Andrea Pozzo nella Chiesa di Sant'Ignazio

Le architetture illusorie dei Gesuiti

Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù, era stato canonizzato Santo il 12 marzo del 1622, dal papa bolognese Gregorio XV (1616-1623), zio del cardinale Ludovico Ludovisi (1595–1632), lo stesso che, nel 1626, con una donazione di duecentomila scudi, dava inizio ai lavori della nuova Chiesa di Sant'Ignazio a Roma.


Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, Piazza Sant’Ignazio, Roma

Come nella Chiesa del Gesù (Giovan Battista Gaulli e la chiesa del Gesù), anche a Sant'Ignazio il mecenatismo papale richiamò importanti architetti e scultori, ma soprattutto, mise all'opera uno dei pittori più virtuosi del Tardo Barocco romano, il gesuita Andrea Pozzo (1642-1709). 
L'edificazione della chiesa, sorta sulle antiche fondamenta di un edificio preesistente in Campo Marzio, non fu lineare. Infatti, fin da subito, l'opera passo di mano a diversi architetti, tra cui il suo esecutore forse effettivo, il matematico gesuita Orazio Grassi (1583–1654) che, cosa nota, si servi di alcuni disegni di Carlo Maderno (1556–1629).

Dai tempi della generosa donazione del Cardinale Ludovivi, passarono quasi sessant'anni, Sant'Ignazio fu ultimata solo nel 1685 e stranamente, priva della cupola

Per risolvere il problema, intervenne il gesuita Andrea Pozzo, architetto, matematico e pittore che, con ingegno e abilità, dipinse su tela una finta cupola in prospettiva, da collocare sopra in transetto. 
Per il funzionamento dell'ardito trompe-l'oeil, Pozzo definì anche un punto sul pavimento, dal quale, ancor oggi, la cupola pienamente visibile poi svanisce, progressivamente, andando verso il presbiterio.

Pozzo prestava il suo genio anche nella Volta della chiesa, dove raggiunge l'apice del suo genio versatile, in un immenso capolavoro ad affresco, di estremo illusionismo Barocco 

Larga 36 metri per 16, e affrescata a partire dal 1691, la Volta celebra l’attività apostolica della "Compagnia di Gesù" nel mondo, con il tema della "Gloria di Sant’Ignazio". La stupefacente immagine, gioca l'effetto ottico di sfondamento del soffitto, completamente annullato dal cielo azzurro e di nubi, come un tempio divino sovrapposto alla chiesa reale. 

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa voglio se non che arda?
Vangelo di Luca

Il versetto tratto dal Vangelo di Luca, fregiato al centro dei lati corti della volta, costituì la principale fonte d'ispirazione per Pozzo. L’immagine della luce e del fuoco, rispettivamente simboli dello Spirito Santo e della Parola del Vangelo, pervadono ogni dettaglio dell'affresco, con raggi, fiaccole, bracieri e fuochi. 
Fruibile da "sotto in su", la "Gloria di Sant’Ignazio" si svolge all’interno di un’incredibile architettura simulata, una balconata aggettante di colonne, archi e trabeazioni, dalla quale s'innalzano nell'empireo una moltitudine di figure. L'affresco in "quadratura", è definito dal finto loggiato di svettanti colonne che s’innalzano su tutto il perimetro della navata, poste in corrispondenza dei pilastri sottostanti della chiesa.
La "macchina scenografica" barocca, traeva i suoi calcoli matematici e di composizione geometrica dalla prospettiva rinascimentale di tipo "accidentale", caratterizzata da due punti di fuga laterali e uno centrale. Da quest'ultimo, Pozzo immagina una fonte luminosa accecante di raggi che, visivamente, compattano l'immagine della volta con la luce dello spazio architettonico reale. 
Al centro, "Sant’Ignazio contempla la Trinità"; davanti a lui, Cristo porta in braccio una pesante croce. Un raggio, va a colpire lo specchio recante il simbolo della Compagnia, il trigramma di Cristo "IHS", che riflette verso il basso la luce divina. Lo spazio reale inferiore, destinato ai fedeli, si unisce così a quello superiore e ultraterreno.


Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, affresco della volta della navata, 1691-1694, Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, Roma

La vasta allegoria della Gloria celebra l’investitura di Dio, attraverso Cristo, di Ignazio e di tutti i membri della Compagnia di Gesù. Così, la luce mistica, al centro, investe il protagonista e da lì, s'irradia verso gli altri gesuiti che, con il loro operato in terre lontane, conducono a Dio popoli di nuovi fedeli. 
Nei due lati della navata, Pozzo inserisce anche le Allegorie dei Quattro Continenti fino ad allora conosciuti: ciascuna di queste donne, calpesta giganti incatenati, emblema di Vizio ed eresia, e siede su un animale caratteristico. L’Europa, appare come una regina a cavallo, che domina un globo azzurro; l’America, nei panni di un'indiana, con gonnellino e corona di piume rosse e azzurre, siede su una tigre; l’Africa, una donna dalla pelle scura, tiene a sé un coccodrillo e l’Asia, è accompagnata da un cammello.

Il punto ideale dal quale contemplare la Volta, venne indicato dallo stesso Pozzo, con un disco di marmo giallo inserito nel pavimento al centro della navata

Anche l'abside fu opera dell'ingegnoso gesuita. Pozzo produsse un effetto prospettico tale, da far sembrare il reale semicerchio concavo, una parete poligonale. 
Nel presbiterio, decorato tra il 1685 e il 1701, Pozzo affresca alcune Storie dedicate alle tappe fondamentali della vocazione di San Ignazio, compresa la nascita della Compagnia di Gesù
A destra del presbiterio, nella Cappella Ludovisi, mausoleo della famiglia che finanziò l'impresa, il Monumento funerario di Gregorio XV e del nipote, cardinale Ludovico Ludovisi, realizzati su disegno di Pierre Legros (1666-1719).
Le testate del transetto sono decorate da altari, uno dedicato all’Annunciazione, e un altro a San Luigi Gonzaga, quest'ultimo, opera del Pozzo. La pala di marmo al centro, con "l'Ascesa al cielo di San Luigi", è sormontata da due Allegorie marmoree, della Penitenza e della Purezza. Sotto l’altare, un’urna in lapislazzuli conserva le spoglie del Santo.
A Sant'Ignazio, trovano sede anche le spoglie di San Roberto Bellarmino (1542–1621), teologo, scrittore e cardinale, principale protagonista del processo contro Galileo Galilei (Giordano Bruno e Caravaggio, tra luci e ombre). 
Sant’Ignazio di Loyola, venne sepolto nella vicina Chiesa del Gesù, in una Cappella a lui dedicata realizzata da Pozzo, in team con Giovan Battista Gaulli (1639-1709), anch'egli artefice, qualche anno prima, della grandiosa volta per la chiesa gesuita (Giovan Battista Gaulli e la chiesa del Gesù).

Andrea Pozzo (1642-1709), nato a Trento, fu uno dei grandi artisti che operarono nel periodo Tardo del Barocco. Pozzo iniziò la formazione artistica a Venezia, dove, pur non avendo frequentato la bottega di maestri rinomati, riuscì a costruirsi una sensibilità tale da favorire la sua carriera futura.
Nel 1665, a ventitre anni, divenne membro laico della "Compagnia del Gesù", e durante la sua vita, viaggiò molto in tutta Europa, forgiando una fama di architetto, decoratore e pittore, particolarmente riconosciuto come importante teorico della prospettiva e della "quadratura". La sua opera più importante è proprio la decorazione della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola.

FOTO DI COPERTINA
Andrea Pozzo, Gloria di Sant’Ignazio, affresco della volta della navata, 1691-1694, Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, Roma

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