Vittorio Sgarbi: Ecce homo, riscoperta di un Caravaggio

Terza parte

In una serie di interventi a Uno Mattina Estate (11/08/2021) dedicati a Caravaggio, Vittorio Sgarbi focalizza l'attenzione sulla recente scoperta di un nuovo quadro dell'artista, paternità di firma confermata da buona parte degli studiosi.  
Nel 1606, Caravaggio uccide un uomo in una lite di osteria, la Morte della Vergine è appena stata rifiutata e l'artista, racconta Sgarbi, vive un momento di profonda solitudine e dannazione
Questo sentimento, secondo il critico, lo accomuna alla vicenda artistica e umana di Pier Paolo Pasolini. Entrambi hanno viaggiato dal nord verso Roma per scoprire l'umile "realtà" del quotidiano, entrambi moriranno in modo disperato per essere oggi ricordati tra gli "artisti maledetti" (Zeri: Pasolini come Caravaggio). 


Caravaggio, Ecce homo 

Sgarbi introduce così l'ultimo ritrovamento di un Ecce homo, dipinto probabilmente da Caravaggio, sul quale ha già raccolto e pubblicato buona parte della documentazione storiografica  (Ecce Caravaggio. Da Roberto Longhi a oggi, La Nave di Teseo, 2021). 

La scoperta è avvenuta in Spagna nell'aprile del 2021, nell'occasione di un’asta che proponeva la tela per la stima di soli 1500 euro 

All’asta di Madrid, l'Ecce homo veniva presentato come opera di un pittore non identificato, ma della cerchia di José de Ribera (1591-1652), detto lo Spagnoletto, uno dei più importanti seguaci del caravaggismo napoletano (Caravaggio e i caravaggeschi a Napoli). La presentazione, destò perplessità per le cospique offerte da parte di moltissimi acquirenti e il Ministero della Cultura spagnolo sospese così la vendita. 
Il sospetto che si trattasse di un’opera autentica era legittimo. 
A sostenere la firma autografa, fu in primis proprio Vittorio Sgarbi che, in questo breve intervento, spiega le ragioni per cui la mano di Caravaggio è riconoscibile nei contrasti e nelle tensioni spiccatamente psicologiche e di acceso pathos, modus operandi tipico di molte tele dell'ultimo periodo. 

C'è un verità dolente, cruda, c'è un personaggio sgradevole con questa barba gigantesca, nera, con il volto truce che è Pilato, Pilato che sta dicendo i giudei, "ecco il vostro re".
E c'è Cristo che appare nella sua assoluta purezza interiore, ma ferito, colpito, con la sua corona di spine …
Vittorio Sgarbi

La luce scende diagonale, colpisce il petto di Gesù, il volto reclinato verso la spalla sinistra, gli occhi sofferti e socchiusi. L'uomo, divino e in luce, appare abbandonato nel mezzo di due sguardi pungenti e bui, rivolti allo spettatore. 

Per Sgarbi non c'è alcun dubbio, la sintesi straordinaria con cui l'artista dispone pochi elementi dai quali fa scaturire tutto il dramma dell'umanità, è la firma di Caravaggio

Il critico, ricostruisce le circostanze che avrebbero potuto dare origine al dipinto. Scartata l'ipotesi che possa risalire al primo soggiorno romano e alla committenza Massimi, come risulterebbe da un documento del 1605, incompatibile con altre notizie storiche, rimane la possibilità della sua esecuzione nell'ultimo periodo napoletano. 
Sgarbi ricorda, come hanno fatto molti colleghi nelle ore successive alla scoperta (Rossella Vodret e Antonio Vannugli), che nel 1657, un Ecce Homo è citato nell’inventario dei beni del conte di Castrillo García Avellaneda y Haro, viceré di Napoli. 
Le acquisizioni documentarie più recenti sul dipinto, si collocano attorno a questa traccia, a partire dagli ultimi proprietari, ossia la famiglia Pérez de Castro, discendenti di Evaristo Pérez de Castro, presidente del consiglio spagnolo a inizio Ottocento. Questi, come attestano i documenti dell'Accademia Reale di Belle Arti San Fernando di Madrid, barattò un’opera data a Caravaggio con una dell'artista spagnolo Alonso Cano (1601–1667). 


Caravaggio, Ecce Homo, dett., 1605-1609 ca., olio su tela, 128x103cm, Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco, Genova

Roberto Longhi, aveva individuato l'Ecce homo di Caravaggio, nella tela oggi conservata a Palazzo Bianco di Genova. In quest'opera, la scena è priva di contrasti e tensioni, sia formali, sia psicologiche e sembra che l'artista abbia compensato con le forti accentuazioni espressive dei volti. 

Secondo Sgarbi, inoltre, oggi potrebbe rimanere aperta anche l’ipotesi di una variante autografa, data l'alta qualità dell'opera genovese

L'Ecce homo di Madrid, rimane l'ennesima testimonianza della crisi profonda vissuta da Caravaggio negli ultimi giorni trascorsi a Napoli.

APPROFONDIMENTO
Vittorio Sgarbi: Caravaggio, la fotografia e Pasolini
Prima parte
Vittorio Sgarbi: Caravaggio e la "Conversione di un cavallo"
Seconda parte