'ampliamento del Cimitero del Verano è proseguito fino agli anni Sessanta del Novecento, quando è stato inaugurato il nuovo Cimitero Flaminio a Prima Porta.

APPROFONDIMENTO
Passeggiate tra i ricordi nel Cimitero monumentale del Verano


FOTO DI COPERTINA
Entrata del Cimitero Monumentale del Verano, Roma