Il "Gruppo Klimt" e le Arti applicate

"Kunstschau", una mostra del 1908

Fino allo scoppio della prima Grande Guerra, Vienna è senza dubbio uno dei centri più vivaci dell’arte moderna

Intorno agli anni Dieci del Novecento, le eleganti suggestioni “Art Nouveau” della Secessione viennese iniziano a decadere e la Bella époque mitteleuropea delle classi elevate, finora caratterizzata da prosperità economica e da una vita spensierata, si avvia verso il primo grande conflitto mondiale. 
Il personaggio dell’arte più in vista, il pittore Gustav Klimt (1862-1918), da anni a capo di una moltitudine di artisti diversi, presto fu costretto a trattare con una frangia di dissenzienti per la scelta di alcune opere da inviare all’Esposizione Universale di San Louis del 1904. 
Due anni dopo, considerata l’impossibilità di colmare la frattura fra i membri della Secessione, Klimt ed altri artisti a lui vicini danno vita alla “Secessione dalla Secessione” e fondano un nuovo raggruppamento, denominato, “Gruppo Klimt”.
L'iscrizione "A ogni tempo la sua arte, all'arte la sua libertà" posta all’entrata del “Palazzo della Secessione” di Joseph Maria Olbrich (Un moderno Palazzo per la Secessione viennese), a seguito della spettacolare rottura, nel 1907 venne rimossa.

Dalla separazione scaturì un comitato per realizzare una grande mostra d’esordio del nuovo gruppo, la “Kunstschau” del 1908 considerata un importante tassello nello sviluppo innovativo del Modernismo viennese

La mostra si svolge parallelamente alle celebrazioni promosse a Vienna in occasione del sessantesimo anniversario del trono dell'imperatore Francesco Giuseppe I. All’epoca, lo storico dell'arte Werner Hofmann interpretava l'interazione tra il corteo di omaggio giubilare imperiale e la mostra d'arte, come simbolo della storia artistica e intellettuale ufficiale della monarchia.
Il comune di Vienna, che non possedeva un edificio idoneo all’esposizione, decise di realizzare il progetto degli architetti Josef Hoffmann (1870-1956), Otto Schönthal (1878–1961), Karl Breuer (1853-1912) e Paul Roller (1875-1914), per erigere in una vasta area, nei pressi di Lothringenstrasse, un grande edificio in legno con una serie di sale espositive supportate da servizi di accoglienza, come spazi terrazzati esterni, una caffetteria e un piccolo teatro all’aperto per le giornate estive. 

Il Giardino della “Kunstschau” di Vienna, 1908

Anche in questa occasione, Hoffmann e Klimt rilanciarono l’idea cardine della Secessione, quella di “opera d’arte totale” (Gesamtkunstwerk) che già aveva agito proficuamente nella produzione del gruppo in diverse occasioni (Klimt, la Secessione e il fregio di Beethoven); tele, sculture, manifesti, arredi per la casa, fino alle decorazioni teatrali vennero allestite in un dialogo reciproco tra opere nella nuova superficie espositiva di circa di circa seimila metri quadrati.
Hoffmann e Koloman Moser (1868-1918), fondatori nel 1903 del laboratorio di Arti applicate, “Wiener Werkstätte” (Josef Hoffmann, architetto e designer), nel 1908, dopo cinque anni, possono finalmente esporre i loro prodotti alla prima manifestazione ufficiale del nuovo “Gruppo Klimt”. La “Kunstschau”, metteva assieme arte e artigianato di qualità, una nuova proposta nel panorama artistico viennese che spingeva verso il superamento del divario tra produzione “alta” e “bassa”.
Moser viene incaricato di predisporre la Sala espressamente dedicata a Klimt che, nell’occasione, espone sedici dei suoi nuovi capolavori: i ritratti di “Fritza Riedler” (1906), e “Adele Bloch-Bauer I” (1907), “Le tre età” (1905), “Danae” (1907-‘08) e la sua opera più nota, “Il bacio” (1908) che, ancora disponibile durante l'esposizione, fu acquistata subito dopo per la collezione dell'odierno Belvedere (Il "Gruppo Klimt" e le Arti applicate).
Hoffmann si occupò dello spazio per la presentazione dei prodotti della “Wiener Werkstätte”. Molte sale furono destinate a opere d’arte di veterani, ma anche giovani promesse; tra le sculture di Franz Metzner (1870-1919), i dipinti di Alfred Roller (1864-1935), Carl Otto Czeschka (1878-1960) e Moser, spiccano i talenti, futuri espressionisti, di Oskar Kokoschka (1886-1980) e Max Oppenheimer (1885–1954). 

Franz Lebisch, Teatro all’aperto della “Internationale Kunstschau”, 1909, Vienna

Nel 1909, viene allestita la seconda “Kunstschau” nello stesso complesso di Hoffmann, con Klimt sempre presidente. Questa volta la scelta di dare un respiro più ampio alla manifestazione si evince dal titolo: “Internationale Kunstschau”, ossia, “Mostra d’Arte Internazionale”. 
La seconda esposizione portava a Vienna opere di artisti affermati nel panorama europeo delle nuove avanguardie espressioniste: le sculture del tedesco Ernst Barlach e una serie di tele di Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Edvard Munch, i “Nabis”, fino ai “Fauve” Maurice de Vlaminck ed Henri Matisse. 

Nonostante il successo di critica, le due esposizioni si rivelano un insuccesso economico e la terza edizione della “Kunstschau” viene annullata 

Una decisione irrevocabile dato che, alla fine del 1909, il l’edificio espositivo di Hoffmann è demolito.
Quest’ultima mostra evidenziava alcuni aspetti dell’Espressionismo mitteleuropeo, come il pessimismo profondo di Alfred Kubin (1877–1959), Kokoschka ed Egon Schiele (1890-1918), che nulla ha in comune con il vitalismo cromatico e acceso dei “Fauve”, o con le poetiche utopiste che anelavano al ritorno verso radici primigenie, fino alle riscoperte delle arti primitive, africane e oceaniche. Gli artisti della Mitteleuropa appaiono cupi e a tratti drammatici: i loro legami più profondi sono rintracciabili nel Simbolismo misterioso di Odilon Redon o nell’espressionismo allucinato di Van Gogh (Klimt e i giovani Schiele e Kokoschka). 
Tragici eventi si stanno per abbattere sull’Austria: il crollo del felice Impero Austro-Ungarico con la Prima guerra mondiale e il diffondersi in Europa dell’influenza spagnola che ucciderà più persone della stessa guerra. Tra l’inizio e la fine del conflitto mondiale la vivacità di ogni processo artistico si spegne.

Solo nel 1918 morivano Otto Wagner, Koloman Moser, Gustav Klimt e il suo allievo prediletto Egon Schiele 

La cesura col primo ventennio del Novecento è netta.

FOTO DI COPERTINA
Bertold Loeffler (1874-1960), Manifesto pubblicitario per la "Kunstschau" viennese, mostra d'arte del 1908, Litografia a colori, 1908