Freud e le oscure architetture viennesi

Passepartout, 2007

Tratto da Passepartout (L’apocalisse allegra dell’Europa di mezzo, 2007), in questo estratto Philippe Daverio presenta la casa-studio di Sigmund Freud (1856-1939) a Vienna, situata nella Berggasse al civico 19. 
La casa del noto padre della psicoanalisi, divenuta museo nel 1971, fu abitata dallo psicanalista dal 1891 al 1938, anno dell'annessione dell'Austria alla Germania nazista. Freud scappò a Londra dove trascorse il suo ultimo anno di vita mettendo fine alla propria esistenza terrena con un'overdose di morfina grazie all'aiuto di un amico medico.

L'intoccata struttura originale degli spazi permette oggi di immergersi appieno nei luoghi di Freud

La vita della famiglia Freud all’interno della casa, ricostruita sulla base di fotografie storiche, offre uno scorcio su come venissero utilizzate le stanze, centri focali della visita al museo. La tromba delle scale d’accesso, le due porte del pianerottolo, l’abitazione privata e lo studio, il guardaroba con il cappello e il bastone appesi, la vastissima biblioteca, il mobilio originale tornato da Londra, le riproduzioni d’arte alle pareti, fino a una macchina di precisione per i tagli istologici, strumento con il quale lo psicanalista, in giovane età ancora neurologo, iniziava a sezionare cervelli umani.

Che effetto sortisce questo mondo sull’arte? Letterati come Robert Musil, Arthur Schnitzler, Hugo von Hofmannsthal e Franz Kafka, filosofi come Ludwig Wittgenstein, musicisti come Joseph Bruckner, Gustav Mahler e Arnold Schönberg rompono ogni schema

La vita culturale della Vienna fin de siècle, impregnata di cervelli creativi, lancia le arti visive in territori lontani, fuori dagli stilemi accademici di fine Ottocento. Nel ripensare la vita moderna, gli architetti hanno un ruolo fondamentale; presto le loro opere saranno toccate da questa irrequietezza particolare, una sorta di “ambiguità”, come la definisce Daverio, che aprirà la strada ad esperienze sinestesiche che rompono i confini tradizionali delle diverse discipline. 
Philippe Daverio chiude questo breve filmato con l’opera architettonica del pioniere viennese dell’architettura moderna, Otto Wagner (Otto Wagner, il profeta dello spazio urbano), del quale mostra il complesso residenziale in stile Jugendstil situato in Linke Wienzeile, dove lui stesso visse per un certo periodo, detto “Casa dei medaglioni” (1898-1899). I medaglioni e altri ornamenti dorati sulla facciata sono opera del pittore e decoratore Koloman Moser (1868-1918) cofondatore con Josef Hoffmann (Josef Hoffmann, architetto e designer) e Klimt della “Wiener Werkstätte” (Il “Gruppo Klimt” e le Arti applicate).
Daverio ci accompagna anche nel sobborgo di Steinhof dove sorge la “Chiesa di San Leopoldo” (1904-’07), nota come “Chiesa di Steinhof", uno dei primi e più celebri esempi di architettura ecclesiastica moderna. Essa fu costruita come luogo di culto per un complesso ospedaliero psichiatrico, anch’esso concepito da Wagner, il modernissimo “Sanatorio di Steinhof” (1902-‘07). 
Situata in una collina la Chiesa, a pianta centrale cruciforme, è circondata da un parco.

Wagner la concepì ad uso di malati di mente, pertanto, l’architetto discusse con medici e personale infermieristico alcuni requisiti speciali

I banchi interni, per esempio, non potevano avere angoli acuti per rischio di lesioni. Da pioniere del moderno funzionalismo architettonico, Wagner curò ogni dettaglio, dalla visibilità dell’altare, all’acustica, fino all’illuminazione, le uscite di emergenza e i servizi igienici, questi ultimi, nei suoi progetti sempre particolarmente curati. Per ridurre il rischio di infezione, propose una nuova acquasantiera, pensata con acqua santa gocciolante invece di un normale bacino comune.
La chiesa aveva ingressi separati non solo per il personale infermieristico, ma anche per i pazienti maschi e femmine, poiché all'epoca negli ospedali psichiatrici era richiesta la segregazione di genere.
Molti gli artisti, colleghi di Wagner, che hanno partecipato alla realizzazione degli arredi. Degli di menzione, Koloman Moser, che realizzò i mosaici e le vetrate, mentre e Othmar Schimkowitz (1864-1947), gli angeli sulle colonne del portale principale e sull’altare maggiore. 

La cupola emisferica che la sovrasta, rivestita con lastre in rame, spicca dorata a grande distanza anche grazie alla posizione dominante sulla collina

Il “Sanatorio di Steinhof”, aperto nel 1907, con i suoi numerosi padiglioni, era considerato la clinica psichiatrica più moderna e più grande d'Europa. Wagner ha creato un'opera “d'arte totale” che unisce architettura e natura, in cui ogni dettaglio, dalle piastrelle del pavimento, al mobilio, alle maniglie delle porte, fu attentamente pensato.  

Il complesso ospedaliero psichiatrico di “Steinhof" divenne negli anni del nazionalsocialismo, dopo l’annessione dell’Austria da parte della Germania di Hitler nel marzo 1938, uno dei centri della cosiddetta “eutanasia” dei bambini e adolescenti affetti da patologie neurologiche, handicap fisici, psichici e comportamenti ritenuti “disordinati, indisciplinati” e incompatibili con il modello di “uomo ariano” promosso dall’ideologia dello Stato.
Dal 1940 alla fine della guerra furono lasciati morire o uccise oltre 7.500 persone, delle quali, circa 800 erano bambini, anche piccolissimi, uccisi con barbiturici, denutrizione programmata o iniezioni letali.

FOTO DI COPERTINA
Otto Wagner, Chiesa di San Leopoldo, dettaglio della cupola, Vienna, 1904-‘07